Trump e l’attesa per il piano di pace
Tutto pronto per l’annuncio del piano di pace Usa (o visione di pace, come l’ha definita l’ideatore Jared Kusher) che vorrebbe riaprire i negoziati tra israeliani e palestinesi. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha incontrato separatamente il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il leader dell’opposizione Benny Gantz alla Casa Bianca per discutere del piano in questione e spiegarne i dettagli. In queste ore il progetto dovrebbe essere ufficialmente rivelato ma trova già la contrarietà palestinese, secondo cui il piano sarà comunque favorevole agli israeliani.
Dal 2017 circolano diverse voci sul piano che dovrebbe essere incentrato sul rilancio dell’economia palestinese, con la previsione di 50 miliardi di finanziamento provenienti da Stati Uniti e Paesi arabi. Nodo da sciogliere, la sovranità sulla Valle del Giordano, che Netanyahu ha promesso di estendere in caso di sua vittoria alle urne il prossimo 2 marzo. I media israeliani e americani spiegano però che dall’entourage della Casa Bianca è arrivato un invito all’attuale Premier di non far menzione dell’annessione, che metterebbe in difficoltà il Presidente Trump con i paesi arabi. Nel piano dovrebbe essere prevista una forma di indipendenza palestinese ma non è chiaro se si tratterà di uno Stato vero e proprio. “È possibile che il team di Trump proponga che i palestinesi mantengano una limitata autonomia, ma rimangano sotto il controllo israeliano e senza un territorio contiguo. – scrive il giornalista Ron Kampeas – Kushner ha evitato ogni accenno a una ‘soluzione a due Stati’, una frase che implicherebbe uno Stato palestinese indipendente, affermando di non voler essere vincolato dalla terminologia”. Il Jerusalem Post riporta che ci sarà effettivamente una mappa dettagliata che includerà le aree – compresa la Valle del Giordano – che saranno annesse a Israele. La Valle del Giordano, che corre lungo il confine orientale della Cisgiordania con la Giordania, si trova oltre la barriera di sicurezza costruita da Israele, su una terra che i palestinesi rivendicano per il proprio Stato. L’annessione o meno sarà dunque centrale rispetto a qualsiasi implementazione futura del piano a cui i palestinesi non danno nessuna chance di realizzarsi. “Senza di loro non facciamo l’accordo e va bene, non vivono bene. Come sapete abbiamo tagliato gli aiuti ai palestinesi, cosa che non mi piace fare, ma l’abbiamo fatto. E dico che c’è una buona probabilità che vogliano questo accordo. – ha commentato Trump dopo aver incontrato Netanyahu e Gantz separatamente – Dirò che sono grandi negoziatori e come grandi negoziatori la loro risposta iniziale […] sarà ‘Oh, non vogliamo niente’. Ma nel frattempo, nel frattempo, negozieranno”.
Intanto da Israele arriva la notizia che il Procuratore generale Avichai Mandelblit ha inviato al Tribunale di Gerusalemme il formale atto di accusa contro il premier Netanyahu. L’avvio del procedimento è avvenuto poche ore dopo la decisione dello stesso Netanyahu di ritirare la sua richiesta di immunità parlamentare. Difficilmente il processo a carico dell’attuale Premier inizierà nel breve periodo, fanno sapere i media israeliani.