Libia, una tregua fragile
Un primo passo verso la soluzione della crisi libica. Così i quotidiani italiani descrivono la Conferenza internazionale tenutasi a Berlino per fermare il conflitto in Libia: “l’accordo finale, sottoscritto dai leader riuniti nella capitale tedesca, spiana la strada a un cessate il fuoco duraturo, a un embargo sulle armi e alla fine delle ingerenze straniere”, scrive Repubblica, spiegando che in particolare Russia, Turchia, Egitto ed Emirati – fortemente coinvolte nel conflitto – sono pronte a fare un passo indietro. Rimangono però forti le tensioni tra Serraj e Haftar, che non firmano il documento (Corriere). La cancelliera Merkel, padrona di casa, ha ammesso che “non abbiamo risolto tutti i problemi”, ma ha insistito che il risultato principale “è che tutti siamo d’accordo che abbiamo bisogno di una soluzione politica perché non c’è possibilità di una soluzione militare”. “L’Italia è disponibile a essere in prima fila nel monitoraggio della pace”, la proposta invece del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Un impegno confermato dal ministro per gli Affari europei, Enzo Amendola, in un’intervista al Corriere della Sera in cui si parla anche di migranti: “Martedì avremo a Roma i due commissari competenti, Margaritis Schinas e Ylva Johansson. – afferma Amendola – Le loro prime indicazioni segnano un cambio di marcia. Ci vogliono interventi strutturali, cambiando le regole sull’asilo comune europeo, permettendo l’entrata con corridoi umanitari e dando un impulso ai rimpatri assistiti. Usciamo dal dibattito sugli sbarchi, che non ha portato a nulla”.
Libano in rivolta. “Siamo stanchi di partiti settari e confessionali, vogliamo una società laica”, è quanto invocano i manifestanti in Libano dove da ottobre sono in corso manifestazioni per chiedere un cambio politico. È iniziato tutto dalle tasse, ma la crisi è politica, spiega il Corriere, raccontando come le proteste siano mano a mano cresciute con scontri sempre più violenti. Hezbollah, ricorda il quotidiano, è per la repressione mentre accusa i leader delle piazze di essere “agenti pagati da Usa e Israele”. “La nostra rivolta covava da tempo – spiega invece al Corriere un attivista – e corrisponde con la crisi strutturale della nostra economia che causa disoccupazione e povertà. Ma quando dalla fine dell’estate le banche hanno iniziato a bloccare i nostri risparmi e cessato la distribuzione di contanti la situazione è precipitata drammaticamente”.
Salvini, Israele e l’antisemitismo. Repubblica e Giornale riportano alcune delle affermazioni di Matteo Salvini in un’intervista rilasciata all’israeliano Israel HaYom. Il leader della Lega afferma che se tornerà al governo farà riconoscere Gerusalemme capitale di Israele, e sostiene che l’antisemitismo di ritorno in Europa è legato alla “presenza massiccia in Europa di migranti provenienti da paesi musulmani, compresi molti fanatici che ottengono totale sostegno da alcuni intellettuali”. A sostegno della tesi di Salvini, un editoriale a firma di Fiamma Nirenstein sul Giornale, secondo cui “centinaia di ricerche” dimostrerebbero “che gran parte dei musulmani immigrati sono antisemiti”. In riferimento all’antisemitismo poi Nirenstein afferma che “nella polemica stranamente gran parte del mondo ebraico e dei suoi amici rinunciano” alla sua “evidente unicità” e contesta che lo lega a un discorso più ampio sulla “politica dell’odio”. Opposta la lettura di Gad Lerner su Repubblica in un editoriale in cui accusa Salvini di “propaganda tribale”. Lerner definisce sospetto “il bisogno leghista di tenere distinto l’antisemitismo dalle altre forme di razzismo” e sul tema dell’antisemitismo di matrice islamica afferma che Salvini sostiene una “verità parziale, o meglio un espediente funzionale a rimuovere gli argomenti cospirazionisti di matrice antisemita profusi in quegli stessi anni dal leader leghista”.
La guerra negli archivi russi. Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato di voler creare un archivio di documenti sulla seconda guerra mondiale accessibile a tutti, anche su internet. “Putin ha detto che la Russia deve seguire l’esempio di Israele, che non consente a nessuno di dimenticare gli orrori dell’Olocausto. – scrive La Stampa, riportando anche di un contenzioso tra Mosca e Varsavia – Ma il Cremlino sfrutta la storia a fini propagandistici e adesso punta a legittimare persino il Patto Ribbentrop-Molotov. Il patto di non aggressione del 23 agosto 1939 conteneva un protocollo segreto per la spartizione della Polonia e dell’Europa orientale tra Urss e Germania”.
Memoria. Oggi al Teatro Arcimboldi di Milano il tradizionale incontro-testimonianza di Liliana Segre con centinaia di studenti provenienti dalle scuole lombarde (appuntamento in diretta sul sito del Corriere). A Bologna invece protagoniste le parole di Primo Levi che saranno lette – dopo l’incontro organizzato al Museo ebraico della città – anche in consiglio comunale il 27 gennaio come racconta Repubblica. Il quotidiano presenta poi la fiction in onda sulla Rai La guerra è finita, ispirata alla storia dei bambini scampati alla Shoah che trovarono rifugio a Selvino, nella bergamasca. A vedere la fiction, scrive il quotidiano, “i giovani dagli otto ai ventiquattro anni, che evidentemente si sono identificati nelle sventure dei loro coetanei del 1945; e insieme a loro i nonni che quelle vicende hanno attraversato”. Ancora Repubblica presenta il podcast di Gianfelice Facchetti e Giovanni Cerino Badone dedicato alla storia del Casale calcio e alla terribile sorte del suo fondatore, Raffaele Jaffe, deportato e ucciso ad Auschwitz.
Charlotte Salomon, tra vita e teatro. Sarà presentato domani all’Accademia di Francia a Roma il volume Vita? o Teatro? di Charlotte Salomon, ebrea berlinese ed artista, assassinata ad Auschwitz. L’opera, racconta il Messaggero, sarà presentata da Fiorella Bassan, docente di Ermeneutica artistica, Giorgia Calò, critica d’arte e consigliere della Fondazione per il Museo Ebraico di Roma ed Elisabetta Rasy, scrittrice e critica d’arte.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked