Cultura ebraica a porte aperte,
una Giornata di incontri

rassegnaSi svolgerà oggi, con Parma città capofila, la ventesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica. In Italia, 88 le località coinvolte nella declinazione del tema “Sogni, una scala verso il cielo” che è il filo conduttore di questa edizione. A parlarne tra gli altri il Corriere della sera, che di Parma dice: “Sede di una antica comunità ebraica nata nel XIV secolo, la città è stata scelta come ideale guida della rassegna nazionale. Apertura ufficiale alle 10 alla Biblioteca palatina dove è conservata una delle più importanti collezioni a livello mondiale di antichi manoscritti e libri a stampa ebraica, il fondo De Rossi. Una raccolta di Bibbie miniate, testi e commentari rabbinici, trattati di filosofia e medicina”. Tra i momenti più significativi della Giornata, si legge, l’ingresso di un Sefer Torah restaurato in sinagoga e lo spettacolo L’albero dei sogni con musiche originali di Riccardo Joshua Moretti in scena questa sera al Teatro Farnese. 
Numerosi gli eventi che caratterizzano la Giornata a Roma. A presentare questa opportunità “tra arte e sogni” è il Messaggero

In Israele, dove si voterà martedì, è ormai tempo di elezioni. Lo scrittore David Grossman, in un testo che appare su Repubblica, lancia un appello alla partecipazione della minoranza araba “per creare uno Stato per tutti”. Scrive Grossman, molto critico rispetto all’operato degli ultimi governi israeliani: “Nonostante tutta la vostra frustrazione e la vostra rabbia per il disprezzo e l’indifferenza con cui lo Stato di Israele vi tratta da decenni, e nonostante disperiate ormai in un miglioramento della vostra condizione, nonostante tutto questo io vi chiedo, amici, di correre alle urne”. 
Ad illustrare il possibile scenario post elettorale, in una intervista con la Lettura del Corriere, è il demografo Sergio Della Pergola. Determinante, secondo lo studioso, il peso dei partiti religiosi. “Nascerà fatalmente un governo di coalizione. Le ipotesi si giocano su pochissimi seggi: su chi sarà il partito maggiore, il sempre più nazionalista Likud di Benjamin Netanyahu o il centrista Kahól-Laván, e sulla disponibilità o meno a formare una grande coalizione fra i due partiti maggiori senza haredim. Ma nel consentire una qualsiasi coalizione partiti religiosiharedim restano decisivi. Per loro – afferma Della Pergola – stare al governo è questione di vita o di morte per sussidiare i loro progetti scolastici e residenziali”. 
Ancora sulla Lettura, lo storico Tom Segev parla di David Ben Gurion (cui ha dedicato una biografia di recente uscita) e delle differenze, che definisce “enormi”, e similitudini con l’attuale premier Netanyahu. Per Segev le analogie sono le seguenti: “Bibi ha accolto due massime fondamentali dalle politiche di Ben Gurion nei confronti dei palestinesi tutt’ora valide. La prima, improntata a un realistico pessimismo di fondo, fa ritenere che la questione palestinese possa essere amministrata, governata, ma non sia possibile alcuna soluzione definitiva. E ciò conduce alla seconda, per cui lo Stato di Israele deve a tutti i costi evitare di avere troppi cittadini non ebrei all’interno dei suoi confini”.

Il neo ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha invitato il segretario di Stato USA Mike Pompeo a Roma per un vertice bilaterale che sarà anche dedicato al Medio Oriente. Nel riferire di questo invito, Repubblica ricorda la presa di posizione dei ministri degli Esteri del Quint (tra cui l’Italia) contro i recenti propositi di annessione formulati da Netanyahu. Sottolinea Repubblica: “Una presa di posizione totalmente in sintonia con la ‘liturgia’ diplomatica dei paesi Ue, scattata anche grazie alla ritrovata sintonia con i grandi partner europei. Ma è una posizione che sicuramente l’Italia con Salvini al governo non avrebbe preso in maniera così semplice”. Perché, secondo il quotidiano diretto da Verdelli, “il legame e forse le stesse similitudini propagandistiche e sovraniste che avvicinavano il leader leghista a Bibi Netanyahu avrebbero prodotto risultati diversi”.

Parla di Medio Oriente anche il direttore de La Stampa Maurizio Molinari, in un editoriale dedicato al sempre più frequente uso di droni negli scontri e nelle controversie tra Paesi. “Sin dalla Guerra Fredda – si legge – il Medio Oriente si è affermato come palestra di armamenti e tattiche”.
I droni come strumento d’attacco, ricorda Molinari, si affacciano nell’estate 2018 quando in luglio “un aereo iraniano senza pilota, armato di esplosivi, viola le difese israeliane e penetra per 10 km sui cieli della Valle del Giordano”.

“Una parte degli abitanti di questo secolo (e certo dell’Italia) ha brutalmente fermato il tempo, in nome di una paura che li tormenta e che vogliono gettare addosso agli altri, per proclamare il passato al governo, il passato in tutte le forme spaventose che in milioni hanno vissuto, in cui milioni e milioni sono morti e che alcuni sopravvissuti ancora ricordano”. È il commento di Furio Colombo, sul Fatto Quotidiano, a proposito delle recenti manifestazioni di protesta, con saluti romani e slogan nostalgici, davanti al Parlamento.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(15 settembre 2019)