Milano – L’ebraismo e il ruolo delle donne
“Come si fa a cambiare senza pregiudicare il nostro impegno alla tradizione e alla Halakha?”. Questo l’interrogativo attorno a cui è gravitato l’incontro organizzato a Milano, al Teatro Franco Parenti, con protagonista rav Herzl Hefter, uno dei primi rabbini ortodossi al mondo ad aver formato e ordinato donne rabbino nella sua scuola di Gerusalemme, il Beit Midrash Har’El. Al suo fianco, la regista Miriam Camerini, prima donna italiana a iscriversi al percorso offerto dal Beit Midrash Har’El. A partire dalle fonti, rav Hefter ha spiegato come è giunto alla decisione di aprire la possibilità alle donne di seguire un programma per diventare rabbino. In particolare ha fatto riferimento alla costruzione del Mishkan, del tabernacolo da parte del popolo ebraico. Nel costruirlo, i capi tribù si resero conto che i leviti erano in difficoltà. Non sapevano se prestare loro aiuto perché non vi era un ordine esplicito di Dio in tal senso. Poi, mossi da compassione, regalarono ai leviti sei carri e 12 buoi. “I capi non desideravano poggiarsi sulla loro propria intuizione, ma quando videro che i loro compagni concordavano con loro, capirono che questo era anche il volere di Dio. (…) Quando Mosè vide ciò, rimase esterrefatto al pensiero che la Parola fosse stata rivelata ad essi a sua insaputa. Finché Dio gli disse: “Accetta queste (cose) da loro”, come a dire che era “da loro” (per loro iniziativa – HH); “ciononostante, accettale da loro poiché hanno indovinato la mia reale volontà, poiché questa era la Mia volontà, che offrissero un bue da ogni capo e un carro per ogni due capo-tribù”. “Si tratta di un esempio diverso di leadership – sottolinea Camerini, riportando la lezione di rav Hefter – È un cambiamento che arriva dal basso e che Dio accoglie, stando dalla parte dei capi tribù che si prendono la responsabilità della loro decisione”. Un cambiamento dal basso che può essere collegato, la spiegazione del rav, all’apertura nei confronti dell’ordinare delle donne rabbino.