Libertà, autoesaltazione
e conoscenza
Continuiamo a ragionare sulla libertà e sulle crescenti difficoltà che oggi incontriamo ad assaporarla e a viverla pienamente. Gli ostacoli più vasti sono, come abbiamo visto, di natura politica. Il clima generale si fa più teso, la linea di alcune potenze volte al predominio politico-economico-strategico tende all’autocrazia, gli spazi di autentica democrazia si riducono in vaste aree. In Italia non lo percepiamo ancora da vicino, eppure anche da noi il rischio per la saldezza delle istituzioni è ormai effettivo.
Ma non sono solo le scelte strategiche dei sistemi politici a indebolire le difese della libertà. È anche su un piano più quotidianamente coinvolgente che la rapida trasformazione dei rapporti interpersonali sta modificando (anzi, ha già del tutto stravolto) il concetto di rispetto dell’altro e delle sue idee. I moderni e ormai onnipresenti sistemi di comunicazione digitale mettono in pericolo la consistenza della libertà come valore legato all’individuo e ai suoi diritti. Non parlo naturalmente dell’uso civile e corretto dei social media e degli altri metodi di trasmissione immediata: sono ormai strumenti di cui più o meno tutti siamo forniti e dei quali non potremmo fare a meno, proprio per comunicare meglio con chi è lontano ma ci è contemporaneamente vicino, oppure per incrementare costruttivamente i nostri rapporti col mondo circostante. I problemi nascono evidentemente dall’impiego scorretto di mezzi incredibilmente efficaci che si prestano purtroppo facilmente a un uso inadeguato e anzi fortemente dannoso. Twitter e Facebook sembrano fatti apposta per incrementare ed espandere l’ego di chi vuole a tutti i costi far parlare di sé, e dato che il gioco politico ma anche la maggior parte delle relazioni pubbliche soprattutto a livello di mass media sono ormai regolate da questi due canali comunicativi, non passa giorno senza che si debba assistere a duelli dialettici vuoti e disgustosi, in cui i protagonisti sembrano voler dare il peggio di sé per assurdità, violenza e volgarità. Non solo la libertà non ha niente a che vedere con questi sfoghi di smodata licenza, ma essa è anzi da essi squarciata e distrutta: innanzitutto la dignità della persona – base di quel rispetto dell’altro su cui è fondato il concetto di libertà – non viene assolutamente presa in considerazione; inoltre il tipo di rapporto che spesso ciascuno instaura tende a imporre al pubblico la propria visione unilaterale e la propria personalità carismatica, con ben scarso rispetto e attenzione per la libertà in quanto valore e, nella fattispecie, per i diritti e l’opinione dell’interlocutore. Insomma, in un universo di relazioni pubbliche sempre più basato sull’imposizione del leader carismatico, i social media sono un ingrediente ahimè essenziale ma esiziale per l’affermazione della libertà. Del fattore libertà, però, ormai importa sempre meno alla gente, a quanto pare: eppure le conseguenze di questo tipo di rapporto e di meccanismo dialettico si fanno sentire; e a livello sociale saranno sempre più marcate.
Ma per fortuna è possibile (e doveroso) essere anche ottimisti.
In un bell’editoriale su “7” (il settimanale del Corriere della Sera) di dieci giorni fa Dacia Maraini rilanciava con forza in chiave costruttiva il concetto di libertà. Con gli occhi puntati sulle giovani generazioni, ne vedeva giustamente la base e la sostanza nella conoscenza e nella capacità comprendere, di approfondire, nel desiderio di ampliare il proprio orizzonte, di costruire una visione del mondo. È in questa direzione, dunque sull’istruzione e sulla scuola, che occorre puntare per ritrovare la libertà in modo autentico.
Senza collegamenti evidenti con la riflessione della scrittrice, il mio pensiero è andato subito all’ebraismo e alla sua tradizione. Lo studio, la conoscenza sono per noi da sempre un impegno essenziale e irrinunciabile, volto a “costruire” l’uomo nella sua dimensione più autentica, che è la stessa capace di tendere a Dio e alla totalità del Creato. Anche questo è forse respirare il senso pieno della libertà, come intuiva Pico della Mirandola, un grande del Rinascimento molto vicino all’ebraismo.
Siamo distanti anni luce dall’arroganza di un tweet.
David Sorani
(20 agosto 2019)