Vulnerabilità umana
“Vajelekh Moshè – E andò Moshè”. I nostri Maestri si chiedono dove andò Moshè. Ad essi risponde Ibn ‘Ezrà, famoso esegeta spagnolo (Tudela 1089 – 1167) spiegando che Moshè andò di tribù in tribù, congedarsi da loro, dicendo che di lì a poco sarebbe morto e che Giosuè, li avrebbe condotti alla conquista del Paese.
Possibile che un Maestro così come Moshè, che aveva parlato direttamente con D-o dovesse andare da ogni membro del popolo per salutarlo?
Moshè viene definito dalla Torah stessa “ha ish ‘anav meod miccol ha adam – uomo molto umile fra tutti gli uomini” (Bemidbar 12;3). Questo grande esempio che impariamo dal maestro di tutti i tempi, deve essere da ammonimento per tutti noi, riguardo la relazione fra uomini e in particolare fra ebrei. Mai come in questi giorni dell’anno, così particolari, dobbiamo seguire il nostro Maestro, dimenticandoci degli asti e dei rancori, tenendo come punto fisso quello della vulnerabilità umana, proprio come ci insegnano i maestri della mishnà:
“Questo mondo è paragonato ad una sala d’aspetto, disponiti e preparati ad entrare nella sala del bianchetto” (Avot 4;16).
Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna