L’arte razziata e la giustizia da fare

“Dalle persone alle cose: le collezioni ebraiche deportate e il ruolo dello Stato”. È il tema della riflessione organizzata oggi agli Uffizi, negli spazi dell’auditorium Vasari. Un tema caro alla direzione del prestigioso museo fiorentino, che in questi anni ha promosso istanze di giustizia e Memoria che hanno lasciato il segno.
Centinaia di migliaia, è stato oggi ricordato nel corso dell’incontro, le opere d’arte trafugate dai nazisti durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale: è questo il triste bilancio di intere collezioni ebraiche, letteralmente deportate, strappate a famiglie e sinagoghe mentre si destinavano i legittimi proprietari a morire nei campi di sterminio. Significativo lo scorso anno l’appello del direttore Eike Schmidt affinché nel mondo i governi facciano di più, istituendo “commissioni che si impegnino attivamente” nel recupero dei beni sottratti, seguendo l’esempio virtuoso dell’Italia con il Nucleo di Tutela dei Carabinieri. Ad aprire l’incontro, che ha visto gli interventi di vari addetti ai lavori, un saluto anche del presidente della Comunità ebraica fiorentina David Liscia. Hanno poi preso la parola, moderati da Alessia Cecconi, Daria Brasca, Marta Baiardi, Silvio Balloni e Tiziano Lanzini.
“Si tratta di un percorso coerente. L’incontro odierno – ha affermatore Claudio Di Benedetto, curatore dell’iniziativa insieme al direttore Schmidt – rappresenta la quinta tessera di un mosaico che stiamo formando. L’intento è quello di comporre un quadro di vicende legate all’arte attraverso protagonisti dentro e fuori della comunità ebraica”. Così invece Schmidt: Quando guardo qualche opera recuperata dai carabinieri e ingiustamente razziata dai nazisti, vedo sempre gli sguardi di tantissime famiglie, di intere comunità ingiustamente derubate, che si sono posati nei secoli su queste collezioni. Recuperando le opere, la memoria delle persone sterminate esce dal buio”.

(24 gennaio 2020)