Palermo 1938, le scuse dell’Accademia
Il 27 gennaio Palermo ha visto tanti eventi e momenti significativi per far riaffiorare molte realtà e pezzi di storia che non si conoscevano. In una terra che dal 1492 non ha più avuto una forte presenza ebraica e che ha oggi un piccolo nucleo attivissimo, che ha saputo interagire in questi anni con le istituzioni politiche, culturali e accademiche della città, da segnalare anzitutto che tre Musei regionali commemorano la Shoah: si tratta del Museo archeologico Salinas, di Palazzo Abatellis e del museo di Arte contemporanea RISO che – rispondendo ad una disposizione del presidente Musumeci e su indicazione del dipartimento dei Beni culturali – hanno organizzato una serie di visite guidate, appuntamenti e proiezioni.
In particolare, al Museo archeologico Salinas, dal 27 gennaio all’1 marzo, si può visitare la mostra “Documenti di storia ebraica dalle collezioni del Museo Salinas”, tra monete, libri e fotografie. Nei pannelli e nel filmato appositamente realizzati, viene raccontata la storia degli ebrei a Palermo, che inizia intorno al III-IV secolo d.C. e si chiude nel 1492 con l’Editto di espulsione dei re cattolici di Spagna Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona.
Una mostra e un concerto anche a Palazzo Abatellis: nella sala del Trionfo della Morte può essere visitata l’esposizione “I metalli islamici con iscrizioni ebraiche e l’epigrafe ebraica”, contenente i cosiddetti metalli mamelucchi del XIV sec. Opere la cui decorazione fa riferimento a iscrizioni arabe che presentano incisioni posteriori in ebraico.
E ancora nella sala Damiani Almejda dell’Archivio Storico Comunale, è stato presentato il libro «Delle vicissitudini dei Giudei di Sicilia. Gli Ebrei a Palermo tra il XIV e il XV secolo», di Girolamo Mazzola e pubblicato da Ex Libris.
Gli studenti palermitani il 27 si sono trovati davanti al «Vagone» della Memoria per ricordare tutte le vittime del nazi-fascismo. E in Prefettura molte scolaresche erano presenti all’incontro indetto dal Prefetto su Le leggi razziali e l’indifferenza. Alla libreria ” Tante Storie” é stato invece presentato il libro di Lucia Vincenti, studiosa di storia contemporanea siciliana relativa al ventennio, “Shoah, storia degli ebrei in Sicilia durante il fascismo”.
Vero fiore all’occhiello delle celebrazioni é tuttavia la serie di eventi organizzati dall’Università di Palermo, con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L’esposizione “Gli studenti ebrei e l’Università di Palermo ai tempi del fascismo”, curata dal delegato del Rettore all’Archivio storico di Ateneo, Mario Varvaro, si sviluppa attraverso un percorso di documenti, fotografie, lettere e testimonianze, unica finora nel suo genere.
In un Convegno, dopo la presentazione del Rettore Fabrizio Micari e del VicePresidente Ucei Giulio Disegni, due dettagliate relazioni dei professori Alessandro Hoffmann e Mario Varvaro, introdotti da Matteo Di Figlia. Nell’occasione è stato presentato in anteprima “Nella bufera” dal testo “Józef Lewsztein” di Alessandro Hoffmann, drammaturgia e regia di Adriana Castellucci, con gli studenti del Laboratorio Teatrale del Liceo “Galileo Galilei” di Palermo.
Al termine é stata scoperta una targa dedicata allo sfortunato Lewsztein, fucilato dai repubblichini a Forlì nel 1944 ed assurto a simbolo di tutti gli studenti ebrei dell’ateneo palermitano che ebbero la vita stravolta dalle leggi razziali.
Doverosa e coraggiosa la scelta dell’Università di Palermo in sinergia con il sistema museale universitario e con l’Archivio storico dell’Ateneo, con cui si è voluto ribaltare la prospettiva della memoria, puntando l’attenzione, più che sui docenti esclusi (Segrè, Ascoli, Artom, Fubini e Dina), sugli studenti che, ha ricordato il Magnifico Rettore Micari, “ebbero conseguenze devastanti dalle leggi razziali ma in qualche modo continuarono la loro vita: ma chi si è preso la premura di raccontare ciò che accadde agli studenti ebrei che erano nel nostro Ateneo?”.
“Sono schegge di memoria – ha detto Mario Varvaro – da restituire al contesto in cui il vertice dell’Università di Palermo appoggiò la politica razziale”. Gli studenti ebrei, per lo più stranieri, che frequentarono l’università di Palermo tra il 1923 del 1939 erano circa 60 e molti di loro ebbero una vita drammatica: a loro è stata dedicata una targa nell’atrio di Palazzo Steri, sede del Rettorato.
Il momento più toccante è stato quando il Rettore a nome dell’Università ha affermato: “Agli studenti ebrei cacciati dall’ateneo di Palermo dobbiamo delle scuse” per quello che successe ottant’anni fa, una pagina da dimenticare, ma nello stesso tempo da ricordare per rafforzare gli antidoti contro l’antisemitismo e il razzismo”.
Il Rettore ha poi letto il discorso che il suo predecessore, Giuseppe Maggiore, tenne ad apertura dell’anno accademico 1938-1939, chiedendo scusa per quelle parole. Micari non ha usato mezzi termini per esprimere “un profondo senso di vergogna per tutti quegli studenti ebrei che vissero la drammatica e oscena esperienza che li costrinse ad interrompere i propri studi a causa delle leggi razziali”.
Palermo diventa così la prima città universitaria che vive la Shoah nel ricordo dei suoi giovani laureandi perseguitati, grazie alla ricostruzione dell’Archivio storico dell’Ateneo che ne ha tracciato i percorsi di studio fin dove è stato possibile.
“Nessun’altra università italiana ha dedicato il Giorno della Memoria agli studenti. Il segnale che lancia oggi Palermo è di monito per l’Italia intera”, ha affermato il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Giulio Disegni, che ha lanciato la proposta di cambiare l’intitolazione delle scuole a Vittorio Emanuele III. “È inconcepibile – dichiara – che una città come Palermo possa ancora avere ben due istituti a chi ha consegnato le sorti del Paese a Mussolini”. Da quelle scuole offese riparte la sfida dell’eguaglianza per una società senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, così come recita l’art. 3 della Costituzione.