Le note e le parole dell’esilio
“Eravamo ‘immigrati’ o ‘nuovi arrivati’ perché, un bel giorno, avevamo lasciato i nostri paesi, nei quali non era più opportuno rimanere, o per ragioni puramente economiche. Volevamo ricostruire le nostre vite, e questo era tutto. Per ricostruirsi la vita è necessario essere forti e ottimisti. Per questo noi siamo molto ottimisti. Il nostro ottimismo, in effetti, è ammirevole, anche se siamo noi ad affermarlo. La storia della nostra lotta è stata alla fine conosciuta. Abbiamo perso la casa, che rappresenta l’intimità della vita quotidiana. Abbiamo perso il lavoro, che rappresenta la fiducia di essere di qualche utilità in questo mondo. Abbiamo perso la nostra lingua, che rappresenta la spontaneità delle reazioni, la semplicità dei gesti, l’espressione sincera e naturale dei sentimenti. Abbiamo lasciato i nostri parenti nei ghetti polacchi e i nostri migliori amici sono stati uccisi nei campi di concentramento, e questo significa che le nostre vite sono state spezzate. Tuttavia, non appena siamo stati salvati – e la maggior parte di noi è stata salvata parecchie volte – abbiamo cominciato le nostre nuove vite, cercando di seguire quanto più fedelmente possibile tutti i buoni consigli dei nostri salvatori”. Così scriveva Hannah Arendt in Noi profughi, e con queste parole Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese presentano il programma del settimo concerto istituzionale per il Giorno della Memoria, che il 23 gennaio, alla Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, porterà in scena note e parole dell’esilio. Non solo la Arendt. A guidare idealmente la ricerca di testi e musiche ci sono anche le parole di Dante Alighieri – “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale” – e di Edmond Jabès, a riprova come il tema dell’esilio sia universale. E universale vuole essere “Là dove giace il cuore”, una serata in cui le parole di scrittori e poeti di origini diversissime, uniti dall’esperienza dello sradicamento, saranno interpretate da Manuela Kustermann e Alessandro Haber. Da Bertolt Brecht a Primo Levi, da Miriam Makeba a Vladimir Nabokov e Pablo Neruda, saranno molte le voci che faranno risuonare, attraverso parole e musica, l’esperienza di tutti coloro i quali ieri e oggi, ebrei e non, hanno condiviso il medesimo destino di separazione, allontanamento e abbandono della propria identità: ebrei askenaziti e sefarditi, armeni, africani deportati come schiavi, italiani e irlandesi imbarcatisi in un passato recente in cerca di fortuna, profughi contemporanei respinti alla frontiera o separati dai figli in una continuazione ideale di quella storia iniziata con la cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden, segnata dalle peregrinazioni e dalla nostalgia per il Paradiso perduto. Dalla deportazione babilonese alla schiavitù in Egitto, dall’espulsione dalla Spagna nel 1492 fino alla fuga dai pogrom e alle guerre nel Novecento, la condizione di esilio e sradicamento ha segnato nel profondo l’identità del popolo ebraico, accompagnandone la storia. Come spiega Viviana Kasam, che del concerto è ideatrice: “Si può a lungo discutere su che cosa sia l’esilio. Nella mia visione, quello che conta è che la condizione di esiliato è comunque simile per tutti, e lo testimoniano sia le canzoni sia i testi che ho raccolto con la collaborazione dello scrittore Edmund De Waal. Hanno origini diversissime, ma sono uniti dall’esperienza di sradicamento e perdita di identità”. Saranno affidate a un cast internazionale le canzoni, composte da musicisti esiliati in epoche e Paesi diversi: dopo il Coro delle Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia sarà la volta di Cristina Zavalloni, accompagnata dall’ensemble di solisti jazz Lagerkapelle, con Raiz e con uno dei massimi suonatori di duduk, l’armeno Gevorg Dabaghyan. Da Toronto arriva l’ARC Ensemble (Artists of The Royal Conservatory), specializzato nella ricerca e nel recupero delle opere di compositori ebrei che fuggirono dalla Germania nazista.
I biglietti del concerto sono disponibili dal 18 gennaio (ore 11-18), fino a esaurimento, presso il MUSA – Auditorium Parco della Musica.
Dossier Memoria viva, Pagine Ebraiche gennaio 2020
(20 gennaio 2019)