Differenze, principi e identità

SoraniIl valore delle differenze, delle specificità è come noto sottolineato dall’ebraismo, che attraverso i suoi molteplici indirizzi particolari ha modo di salvaguardare e di coltivare, tramandandola attraverso le generazioni, la propria identità e i propri principi fondamentali. Le particolarità variegate sono tanto centrali nel nostro mondo, che anche all’interno dell’universo ebraico si sono sviluppati usi locali differenti – tutti variamente conformi alla unitaria halakhà, naturalmente – capaci di imporsi e di acquisire, come minhaghim, una loro centrale dignità nella tradizione ebraica. Attraverso la differenziazione, dunque, l’ebraismo ha imparato la consapevolezza di sé, la continuità, la capacità di porsi di fronte all’altro.
Sono modi di essere, questi, che il mondo ebraico può utilmente trasmettere ad altri ambiti, i quali pure hanno necessità di mantenere il carattere della propria visione del mondo di fronte a rischi di inappropriata contaminazione, di snaturamento e di perdita di valori. Pensavo a questo possibile insegnamento rispetto agli esiti inizialmente imprevedibili dell’attuale crisi di governo italiana. Il senso di responsabilità istituzionale e politica di fronte ai gravi rischi per l’economia del Paese e ancor più davanti ai pericoli post-elettorali di una svolta autoritaria da parte di un eventuale esecutivo di destra hanno forse giustamente portato a una convergenza stabilizzatrice in funzione governativa tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle. Operazione opportuna e coerente con la democrazia parlamentare, che in caso di crisi di governo auspica la ricerca di nuove maggioranze entro le rappresentanze delle Camere, prima di ricorrere al voto. Ma sarebbe davvero grave se si andasse oltre e il PD verniciasse di populismo grillino la sua identità. Il rischio esiste, se già si sente ventilare l’ipotesi di programmi elettorali comuni per le prossime elezioni regionali. Il partito fondato da Veltroni, pur con le sue inestinguibili rivalità interne che tanto lo hanno indebolito sin dalla nascita, è un pilastro insostituibile del sistema democratico italiano, sia per le radici fondate sulla concezione parlamentare (e non assembleare e populistica) della democrazia, sia per la visione di equilibrato progressismo che lo caratterizza. Non può permettersi – pena la stabilità della nostra struttura politica – di confondersi con un movimento che è invece, per la propria stessa identità, convinto sostenitore di una immagine totalizzante di democrazia, tesa in definitiva ad appiattire l’individuo (“uno vale uno”) annullando le sue specificità e in definitiva i suoi meriti. Né può rischiare di convergere, oltre i limiti precisi di una strategia di governo, con chi continua a dimostrare di conferire maggiore importanza a una forma di consultazione massificata on line (la tanto discussa piattaforma Rousseau) rispetto alle istituzioni previste dalla nostra Costituzione.
È per questo che quanto insegna la tradizione ebraica può rivelarsi saggio e utile: la cultura della differenza e della specificità, coniugata con quella dell’incontro e del confronto, rispettoso dell’altro ma cosciente della propria irriducibile identità, può effettivamente assicurare il dialogo da posizioni di forza, senza rinnegare i propri valori. Nella convinzione che il contributo costruttivo consiste appunto nel confronto e nella confluenza strategica, non nelle improprie commistioni.

David Sorani

(3 settembre 2019)