Dario Viterbo, il segno di uno scultore

Schermata 2019-12-10 alle 09.53.29È l’affascinante sede della Biblioteca Marucelliana ad ospitare da ieri una mostra dedicata allo scultore fiorentino Dario Viterbo (1890-1961), doveroso ricordo voluto dalla Biblioteca che è depositaria del ricco archivio personale dell’artista e della moglie Vera Bernstein, sua impareggiabile compagna nella vita e quindi curatrice della della sua opera.  
La Fondazione Ambron Castiglioni ha reso possibile, con un generoso contributo, questa piccola ma curatissima esposizione, dedicata ai suoi splendidi lavori di gioielleria e all’opera grafica di incisore di cui tra poco uscirà anche il catalogo. Il pubblico, non troppo numeroso ma molto qualificato (c’era tra gli altri il presidente della Comunità ebraica fiorentina David Liscia), ha seguito con interesse i vari interventi preceduti dal saluto del direttore della Biblioteca Luca Bellingeri e da quello dell’architetto Alberto Boralevi, presidente della Fondazione. Carlo Sisi, presidente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze e da sempre estimatore dell’opera di Viterbo, ne ha ricordato la sua formazione e la sua partecipazione alla varie mostre, da quella di Parigi nel 1923 a quelle organizzate a Firenze, dopo la sua scomparsa, in Palazzo Strozzi e nella Sala d’armi di Palazzo Vecchio, e la presenza di alcuni suoi lavori nelle recenti mostre, quella nella sede di Ferragamo in Palazzo Feroni e quella in villa Bardini dedicata alla danza, soggetto caro al Viterbo, e in particolare alla Duncan. Quindi le due appassionate curatrici, Giovanna Lambroni e Lucia Mannini, hanno fatto un approfondito esame dei carteggi lasciati alla Biblioteca, e Dora Liscia, profonda conoscitrice della materia, si è soffermata sul rapporto, evidente nell’artista, tra il lavoro dell’orafo e quello dello scultore. 

Lionella Viterbo

(10 dicembre 2019)