L’origine della nostra storia
“E avverrà, quando avrete attraversato il fiume Giordano, erigerete delle grosse pietre, le intonacherete con la calce e scriverete le parole di questa Torah…”. Così nella nostra parashà Mosè comanda di segnare l’ingresso nella terra di Israele, costruendo un Memoriale.
Moltissime sono le interpretazioni rabbiniche riguardo cosa dovesse essere scritto realmente su questo Memoriale: alcuni sostengono tutta la Torah, altri soltanto il libro di Devarim, altri ancora solo le parti profetiche, i Dieci Comandamenti e così via.
Quale era il motivo e lo scopo di questo Memoriale?
Nella nostra storia abbiamo molti eventi che si sono susseguiti nel corso dei millenni: molti di essi assolutamente negativi, altrettanti lieti.
Chi entrava in Eretz Israel doveva sapere che tutto aveva un prezzo, soprattutto la Terra stessa.
Il prezzo è la conoscenza della storia, ma soprattutto l’esperienza da cui trarre insegnamento.
Non si può costruire nulla senza delle basi solide, tantomeno Eretz Israel.
Essa non va soltanto conquistata ma anche mantenuta e il suo mantenimento è a condizione del ricordo storico e dell’osservanza delle mizvot. Le mizvot rendono libero l’ebreo che le osserva.
Una terra come Israele è stata data da D-o al popolo affinché potesse esso mantenerla in suo possesso in una condizione di libertà.
Quindi, come per l’uscita dall’Egitto, c’è bisogno di ricordare e insegnare a ricordare, così per vivere liberi e sicuri in Israele è fondamentale conoscere e ricordare l’origine della nostra storia.
Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna