La solitudine degli ebrei
Mi hanno molto colpito le parole di Emanuele Fiano: “Alla fine siamo soli”, dette dopo la più stupida e la più violenta delle scritte antisemite apparse in questi ultimi mesi: “Calpestiamo gli ebrei”. Quella di Fiano è un’affermazione che chiama in causa, in primo luogo, noi non ebrei che ci sentiamo vicini al popolo ebraico e ci chiede di interrogarci su che cosa facciamo per contrastare questa ondata di antisemitismo. Che cosa facciamo come persone, che cosa facciamo come gruppi organizzati.
Bisogna confessare a noi stessi che non riusciamo a trovare le parole necessarie per contrastare questo fenomeno. E non le troviamo soprattutto perché non riusciamo a capirlo. Quando l’antisemitismo prende la forma dell’antisionismo, dell’odio contro lo Stato d’Israele, non mancano gli argomenti per contrastare posizioni che sono deboli sul piano storico e che non esprimono molto di più dei residui delle fumisterie ideologiche che ci trasciniamo da mezzo secolo, dalla ubriacatura del ’68. Quando il razzismo assume la forma dell’odio contro i migranti, anche in questo caso non mancano gli argomenti per contrastarlo. Ma quando l’antisemitismo ripristina forme di odio che si pensava che fossero ormai dei relitti fossili, qualcosa che apparteneva a un passato ormai lontano, allora ci si sente disarmati.
In Italia gli ebrei rappresentano una piccolissima minoranza, contro la quale le armi tradizionali dell’antisemitismo sembrano non avere più senso. Sono venute meno, da tempo, le accuse tipiche dell’antigiudaismo cattolico; il razzismo biologico appare sepolto sotto le macerie del Terzo Reich; anche le tradizionali accuse rivolte agli ebrei di costituire una potente corporazione in grado di condizionare l’economia nazionale appaiono prive di senso. E allora che cosa resta? Resta l’odio puro, fine a se stesso, che assume come bersaglio un determinato gruppo per pigrizia, per abitudine, perché si è sempre fatto così, perché “calpestare gli ebrei” fa parte di una tradizione di cui non si sente il bisogno di trovare le motivazioni.
Trovare gli strumenti per contrastare l’odio fine a se stesso è molto difficile, molto più difficile che affrontare chi nega la legittimità dello Stato d’Israele. E tuttavia la fiducia nella forza della ragione, per quanto affievolita, non ci deve abbandonare. D’altra parte è l’unica arma che abbiamo. E allora dobbiamo ribattere colpo su colpo, non ignorare quello che sta avvenendo anche se non lo capiamo, ricordare a tutti, soprattutto ai giovani, dove porta la strada dell’antisemitismo.
Valentino Baldacci