Il tarlo utile

anna segrePolitici, intellettuali, scrittori, cantautori, registi, compagni di classe, amici, amici di amici, insegnanti, colleghi. È lunghissima la lista di quelli che stimavamo, amavamo, ammiravamo, ci stavano davvero simpatici, e a un certo punto ci hanno deluso per una frase, una battuta, una presa di posizione sugli ebrei o su Israele che improvvisamente ce li ha mostrati in una luce completamente diversa. A volte il nostro amore è sfumato di colpo; altre volte abbiamo cercato di ignorare quella macchia, di dimenticarla, o abbiamo cercato argomenti (non sempre infondati) che ci aiutassero a ridimensionarla; il più delle volte si è insinuato nella nostra testa un piccolo tarlo, che lentamente ma inesorabilmente ha intaccato la nostra stima.
Va detto, peraltro, che questo non succede solo per le posizioni sugli ebrei o su Israele: non fa piacere, per esempio, scoprire che uno dei propri scrittori preferiti ha aderito al fascismo, che un altro è a sua volta amatissimo dai fascisti, che il politico che stimavamo non si è comportato sempre correttamente, ecc. Però queste delusioni sono comuni a tutti. Invece quelle causate da opinioni o battute sugli ebrei o su Israele quasi sempre sono percepite e sofferte solo da noi, ci isolano dagli altri, ci fanno sentire diversi e in un certo senso discriminati perché gli altri possono continuare ad amare i libri, i film, le canzoni, come se niente fosse, mentre noi non ci riusciamo più o ci riusciamo solo in parte.
Con il passare degli anni e dei decenni i nodi vengono al pettine. A volte le persone cambiano idea: leggono, si documentano, magari fanno un viaggio in Israele, e un giorno scopriamo con sollievo che loro stessi non credono più a quello che avevano detto o scritto un po’ di anni prima. Altre volte – e questo è l’aspetto interessante del fenomeno – scopriamo che le persone non erano poi così degne di stima come credevamo anche per altre ragioni che nulla hanno a che fare con gli ebrei o con Israele. E a quel punto ci accorgiamo che quella macchia, quel tarlo che covavamo dentro di noi a volte quasi con vergogna, in realtà era un utilissimo campanello di allarme. Quale peso dà alla democrazia un politico che mette sullo stesso piano un paese democratico e una dittatura? Quanto sarà capace di tutelare la laicità chi mostra simpatia per gli integralisti? Com’è possibile che una persona intelligente nutra dei grossolani pregiudizi? A fianco della soddisfazione che si prova in questi casi per essere stati tra i primi a notare la macchia che ora vedono tutti nasce spesso un piccolo rammarico: forse a suo tempo non ho detto abbastanza? Avrei dovuto dire/fare di più? Forse, ma quanto vengono ascoltati gli ebrei che parlano contro l’antisemitismo o a favore di Israele? Poco o nulla. Bisognerebbe trovare un modo per far capire che la nostra preoccupazione/delusione non è per noi stessi, ma per un modo distorto di guardare la realtà che non può essere un bene per nessuno.
A volte vorremmo essere capaci di parlare degli ebrei come se non fossimo ebrei.

Anna Segre