Aurelia Josz,
simbolo di emancipazione

Sotto la pettinatura austera, aveva uno sguardo che esprimeva passione e determinazione. Sono queste le qualità che in effetti hanno caratterizzato la storia di Aurelia Josz, che è stata fondatrice a Milano della prima scuola femminile di agricoltura, un’idea del tutto pionieristica nel lontano 1902. Oggi esiste ancora, ed è diventata la Scuola Agraria del Parco di Monza, ma oltre che per la nascita di un’istituzione di riferimento su scala nazionale, Aurelia è stata una figura determinante sia nel campo dell’educazione femminile, sia in quello della didattica e della pedagogia. Una storia che in questi mesi torna ad essere ricordata e valorizzata, attraverso varie iniziative che hanno vista attiva la Comunità ebraica milanese. Prima tra tutte, l’intitolazione della Scuola proprio alla Josz lo scorso giugno. “Sono felice che, dopo tutti questi anni di sensibilizzazione da parte della Casa della Poesia di Monza sul territorio, finalmente sia stata dedicata ad Aurelia Josz la Scuola di Agraria del Parco di Monza” le parole Antonetta Carrabs, presidente della Casa della Poesia che alla Josz ha intitolato anche un premio letterario, uno spettacolo teatrale, delle pubblicazioni e un progetto di alternanza scuola‐lavoro concordato con il Liceo Modigliani di Giussano. Per raccontare la storia di Aurelia Josz ‐ ricordata nella biografia firmata da Paola D’Annunzio, Simonetta Heger e Carla Schiaffelli (edizioni Unicopli) ‐ bisogna tornare nel 1869 a Firenze, dove è nata. Suo padre era triestino di origini ungheresi, sua madre Emilia Finzi un’ebrea fiorentina. Fu a 21 anni, subito dopo la laurea in lettere, che arrivò a Milano, dove lavorava come insegnante di storia e geografia alla Scuola Normale “Gaetana Agnesi”. Nel frattempo però, l’8 dicembre del 1902 riuscì anche a inaugurare la sua Scuola pratica agricola femminile, dove insegnò e di cui fu la preside a titolo gratuito. Si trattava del primo istituto del genere in Italia, frequentato da una trentina di orfane tra i 13 e i 15 anni, ospiti al palazzo delle Stelline di corso Magenta. La scuola fu poi spostata in una sede autonoma a Niguarda nel 1905. Grande attenzione era posta nel recupero delle ragazze più sfortunate e sulla formazione di donne in grado di introdurre una concezione moderna nel lavoro agricolo. A tale scopo, Josz chiamò a insegnare i più importanti agronomi italiani e si documentò direttamente. Si recò infatti, con un contributo del Ministero dell’agricoltura e della Società Umanitaria di Milano, in Svizzera, Inghilterra, Francia e Belgio. L’intento fu quello di dare alle ragazze la possibilità di scegliere un lavoro diverso da quello di servizio presso le famiglie borghesi o di serve nelle aziende agricole, attraverso un corso di studi finalizzato a dare consapevolezza e dignità di ruolo, formando non più semplici lavoranti ma professioniste, “perché alla terra non manchino le intelligenti e appassionate cure di donne opportunamente preparate”, scriveva nei suoi innovativi manuali scolastici (tra cui La donna e lo spirito rurale). In quei difficili anni, tuttavia, le vicende di Aurelia, che aderì al Gruppo sionistico milanese di Bettino Levi, non mancarono di intrecciarsi con quelle del fascismo. Dopo che nella prima metà degli anni Trenta fondò in soli sei mesi un’altra scuola agraria a Sant’Alessio in provincia di Roma, il governo fascista che le aveva dato l’incarico la escluse perché aveva rifiutato la tessera del partito. Nel 1944 venne poi arrestata ad Alassio (in provincia di Imperia), dove si era trasferita dalla sorella, condotta nelle carceri di Marassi a Genova e da lì deportata prima al campo di concentramento di Fossoli, poi al campo di sterminio di Auschwitz‐Birkenau, dove morì. Chi cerca informazioni su Aurelia Josz trova tra le prime cose la sua descrizione data dalla pedagogista statunitense e sua amica Alice Hallgarten Franchetti: “La Signorina è piccola, magra e pallida, vestita molto semplicemente”. Un’immagine che quasi contrasta con la sua personalità forte, che oggi torna dunque a essere protagonista.

(26 agosto 2019)