La pioggia
Aggiornamenti in tempo reale dal moshav: al notiziario nazionale delle sei stamattina hanno annunciato che da noi – va bene, nel kibbutz accanto, ma siamo lo stesso delle celebrità – sono caduti 101 millimetri di pioggia nelle ultime 24 ore. Che rappresentano quasi un quarto della media annuale, e noi questa media saremmo felici di vederla salire, anche contro ogni logica ed emergenza climatica globale.
Su tutta la costa fra ieri e stanotte ci sono stati allagamenti, sempre esattamente negli stessi incroci, sugli stessi tratti di strada, e le solite cascate hanno sostituito i soliti marciapiedi, esattamente come ogni anno. Il che insegna che qui in Israele quelli che pregano ogni giorno per la pioggia non si coordinano con la protezione civile che la pioggia dovrebbe saperla gestire, visto che cade ogni anno più o meno nelle stesse quantità, con la stessa violenza e sempre incredibilmente inattesa. Anche se abbiamo satelliti e centri metereologici che a confronto l’Enterprise è un camioncino di Lego. E mentre attendiamo un migliore coordinamento fra preghiere e risposte alle preghiere, sulla costa si contano i danni, la maggior parte dei quali largamente evitabili, se solo trovassimo il modo di usare i soldi delle nostre tasse anche per migliorare le infrastrutture, e non solo per aggiustare i danni fatti. Tipico errore di prospettiva mediorientale.
Da noi è andata relativamente bene: all’alba i campi erano verdissimi, le strade magicamente non allagate, ma per qualche motivo misterioso i bus delle scuole andavano comunque ai tre all’ora sulla statale, e dietro file di macchine come formichine, pazientemente aspettavano di varcare il semaforo e immettersi sulla strada principale. Ma inverno, non ti temiamo. Soprattutto perché durerai poco, e durante il tuo breve regno tutti quei millimetri d’acqua collezionati uno ad uno diventeranno verdure e grano e gonfieranno di bontà gli aranci e i mandarini paffuti della zona.
Daniela Fubini