“Si rispetti il ruolo del parlamento”

boris johnsonIn Europa grande attenzione per quanto sta accadendo in Italia: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ufficialmente conferito al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di formare un nuovo governo, basato sull’alleanza Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico. Un capovolgimento impensabile fino a prima dell’estate ma che racconta di una politica contemporanea segnata da grandi cambiamenti e scossoni. “Realizzerò un governo all’insegna della novità”, ha promesso il Presidente Conte, che inizierà già da oggi le consultazioni con i gruppi parlamentari. L’opzione di un Conte bis eviterà così – almeno per il momento – le elezioni anticipate, a differenza di quanto accaduto in Israele, dove gli elettori saranno costretti a tornare alle urne a settembre, dopo esserci stati ad aprile. Come raccontato su queste pagine, si prefigura però una replica di quanto accaduto in primavera e tanti sono gli interrogativi aperti su chi guiderà il prossimo governo israeliano. Interrogativi che, tornando in Europa, toccano le scelte di un altro paese europeo: la Gran Bretagna, dove il primo ministro Boris Johnson ha chiesto e ottenuto dalla Regina la sospensione delle attività parlamentari per cinque settimane. Un’azione che toglierà tempo al Parlamento per approvare una legge che provi a impedire il cosiddetto “no deal“, cioè la possibilità che il Regno Unito esca dall’Unione Europea senza un accordo, scenario ritenuto catastrofico da molti ma considerato praticabile da Johnson. Molte voci hanno criticato l’azione del Primo ministro britannico, definita come antidemocratica. Tra queste, l’eminente storico Sir Simon Schama, per cui la sospensione rappresenta un ritorno al “XVII secolo”. Tra i più autorevoli studiosi e divulgatori in circolazione, intervistato da Pagine Ebraiche e protagonista con una lezione a Venezia in occasione del cinquecentesimo anniversario dall’istituzione del Ghetto, Schama in questi mesi non ha mai nascosto la sua contrarietà alla Brexit e ancor più alle scelte controverse di Johnson.

Nelle scorse ore in particolare ha rilanciato il durissimo editoriale del Financial Times – con cui Schama collabora – contro Johnson: “Il governo rappresentativo britannico è un esercizio di democrazia deliberativa che comporta discussioni, negoziati e compromessi inevitabili. Esso conferisce il potere di prendere decisioni a nome degli elettori ai parlamentari, e permette loro di deliberare su questioni di dettaglio – e nel caso di Brexit, la più complessa scissione nella storia del dopoguerra, i dettagli sono importanti”, le parole del Financial Times condivise dallo storico britannico. “La storia ha dimostrato che ciarlatani, demagoghi e aspiranti dittatori hanno poco tempo per un governo rappresentativo. Cercano modi per aggirare il parlamento prima di concludere che è un inconveniente. – prosegue l’editoriale – Johnson può anche non essere un tiranno, ma ha creato un pericoloso precedente. Lui e la congrega intorno a lui che ha scelto questo percorso rivoluzionario dovrebbe fare attenzione a ciò che desiderano”.
Altra voce ebraica critica della mossa di Johnson, quella di Luciana Berger, parlamentare indipendente che alcuni mesi fa ha lasciato i laburisti in polemica con il leader Jeremy Corbyn in merito all’antisemitismo interno al partito. Berger ha detto di temere che un “No Deal” potrebbe portare a una serie di “conseguenze potenzialmente gravi”, compresa per la lotta contro l’antisemitismo. “Penso che tutto ciò che cerca di rendere il nostro paese isolazionista, separato dai nostri vicini, meno aperto, meno diversificato, più chiuso al resto del mondo e ad un costo significativo per la nostra economia, non sia una buona cosa”, ha affermato.
“La società in cui viviamo – aveva dichiarato Schama nella sua intervista con Pagine Ebraiche – non ha ancora terminato di essere alle prese con la minaccia della separazione. Anzi i nuovi tribalismi in agguato sono profondamente preoccupanti. La migliore difesa per tutti, e per gli ebrei in particolare, è proprio l’impegno di studiare la Storia come una materia viva, interpretare il paesaggio culturale nel suo complesso. Opporsi a tutte le barriere”.

Daniel Reichel