Franco Schoenheit (1927-2020)

“Siamo stati deportati nei campi in tre, mio padre, mia madre e io, e in tre siamo tornati: forse l’unica famiglia al mondo ad avere avuto questa fortuna”. Il racconto è quello di Franco Schoenheit, sopravvissuto alla Shoah e infaticabile voce della Memoria, scomparso nelle scorse ore all’età di 92 anni. Matricola 44862 del lager di Buchenwald, classe 1927, Schoenheit ha raccontato a centinaia di giovani la sua drammatica esperienza. “Oggi pomeriggio, il mio papà, il ragazzo di Buchenwald, ci ha lasciato. Lo immaginiamo camminare sereno con Alisa e Wolfgang Amadeus. A noi resta la sua intelligenza, la sua grande ironia, il suo cuore immenso. Buon viaggio papà. Baruch Dayan Emeth. Che il tuo ricordo sia di benedizione”, il messaggio con cui il figlio Gadi Schoenheit, assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano, ha comunicato ieri la morte del padre. Con la scomparsa di Schoenheit, “l’Italia tutta perde un’altra instancabile voce di Memoria. – il messaggio di cordoglio della presidente UCEI Noemi Di Segni – Un uomo coraggioso, affettuoso e appassionato, che ha messo la sua coraggiosa testimonianza, maturata dopo anni e anni di silenzio, al servizio dei giovani e dell’intera collettività. Siamo cresciuti e maturati con il suo dono di testimonianza che ci ha resi più consapevoli e responsabili, verso la verità e la storia da tramandare, sua, della sua Ferrara, della sua generazione”.
“Cosa potete fare per portare avanti il ricordo e per comprendere il passato? Leggere, leggere, leggere”, l’invito di Schoenheit alle nuove generazioni, a cui ricordava la fatica di mettere in fila i ricordi e rievocare costantemente le sofferenze patite: “a me non fa piacere, non lo cerco. Sto male giorni prima e giorni dopo questi incontri”.
“Con le sue parole, lontanissime dalla retorica della Memoria, sempre schiette e a volte dure, ci ha mostrato cosa fu quella lacerazione della Storia che chiamiamo Shoah”, la testimonianza della direzione del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano. “Nato da una famiglia di antica tradizione ferrarese, – ricorda invece il presidente della Comunità ebraica di Ferrara Fortunato Arbib – Franco Schoenheit visse in prima persona e direttamente la più crudele prova riservata dalla storia umana al nostro popolo. Deportato nei campi di sterminio con la sua famiglia, sopravvisse all’orrore e volle testimoniarlo con la sua lucidità, intelligenza, cultura, passione. Per la nostra Comunità, una perdita immensa. Per l’Italia, la dipartita di uno dei testimoni più lucidi e consapevoli” . “Con Schoenheit se ne è andato un uomo ricco di spirito che ha attraversato con lucidità la più tragica esperienza destinata a un ebreo, la Shoah, diventando poi un prezioso testimone di quella vicenda per le nuove generazioni”, il ricordo del direttore del MEIS Simonetta Della Seta.
Nato a Ferrara nel 1927, Schoenheit fu catturato nella sua città il 25 febbraio 1944 dalla polizia italiana, assieme ai genitori. Fu portato nel campo di transito di Fossoli, in provincia di Modena il 26 febbraio. Dopo alcuni mesi, la famiglia fu spostata a Verona e da qui divisa: il padre Carlo e Franco vennero deportati nel campo di Buchenwald, mentre la madre Gina Finzi a quello di Ravensbruck. Sopravvissero tutti e tre ma nei campi di sterminio persero diversi famigliari. “La più vecchia aveva 80 anni e la più giovane, mia cugina, 5 anni”, raccontò lui.

dr