Insegnare nell’Italia postfascista,
il racconto di 40 anni di vita

“Scrivere questo libro, sull’ambiente in cui sono vissuto alla Sapienza, non deve essere considerato un’opera di recriminazione o un’acrimoniosa accusa specifica rivolta a persone e situazioni, ma un obbligo civile di testimonianza di come è spesso la vita accademica”. 
È l’atto d’accusa che Giorgio Coen, dal 2001 al 2009 presidente dell’Ospedale israelitico di Roma e in precedenza professore associato nello storico ateneo capitolino, formula in Vita alla Sapienza (Il seme bianco). Il racconto di “quarant’anni da docente in un ambiente postfascista”, come recita il sottotitolo. E l’occasione oggi per ricordare Coen, da poco scomparso, con un evento che si svolgerà questa domenica alle 17.30 nel bookstore del Palazzo delle Esposizioni, con interventi del Consigliere UCEI Davide Jona Falco, di Laura Quercioli, Dario Cecchi, Salvo Lombardo. 
Coen parte dall’infanzia spezzata dalle Leggi razziste, che lo colpirono in tenerissima età. Dall’indifferenza, dall’emarginazione, dal crescente pericolo intensificatosi dopo l’occupazione nazista. “La nostra vita – racconta – era quanto mai circoscritta all’ambito familiare, senza più contatti con altri. I miei genitori non erano comunque in grado di nasconderci la realtà e le loro ansie. Non inventavano storie protettive ed edificanti, come ne La vita è bella, il film di Roberto Benigni. Ricordo periodi di ansia profonda in famiglia, e nell’ambiente ebraico che frequentavamo, nel settembre del 1943, quando fu imposta la taglia di cinquanta chili d’oro agli ebrei di Roma, pena la deportazione”.
E poi la fuga, un faticoso ritorno a casa, la consapevolezza delle deportazioni e della sentenza di morte pronunciata contro alcuni parenti che non faranno ritorno dal lager. La sfida di ripartire, costruire e ricostruire. L’incontro con Franca, che sarà compagna di una vita. “Sono passati oltre cinquant’anni di matrimonio. Sono successe tante cose, esperienze comuni, talune dolorose, che hanno generato ansietà, ma anche momenti di pienezza e di soddisfazione. Siamo rimasti insieme e soprattutto – riconosceva Coen – siamo rimasti molto uniti per tutto questo tempo superando momenti difficili”. 
Un sodalizio che permette di reggere alle prove più dure. Non poche appunto quelle che hanno origine negli ambienti accademici, spesso percepiti come ostili e ancorati a logiche retrograde, in un’Italia che già allora sembrava aver ben poca voglia di fare i conti con il proprio passato. Sono ostacoli da cui però Coen non si è mai fatto sormontare, continuando a perseguire i propri scopi e progetti. Tanto da ammettere: “Posso dire di essere giunto all’età del pensionamento senza avere mai gettato la spugna, senza aver mai tralasciato di impegnarmi scientificamente”. 
Un impegno che ha dato i suoi frutti. Coen è stato presidente della Società Italiana di Metabolismo Minerale. Attivo divulgatore, ha pubblicato 230 articoli scientifici e collaborato anche, con interventi puntuali e stimolanti, con il portale dell’ebraismo italiano www.moked.it e Pagine Ebraiche. 

(20 febbraio 2020)