Lituania, una storia di oblio e riscoperta
Un’antica e feconda presenza, quasi del tutto annientata dalla Shoah. “Un’era di sette secoli. Lietuva. Lite. Lite”, inaugurata ieri sera nei locali della Fondazione Museo della Shoah di Roma, curata da Marcello Pezzetti con la collaborazione dell’ambasciata lituana in Italia, costituisce un tentativo di riscoperta dell’eredità ebraica del Paese baltico. Era la “Gerusalemme del Nord”, la capitale Vilnius. Oggi di quell’epoca gloriosa nulla o quasi resta. Molto spesso una tiepida e imbarazzata memoria.
Colonna portante della mostra è la poesia “Vilne”, scritta in yiddish da Moyshe Kulbak. Segue l’immagine di una quercia, che si trova saldamente in terra lituana con le sue radici fatte di caratteri ebraici e con la scritta impressa: “La lingua yiddish – la corona di una quercia / Sulla porta festosa all’ingresso della città”. Nella mostra, è stato spiegato, “la quercia rappresenta anche due nazioni che si sono incontrate in questa terra”. La prima parte della mostra, alla cui inaugurazione sono intervenuti il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia, l’ambasciatore lituano Ričardas Šlepavičius, la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello e il presidente degli ebrei lituani Faina Kukliansky, è dedicata alla storia ebraica lituana, alla lingua yiddish, al rapporto tra ebrei e non ebrei; l’allestimento prosegue mettendo in evidenza il periodo prospero, segnato ad esempio dalla collaborazione nell’istituzione della prima Repubblica di Lituania; di segno opposto il terzo spazio, che ricorda la terribile sorte toccata agli ebrei lituani durante le persecuzioni e la Shoah (un risultato ottenuto dai nazisti con il tangibile sostegno della popolazione locale). La mostra si conclude con un ricordo del vuoto lasciato al giorno d’oggi da questa comunità. Un contributo religioso, culturale e identitario che “Un’era di sette secoli” invita a riscoprire.
(31 ottobre 2019)