Memorie d’infanzia
Da vent’anni per legge, troppe volte solo per obbligo, spesso con stanchezza o fastidio dai tanti e purtroppo sempre più numerosi politici e cittadini che continuano a girare la testa dall’altra parte e a dire che la vita va avanti e sul passato è meglio stendere un velo pietoso. Da vent’anni con tenacia da parte di chi ebrei e non ebrei ha ben chiaro di cosa si parli e di che problemi ci siano.
In un contesto dove si continuano a mescolare memorie di storie diverse, si confonde e si distorce, si nega e si sminuisce, si piangono le vittime e si piangono, non solo per pietà ma per apprezzamento e comune sentimento, i carnefici.
In ogni modo possibile e senza perdere la convinzione che il nostro seminare possa far germogliare qualche frutto di consapevolezza, cerchiamo di lavorare perché la memoria non sia solo sterile ricordo del passato ma stimolo a capire il presente e a costruire il futuro.
Oggi voglio ricordare i tanti, testimoni e amici, che quella memoria l’hanno coltivata anche prima che diventasse un monito istituzionale.
La storia è quella di una maestra di una scuola elementare di Verona, Maria Pia Priolo, che quando apprese la storia di Sergio De Simone, legata a quella delle sue cugine, le sorelle Tatiana e Andra Bucci, pensò che quel bambino napoletano poteva diventare un simbolo del milione e cinquecentomila bimbi morti nella Shoah.
La triste storia è nota: Sergio fu deportato con la madre Gisella Perlow ad Auschwitz e fu il solo italiano selezionato con altri 20 bambini da Mengele per inviarli ad un suo amico, quel mostro di medico che fu Kurt Heissmeyer che li usò come cavie umane nel campo di concentramento di Neuengamme presso Amburgo.
Quando ormai gli alleati erano vicini, arrivò l’ordine al comandante del campo di far sparire ogni traccia di quanto avvenuto e nella notte tra il 20 ed il 21 aprile del 1945 Sergio e i suoi compagni furono trasferiti nella scuola Bullenhuser Damm di Amburgo, sedati e impiccati alle pareti di una stanza.
La maestra Priolo iniziò a bussare alle porte di responsabili scolastici e politici della sua circoscrizione e della città. Qualcuno la ascoltò, altri no, ma lei continuò a perseguire il suo obiettivo e nel giugno del 1996 il Comune di Verona decise di dedicare un parco a Sergio De Simone. Qualche anno dopo, il 20 aprile 2009, nella scuola di Maria Pia, l’Istituto Lenotti, fu piantato il roseto, una rosa bianca per ognuno di quei bambini.
E ancora, qualche anno fa, affiancata dalla Presidente di Italia Israele, Lucia Forneron z.l., dalla Comunità ebraica e dal presidente della Circoscrizione, Carlo Badalini, editò una canzone composta dal Maestro Accordini ed ispirata alla poesia Sissel che Daniel Vogelmann scrisse per la sua sorellina deportata ad Auschwitz.
Memorie di infanzia, di bambini scomparsi troppo presto. Come ogni anno gli alunni delle quinte elementari della scuola ove la maestra Priolo ha insegnato, si ritrovano al parco De Simone per portare i loro fiori di speranza.
Anche questa mattina bimbi di ogni colore hanno letto poesie, cantato Gam Gam, ascoltato la canzone di Sissel e poi con la loro rosa bianca in un silenzioso, commovente, partecipato cammino hanno fatto memoria posando quel fiore.
Bruno Carmi
(27 gennaio 2020)