Un’app per diagnosticare l’Alzheimer
Una ricerca innovativa sull’Alzheimer offre la speranza di poter arrivare a una diagnosi molto precoce. La scoperta è di Shahar Arzy, giovane e brillante neuroscienziato israeliano, che dirige il laboratorio di neuropsichiatria computazionale presso l’Hadassah Hospital dell’Università Ebraica di Gerusalemme. “Da anni lavoro sull’ipotesi che l’Alzheimer, prima che con la perdita della memoria, si manifesti con squilibri nel senso di orientamento” spiega lo scienziato. “Ma all’inizio il cervello compensa con la memoria e quindi è difficile accorgersene. Solo quando anche la memoria comincia a venir meno è possibile diagnosticare la malattia. Ma è troppo tardi, perché a quel punto il cervello è definitivamente compromesso.”
Arzy ha perciò creato “Clara”, un semplice test, disponibile attraverso una chatbox basata su un algoritmo di intelligenza artificiale, per testare la capacità di orientamento nel cervello prima che si manifestino i disturbi. Qualora il test si rivelasse positivo, è possibile procedere a esami più complessi, come la risonanza magnetica quantitativa e funzionale e la PET scan delle placche amiloidi, esami che non possono essere praticati preventivamente su ampie fasce di popolazione, anche per i loro costi. Il test messo a punto da Arzy è invece rapido, non ha costi significativi e potrebbe essere applicato come screening a tutta la popolazione, per esempio a partire dai 50 anni, l’età critica per l’insorgere della malattia (che si manifesta però molti anni dopo). Si tratta di una serie di domande basate su riferimenti spaziali e temporali (per esempio quale avvenimento fra due è successo prima, chi tra due persone è più vicina, se è più lontano l’ufficio o la residenza ) che vengono elaborati da un algoritmo di intelligenza artificiale creato per misurare con grade accuratezza le capacità di orientamento del cervello. “All’inizio pensavamo di estrarre questi dati da Facebook e dai social” racconta Arzy. “Poi è successo lo scandalo di Cambridge Analytica e Facebook ha disabilitato la funzione che consente a terzi di accedere ai dati di altre persone. Ma è stata una fortuna, perché siamo stati costretti a cercare soluzioni alternative, e così è nata CLARA”.
La ricerca, pubblicata in Israele sui Proceedings of the National Academy of Science e in America sulla rivista Neuropsycology, ha dimostrato risultati accurati al 95%. Per il momento non è disponibile al pubblico, perché ancora in fase di test presso l’Università di Harvard e l’Assuta Medical Center di Tel Aviv, che comparano i risultati del testi di Arzy con i dati dei markers dell’Alzheimer ricavati da Pet can e fMRI. Ci vorranno ancora tre anni perché il verdetto sia definitivo. Intanto Arzy, che vorrebbe rendere il test disponibile a tutti attraverso il servizio pubblico e anche con App da scaricare sugli smartphone, sta realizzando versioni del test in cinese, portoghese, arabo, russo, francese e giapponese. Finanziato dalla Israel Science Foundation e dall’Alzheimer Foundation of America, il test garantisce la riservatezza assoluta dei risultati grazie a un programma di sicurezza creato dalla compagnia israeliana Cybersecurity Guardicore, a livello di volontariato. Ovviamente è un punto importantissimo, perché uno dei problemi più gravi per questo tipo di test è che i risultati possano essere divulgati e costituire un serio handicap sociale e lavorativo per le persone, ancora completamente funzionali, che si sottopongono al test.
La domanda, per la quale purtroppo non c’è ancora una risposta, è se esiste un terapia efficace per bloccare lo degenerazione dell’Alzeimer in caso di diagnosi precoce. “Pe ora no, ma ci sono ricerche che stanno dando indicazioni positive” dice Arzy. “Sono fiducioso perciò che quando saremo pronti con il test, ci sarà sul mercato qualche nuovo farmaco che aiuti a bloccare la malattia, come è successo per l’AIDS”.
Viviana Kasam