Timisoara

gadi luzzatto vogheraLui era nato a Jezierna, che oggi è Ucraina, alla fine dell’800. Faceva il commerciante ed era cittadino austriaco, ebreo. Parlava almeno tedesco, yiddish, ungherese e italiano probabilmente anche rumeno. Lei era nata pochi anni dopo a Braila, in Romania, in anni in cui gli ebrei erano il 25 % della popolazione. Era nipote del cantore della sinagoga sefardita di Timisoara e parlava spagnolo, ladino, rumeno e tedesco. Poi ha imparato anche l’italiano. A Timisoara a metà degli anni ’20 si viveva bene; una città crocevia di culture, di lingue e di religioni. Si commerciava, ma si andava anche a teatro e ai concerti. Luogo ideale per crescere una famiglia. Nasce un figlio, poi una bella bambina nel 1930. Ma dopo solo un anno e mezzo una sciagura colpisce la coppia: la bambina muore (capitava spesso allora). Di lei rimane una foto sorridente, nuda a pancia in giù. E una piccola lapide nel cimitero ebraico di Timisoara, ai piedi della tomba del bisnonno cantore.
Poi la storia continua, e si complica. La coppia, afflitta, si trasferisce a Trieste. Lì viene colpita dalle persecuzioni antiebraiche e dolorosamente si separa: lei parte per l’Argentina dove diventerà la prima traduttrice in spagnolo di Thomas Mann. Lui affronta come può la tempesta delle persecuzioni in Italia: si nasconde, il figlio va sui monti a combattere e poi finisce a Buchenwald. Gli ebrei di Jezierna, quelli sopravvissuti alle Einsatzgruppen, vengono sterminati a Belzec. Dopo la guerra tutti prendono strade diverse: chi commercia, chi fa il medico, chi intraprende percorsi di marranesimo.
Poi capita per caso che una nipote torni a Timisoara e per curiosità si informi. E scopre la lapide dell’omonima zia bambina in quel cimitero, e visita le grandi sinagoghe della città, e scopre che dopo tutto quel che è passato ancora ci sono centinaia di ebrei di vario tipo in quella città. Una storia da raccontare forse meglio e più a lungo, fatta di incroci di umanità e di culture. Una storia molto europea e molto ebraica, fatta di resilienza, di permanenze e discontinuità. Una storia che ci mostra quanto inutili siano le aspirazioni di sovranismo e i muri e le barriere. Alla fine le vite e i destini riemergono dai fiumi carsici della storia, in un caldo abbraccio.

Gadi Luzzatto Voghera, storico

(14 febbraio 2020)