L’Iran attacca gli Stati Uniti, missili su basi Usa in Iraq
Il regime iraniano ha attaccato nella notte due basi in Iraq che ospitano le truppe americane con una raffica di missili. Il primo passo, scrivono i media internazionali, dell’annunciata rappresaglia di Teheran per l’uccisione del generale Soleimani. “Nella notte due ondate di missili si sono abbattute sulla base di Ain Al Asad, una delle più grandi installazioni americane in Iraq. Una forte esplosione stata sentita pure a Erbil, la capitale del Kurdistan iracheno dove si trovano più di 600 soldati italiani, che si sono rifugiati nei bunker e sono tutti illesi. II quartiere generale Usa ha detto che ‘diverse posizioni sono sotto attacco’. E pure in Israele è scattata la massima allerta”, riporta Repubblica. Contro Stati Uniti e Israele è arrivata la minaccia diretta di Teheran che in un comunicato ha dichiarato di riconoscere “Israele come complice dei crimini americani e quindi lo riteniamo un target militare” (Corriere). Domani, riporta la Stampa, si terrà in Iran un vertice con tutti gli alleati del regime diretto – almeno a parole – a “cacciare gli americani da tutto il Medio Oriente”. Intanto, prosegue il quotidiano torinese, l’intelligence americana si prepara a possibili attacchi su più fronti da parte dell’Iran e “non esclude l’azione di ‘cellule in sonno’ negli Usa, contro obiettivi civili o ‘altre personalità’”.
Lo scontro Usa-Iran e le scelte italiane. Il contingente dei carabinieri italiani impegnati a Baghdad per l’addestramento della polizia locale dovrà essere “ridislocato” ma sempre in Iraq. E tutto il contingente italiano rimarrà sul suolo iracheno, spiega oggi Repubblica. Gli Stati Uniti hanno ringraziato l’Italia per questa decisione, riporta il quotidiano e “per la decisione di non interrompere l’impegno che la vede in prima fila, come secondo contributore, nella coalizione anti-lsis”. Secondo il politologo francese Gilles Kepel (Fatto Quotidiano) il pericolo per l’Italia arriva però dalla Libia e non tanto dall’Iran e dalla destabilizzazione del Medio Oriente: “La minaccia maggiore non arriverà dalla Siria dove il jihadismo è ormai privo di risorse. È dalla polveriera libica, dove troppi attori, Turchia, Russia, Arabia Saudita, per non parlare di Francia e Italia, stanno muovendo le loro pedine, che la detonazione sarà più forte””.
L’Europa, l’Iran, l’antisemitismo. Tanti temi toccati dal vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans in un’ampia intervista pubblicata oggi dal Corriere. Sull’Iran, Timmermans afferma di voler salvare l’accordo sul nucleare, “che ricordo è stato un grande successo di Federica Mogherini. Non dobbiamo mai dimenticarci che la Ue nasce come progetto storico di pacificazione. Promuovere la pace e la cooperazione non solo in Europa è nel nostro Dna”. Per il vicecommissario però “la Libia deve essere la nostra priorità assoluta, serve una personalità come Minniti” per la gestione della crisi. Infine per Timmermans esiste in Europa un pericolo neofascista: “Ovunque vedo antisemitismo, razzismo, xenofobia, c’è un’emergenza fascista. Anche se non usano le stesse denominazioni, ad accomunarli sono odio e rabbia. Il pericolo più grave che vedo è la grande bugia della sostituzione etnica che sarebbe in corso: la leggenda secondo cui stanno prendendo i nostri posti. Si cercano colpevoli, si fomentano odio ed esclusione. Questa è una bugia pericolosa e compito della sinistra è di smascherarla, parlando della paura ma trovando insieme alle persone una soluzione realista senza puntare il dito contro le minoranze”.
“La guerra è finita”. Corriere e Giornale presentano la fiction che andrà in onda il prossimo lunedì sulla Rai, ispirato alla storia della casa colonica di Selvino, che nel dopoguerra ospitò bambini orfani della Shoah. Tra i protagonisti della fiction, Federico Cesari nei panni di Gabriel: “un orfano ebreo – spiega l’attore -, già abbandonato dalla madre e senza aver mai saputo chi è suo padre, è stato deportato in Germania ma, dato il suo carattere intraprendente, è riuscito a fuggire e poi, dopo varie peripezie, è tomato in Italia. Anche lui viene accolto insieme agli altri profughi ma, non avendo mai avuto punti di riferimento e avendo poi subito soprusi da figure autoritarie, ha difficoltà a inserirsi nel gruppo”.
Pietre d’inciampo napoletane. Amedeo Procaccia, Iole Benedetti, Aldo Procaccia, Milena Modigliani, Paolo Procaccia, Loris Pacifici, Elda Procaccia, Luciana Pacifici, Sergio Oreste Molco: sono in nomi delle pietre d’inciampo installate ieri a Napoli, in piazza Bovio, davanti al civico 33 dall’artista tedesco Gunter Demnig. La cerimonia, scrivono Mattino e Repubblica, si è tenuta come preannunciato senza la Comunità ebraica di Napoli, in polemica con le posizioni anti-israeliane dell’assessore alla Cultura De Majo.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked