Dalla discriminazione alla Libertà, due percorsi di storia ebraica
Dalla discriminazione alla Liberazione. Due momenti diversi della storia ebraica dell’Italia postrisorgimentale e del Novecento. A raccontarli, la doppia esposizione “Gli ebrei sotto il Regno sabaudo” – a cura dell’Associazione Figli della Shoah – e “La Brigata Ebraica nella guerra di liberazione dell’Italia” – curata dal Museo della Brigata Ebraica – inaugurate in queste ore nello Spazio eventi di Palazzo Pirelli, a Milano, e frutto della collaborazione con il Consiglio regionale della Lombardia. Un’iniziativa a cui ha preso Piero Cividalli, che fu parte della Brigata Ebraica, la compagine di ebrei partiti dalla Palestina mandataria per aiutare a liberare l’Italia dal nazifascismo. “Sono venuto in Italia da Tel Aviv, anche se ho 94 anni ed effettivamente sono un po’ stanco. Ma sento la necessità di farlo per testimoniare quel che il fascismo ha portato, quel che ha distrutto. Gli italiani non studiano abbastanza la loro storia, stanno diventando indifferenti verso il fascismo che li ha portati a quella rovina che ho visto io nel’ 45, quando sono venuto con la Brigata ebraica. Oggi la storia sembra tornare indietro e pochi lo sanno”, le sue parole in un’intervista oggi a Repubblica. A presenziare all’inaugurazione della mostra, che sarà aperta fino al 14 febbraio, i vertici della Regione Lombardia, tra cui il presidente Attilio Fontana.
La prima parte dell’esposizione, presentata dalla presidente dell’Associazione Figli della Shoah Daniela Dana Tedeschi, è dedicata a ripercorrere le tappe che portarono gli ebrei italiani prima alla discriminazione ed esclusione e poi alla persecuzione e deportazione attraverso manifesti, quotidiani, fotografie, francobolli, lettere e cartoline postali appartenenti al collezionista milanese Gianfranco Moscati. La seconda parte della mostra – curata da Stefano Scaletta, Davide Riccardo Romano, con la collaborazione di Barbara Caletti, Marco Riccaboni ed Eyal Mizrahi -, propone manifesti, divise e oggettistica originali che raccontano la nascita e la storia degli oltre 5000 ebrei provenienti da tutto il mondo, che combatterono uniti sul fronte italiano sotto il vessillo a 5 punte.
Sempre a Milano in queste ore la senatrice a vita Liliana Segre si è recata a San Vittore per l’apposizione della Pietra d’inciampo in memoria di Andrea Schivo, guardia penitenziaria di San Vittore che aiutò per quanto possibile ebrei e oppositori del regime nazifascista detenuti, e che per questo fu deportato a Flossenburg da cui non fece più ritorno. “Per me entrare a San Vittore è un grandissimo shock è una grande emozione, che purtroppo non posso condividere con nessuno perché sono l’unica ritornata. L’agente Andrea Schivo scelse di essere un uomo – ha affermato la senatrice a vita – a differenza del 99% degli italiani che invece avevano scelto l’indifferenza, la paura e il non obbedire alla propria coscienza: lui aveva scelto di essere un uomo. Non dimenticherò mai per il resto della mia vita quei detenuti che furono una manna nel deserto dei sentimenti, dell’etica e dell’umanità”.