Nove pietre per nove vite spezzate
Ancora pietre d’inciampo nelle strade italiane. Oggi, alla presenza degli studenti di numerosi istituti e delle massime autorità pubbliche, con un intervento tra gli altri della presidente della Comunità ebraica Manuela Russi, la posa delle stolpersteine ha caratterizzato un itinerario di Memoria nella città di Ancona.
Sette sono state oggi collocate nel capoluogo marchigiano (via della Loggia, Corso Garibaldi, via Goito, via Fornaci e via Beccheria), due saranno prossimamente poste ad Osimo e Jesi. Ad essere commemorate le figure di Franco, Lucio e Renzo Coen Beninafante, Piero Sonnino, Nella Montefiori, Vittoria Nenni e Dante Sturbini (Ancona), Annita Bolaffi (Osimo) e Giulio Ottolenghi (Jesi).
Pubblichiamo la testimonianza di Anna Padovani, letta in occasione della posa per Nella Montefiori.
In ricordo di Nella
Nella Montefiori era cugina di mio padre Paolo Padovani, li legavano queste terre delle Marche dove i Padovani e i Montefiori erano stati stretti parenti.
Famiglie di religione ebraica.
Famiglie di italiani perseguitati dal fascismo, che ancora oggi c’è chi vorrebbe rivalutare con pacificazioni impossibili nel nome dei carnefici.
Poveri perseguitati costretti allora a prendere strade diverse riunite poi a Roma in quei giorni bui del 1943 quando la città era caduta in mano ai tedeschi e ai loro alleati repubblichini.
Quando Nella è giunta da Ancona a Roma, con la sua famiglia, cercando di trovare un po’ di respiro dalle infami leggi razziali del 1938, avrà vissuto in quella stessa situazione di clandestinità che era toccata a mio padre e a suo fratello Massimo, e ai loro genitori costretti a riparare presso un convento di suore solidali.
Mio padre e mio zio, giovanissimi, erano riparati a Roma da Siena dove i Padovani risiedevano nel ’38, costretti poi nella capitale a vivere nella paura trovando ripari incerti e cambiando di continuo domicilio.
Anche gli indirizzi a Roma dei Montefiori, conservati nell’archivio della Comunità ebraica romana dove avevano trasferito l’iscrizione, sono altrettanto numerosi e riportano a quello stato di tremenda precarietà vissuta sotto il nazifascismo.
Da ultimo, nell’ottobre del ’43, i Montefiori secondo l’archivio ebraico vivevano a Roma in via del Tritone ’46. Qui ad Ancona avevano abitato in quella che oggi si chiama via Goito.
Nella aveva solo trentotto anni quando la sua vita è stata stroncata.
Era stata una maestra elementare fino al ’38 e poi una giovane ebrea a cui il regime fascista negava i più elementari diritti.
A niente serviva la posizione raggiunta da suo padre Gino nell’esercito, un alto ufficiale che aveva subito come mio nonno Riccardo Padovani generale dei bersaglieri l’allontanamento dai ranghi.
Niente l’ha potuta salvare dall’eliminazione nel più orribile dei campi di sterminio nazifascisti, Auschwitz dove Nella è morta il 23 ottobre del 1943 dopo essere stata “presa” nel rastrellamento degli ebrei della Capitale, il 16 ottobre.
Per anni poi come un velo oscuro era calato sulla sorte subita da Nella e a tutt’oggi molti particolari della sua vita ci sono ignoti.
Nella mia famiglia non me ne parlavano, anche sua sorella Ada che ho frequentato fin da piccola e che era sopravvissuta miracolosamente alla morte non mi ha mai raccontato quello che era successo a Nella.
Ho saputo poi che gli adulti ne parlavano sempre, ma con me bambina prima e poi adolescente non se la sentivano.
Solo in anni recenti ho scoperto che cosa le era successo quel 16 ottobre del ’43 ed è stato per me drammatico.
Ho trovato nei diari che mio padre mi ha lasciato morendo nel 2008 che Nella era invece costantemente nel cuore e nei pensieri di tutti gli adulti della famiglia.
È stato l’inizio di una ricerca in cui con l’aiuto di Giuliana Piperno Paserman, cugina di mia zia Elvira Foà, ho messo a fuoco quello che era successo in via Cola di Rienzo quel giorno.
Nella stava camminando per strada con sua sorella Ada quando una camionetta di tedeschi è piombata su di loro. Le due sorelle – questo ho appreso poi anche dagli scritti di mio padre – istintivamente andarono allora in direzioni diverse, separandosi. Ada andò da una parte entrando in un portone aperto e si salvò, Nella, nella direzione opposta e fu brutalmente catturata.
Fu portata al Collegio militare di via della Lungara e il 18 ottobre salì sul vagone piombato diretto ad Auschwitz. In quei carri merci al binario numero uno della Stazione Tiburtina Nella Montefiori era una degli oltre mille deportati.
Cinque giorni dopo il treno arrivò ad Auschwitz e Nella fu inclusa nel gruppo delle donne mandate subito alle camere a gas. Così è scomparsa.
Il 15 gennaio del 2019 abbiamo messo una pietra per Nella in via del Tritone 46 a Roma, oggi la ricordiamo qui con una seconda pietra ad Ancona in via Goito dove ha vissuto. Ringrazio tutti voi presenti e chi ha pensato di renderle questo estremo omaggio.
Anna Padovani
(24 gennaio 2020)