Iran, i numeri dell’orrore
“La repressione delle proteste di novembre in Iran è stata brutale e il numero delle vittime potrebbe essere molto più alto di quello finora certificato dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani”. Così Repubblica, che cita un’inchiesta della Reuters in cui si parla di 1500 persone uccise, tra cui 17 adolescenti e 400 donne. A ordinare una serrata repressione la Guida suprema, Ali Khamenei, in una riunione con i più alti responsabili della sicurezza a cui, viene segnalato, “avrebbe partecipato anche il presidente Hassan Rouhani, che guida un governo considerato espressione dell’ala più moderata del regime”.
Sul Sole 24 Ore si racconta come Israele, con la messa in attività del maxigiacimento Leviathan, è diventato per la prima volta un Paese esportatore di gas. “Il tallone d’Achille di Israele, Paese circondato da Paesi ostili ricchi di greggio, è sempre stato la dipendenza energetica. Che fosse gas, greggio o benzina, Gerusalemme ha sempre dovuto ingegnarsi per diversificare e mantenere gli approvvigionamenti. Oggi la situazione è opposta. Israele – viene spiegato – ha molto più gas naturale di quanto ne ha bisogno”.
Squallido intervento di Dacia Maraini sul Corriere. A proposito del Natale scrive infatti: “Un giorno in cui si festeggia la nascita di un bambino straordinario che ha cambiato le sorti di una grande parte del mondo. Un giovane uomo che ha riformato la severa e vendicativa religione dei padri, introducendo per la prima volta nella cultura monoteista il concetto del perdono, del rispetto per le donne, il rifiuto della schiavitù e della guerra”.
Sul Fatto Quotidiano si parla dell’evoluzione comunicativa del Mossad e della sua recente apertura ai media e al mondo dei social. L’ultimo arrivata, tra le serie, è Le’einav Bilvad (Solo per i suoi occhi: la politica del Mossad), in onda in Israele quest’anno e il prossimo su Netflix. Si legge al riguardo: “Questa serie di tre episodi accende i riflettori sulla tensione che c’è sempre stata tra i capi del Mossad e i premier. Il Mossad è il brand più conosciuto di Israele e allora perché non farne un argomento di prima serata, si sono chiesti i produttori israeliani. È stato subito successo”.
Il Fatto ospita anche due pagine a fumetti dedicate a Betlemme e alla recente opera anti-Israele di Bansky. Un’iniziativa che sembra aver riscosso l’apprezzamento del disegnatore incaricato di scrivere questa storia. La scelta di campo è infatti chiara: “La città – si legge – ospita anche un albergo ideato dal writer: definito ‘l’albergo con la vista peggiore al mondo’, il Walled Off Hotel sorge esattamente davanti al muro e, oltre a un’esposizione dei lavori di Banksy, offre delle suite con affaccio su quello che i palestinesi definiscono ‘muro dell’apartheid’. Dormire una notte in una camera di questo albergo costa sui 160 euro. Ma la vista li vale”.
L’apertura di un’inchiesta della Corte Penale Internazionale nei territori palestinesi è così commentata da David Kretzmer, professore emerito di Diritto internazionale all’Università ebraica di Gerusalemme: “La Palestina – dice al Foglio – non è uno Stato e non ha giurisdizione. Ma anche se la Corte decidesse che non c’è giurisdizione per procedere, è possibile che le informazioni raccolte dal procuratore siano usate nei paesi europei per arrestare ufficiali israeliani. C’è uno stigma, un danno morale, immediato per Israele”.
È in aumento il numero dei cristiani in Israele: a certificarlo i dati dell’Ufficio centrale di statistica che fissano la loro consistenza all’1,5% della popolazione totale. “Pur restando una minoranza – scrive il Messaggero – sono in crescita seppur lenta e il loro successo nel campo dell’educazione è maggiore del resto della maggioranza ebraica”.
La senatrice a vita Liliana Segre tra le 50 donne dell’anno scelte da La Stampa: “Sotto braccio di Liliana Segre, nell’ora crepuscolare degli aperitivi milanesi, per una bizzarra passeggiata nei dintorni della Borsa, si scopre il dono della lievità e dell’ironia di questa donna che fanno di lei un simbolo dell’Italia che coltiva la memoria”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(24 dicembre 2019)