Scritte antisemite,
a Torino un nuovo caso

rassegnaAncora una scritta antisemita, questa volta a Torino. Si tratta del decimo caso in pochi giorni. “Gli antisemiti delle scritte fanno proseliti”, titola tra gli altri Repubblica. Racconta Marcello Segre, l’ultima vittima di questa inquietante spirale d’odio: “Ho chiamato la polizia in lacrime. Mi hanno chiesto ‘ma succedono ancora queste cose nel 2020?’. Evidentemente sì. È grave, sono passati 30 anni da quando erano accaduti episodi simili. Per un attimo non volevo crederci. Ho pensato di non dire nulla pubblicamente, ma poi ho deciso che era meglio non tacere”.
I quotidiani raccolgono anche l’amarezza di Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino, che in una intervista con La Stampa dice: “Purtroppo i dati dicono che l’antisemitismo è in crescita ovunque. Nelle ultime ore a San Daniele del Friuli è comparsa una svastica sulla porta della casa appartenuta a una deportata ad Auschwitz. Vari episodi sono avvenuti anche a Roma, dove sono state trafugate e imbrattate alcune pietre d’inciampo. Certo, che queste cose accadano qui, in una terra profondamente antifascista e in una comunità che sta facendo moltissimo per preservare la Memoria, fa particolarmente male”. Prosegue Disegni: “Le persone prese di mira, dal caso di Mondovì all’episodio di ieri, non sono parte della nostra Comunità. Si tratta semplicemente di persone di discendenza ebraica. Marcello Segre, presidente di un’associazione di volontariato, probabilmente è stato identificato per il cognome, ormai noto a tutti per via dell’omonimia con la senatrice a vita, ultimamente molto esposta dai media”.
Di Segre, sempre su La Stampa, si legge: “Suo padre era di origini ebraiche, sua madre italiana”. Un passaggio a dir poco sconcertante.
I fatti sono analizzati anche dallo storico Claudio Vercelli (Repubblica Torino). “L’antisemitismo è sempre esistito, accompagna trasversalmente le epoche storiche e politiche del mondo occidentale. È come un virus dormiente all’interno del corpo sociale immune ai disagi e ai mutamenti. È quando si mettono in moto le trasformazioni problematiche, come quella che stiamo vivendo, che il virus toma a manifestarsi: gli individui – sottolinea Vercelli – vanno a caccia di capri espiatori sui quali riversare il proprio risentimento”.

Sarà la 19enne Eden Alene, espressione della comunità etiope emigrata in Israele a cavallo tra Anni Ottanta e Anni Novanta, a rappresentare lo Stato ebraico al prossimo Eurovision. “Eden – spiega La Stampa, che racconta anche la storia di questa emigrazione – non ha dimenticato di proclamare che la sua vittoria è motivo di orgoglio per l’intera comunità etiope”.

Sul Fatto Quotidiano si invita a una visita alla mostra dedicata alla vicenda del Simonino, in corso a Trento, ricordando come anche Almirante, nei suoi scritti antisemiti, abbia cavalcato il tema del sangue. “Nelle parole limpide e coraggiose dell’arcivescovo di Trento che aprono il catalogo della mostra si legge che ‘la verità come approdo condiviso sembra essere oggi più che mai una meta lontana, anche dentro la Chiesa’: proprio per questo – viene affermato – è importante svelare agli italiani di oggi la cruenta e antica storia dell’antisemitismo”.

Luca Bottura, raccontando anche dell’esperienza del padre internato, parla su Repubblica del libro I militari italiani nei lager nazisti (Il Mulino) di Mario Avagliano e Marco Palmieri. Furono in 650mila a dire no, rifiutando la complicità con i repubblichini e i nazisti. Scrive Bottura: “Troppa gente ogni giorno violenta la parola Patria. Se davvero dovessi intestarmene una vorrei che fosse la stessa di quei giovani sperduti e spaventati. Anche di quelli che morirono di malattie e stenti. Versando, per noi, il sangue dei miti”.

Sul Fatto Quotidiano, in un articolo fortemente critico nei confronti del premier Netanyahu, si parla del piano di pace Usa e delle remore dei generali israeliani in pensione su un’eventuale annessione della Cisgiordania (ipotesi al contrario anelata dai leader degli insediamenti).
“Non ascoltare Mandelblit potrebbe far crescere ancora di più le reticenze dei militari, che Netanyahu non può ignorare. I loro discorsi – si legge nel passaggio conclusivo – potranno spingere alla riflessione un primo ministro politicamente alle strette e un elettorato fanatico il cui solo sogno è di controllare tutta la Cisgiordania?”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(10 febbraio 2020)