Oltremare – Calendario

daniela fubiniI ragazzini dei Zofim o Bnei Akiva, o di qualunque altro movimento molto giovanile si tratti, hanno iniziato già la settimana scorsa coi banchetti dei mishloach manot, il tradizionale pacchetto tutto fatto di cibarie che ci si regala in famiglia o fra amici a Purim. Ma hanno saltato una pagina del calendario, che non era ancora neanche Tu Bishvat, e loro stavano già a Purim!?
Io fino a tutta questa settimana accetto eventualmente di comperare piantine, fiorellini, germogli assortiti più o meno promettenti per festeggiare il capodanno degli alberi, ma mi rifiuto con tutta me stessa di farmi appioppare già ora biscottini di dubbia origine, impacchettati con molteplici strati di carta d’argento, carta oleata, plastica colorata e poi una bella scatola di cartone perchè chiaramente devono sopravvivere fino a Purim e c’è un mese e più da passare. Intanto si comincia giá a parlare delle vacanze di Pesach, fra le più popolari per viaggi anche lunghi, complice una assurdamente lunga chiusura delle scuole che obbliga le famiglie a schiavizzare tutti i nonni (e zii, e cugini) disponibili oppure in alternativa appunto, a prendere ferie e volare lontano. Ma con il virus assassino del 2020 pare che perfino gli israeliani, il popolo dell’ihye beseder (andrà tutto bene, di che ti preoccupi) stiano prendendo tempo e non facciano prenotazioni.
Curiosamente, la data più vicina di una certa rilevanza per tutti gli israeliani, quella delle nuove elezioni, passa invece quasi sotto silenzio. A parte le tribune politiche in televisione e i commentatori alla radio che non sanno più neanche loro cosa dire, impantanati come siamo in uno zero a zero molto oltre la zona Cesarini, nelle strade, al bar e fra amici nessuno parla di politica. Ci sveglieremo tutti a fine mese, quando la decisione sul chi votare non potrà più essere posticipata ancora, e a quanto pare la questione è proprio che quasi nessuno cambierà il proprio voto, già dato senza troppo trasporto ben due volte negli ultimi dieci mesi. Quindi a logica, vince chi convince i propri elettori a trascinarsi una terza volta fino alla scuola elementare di fronte a casa, fare la fila (si spera), mettere il foglietto con la sigla prescelta nella busta e poi nello scatolone, e scappar via verso il mare. Si perché se di elezioni se ne ha davvero abbastanza, tutti invece non vediamo l’ora che finisca l’inverno inusualmente lungo e piovoso, per poter finalmente mettere i piedi nella sabbia.

Daniela Fubini