Conte: “Chi alimenta la paura non fa interessi dell’Italia”
“Stiamo lavorando intensamente per raggiungere il primario obiettivo di scongiurare l’eventualità di una pandemia. Il nostro modello sanitario può contare su competenze e professionalità di grande spessore. Dobbiamo essere estremamente attenti, ma non dobbiamo lasciarci intimorire né drammatizzare oltremisura”. Lo afferma il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un’intervista pubblicata oggi dal Corriere della Sera dedicata alla situazione coronavirus in Italia. Conte chiede unità al paese e di evitare di alimentare panico ingiustificato. In particolare lo chiede alle parti politiche e “a chi pensa di poter lucrare in termini di consenso”, speculando sulla paura. Walter Ricciardi, componente del Comitato esecutivo dell’Oms, e ora consigliere del ministero della Salute sul virus, ha invitato – scrive Repubblica – a valutare correttamente i numeri del contagio: “Su 100 persone malate, 80 guariscono spontaneamente,15 hanno problemi seri ma gestibili in ambiente sanitario, il 5% è gravissimo e di questi il 3% muore”. Aggiungendo che “tutte le persone decedute avevano già gravi condizioni di salute”. La preoccupazione è alta anche sulla ricaduta economica della crisi sanitaria, tanto che il governo, spiega ancora Conte al Corriere, sta valutando un pacchetto di aiuti a diversi settori, tra cui il turismo. Molti paesi, scrive Repubblica, stanno prendendo precauzioni nei confronti dell’Italia e preoccupa un possibile isolamento.
Antidoti contro la paura. Da diverse parti arriva l’invito a non cadere nell’allarmismo di fronte alle notizie sul coronavirus (Corriere) e in particolare evitare di cercare capri espiatori. Su La Stampa Catena Fiorello ricorda la peste e le false accuse a streghe ed ebrei di esserne la causa. “Fu soltanto grazie alla loro cultura (parlo degli ebrei, perché delle streghe potrei dire poco) e all’osservanza delle regole dell’Halakhah, compresi gli insegnamenti rabbinici – elaborati per i periodi di calamità fin dai tempi talmudici -, che il popolo ebraico riuscì a resistere e a limitare le perdite di vite all’interno delle comunità, seppure tristemente provato dalle difficile condizione in cui era costretto a muoversi e ad agire. E non dovette essere semplice, visti i continui linciaggi e il saccheggio dei loro beni”, scrive la Fiorello.
La fine di Mubarak. Dopo aver guidato l’Egitto per trent’anni (dal 1981 al 2011), il generale Hosni Mubarak è morto lontano dal potere all’età di 91 anni: “oggi la sua dittatura appare più tollerabile di quella di Al Sisi”, scrive il Foglio. Diversi quotidiani ricordano la sua ascesa al fianco del presidente Sadat, l’uomo che firmò il trattato di pace con Israele e per questo fu assassinato al Cairo. Mubarak ne prese il posto, dopo aver ottenuto la fama grazie proprio a una guerra con Israele, quella del Kippur. “Da Camp David in poi, dall’accordo garantito da Usa ed Egitto con cui Israele e i palestinesi provarono a trovare una convivenza comune, il regime autoritario di Mubarak iniziò la sua discesa verso una violenza sempre maggiore”, scrive Repubblica mentre Antonio Ferrari sul Corriere ricorda i diversi incontri avuti con il rais. “Mi raccontò – afferma Ferrari – quanto gli aveva confessato il premier israeliano Yitzhak Rabin. Il quale ammise che il forte sostegno iniziale ai fondamentalisti palestinesi di Hamas, in funzione anti-Olp, quindi anti-Arafat, fu l’errore più grande compiuto da Israele”. Anche Paolo Guzzanti sul Riformista ricorda Mubarak e la sua influenza sull’Olp di Arafat.
Siria, appello per salvare Idlib. Tredici ministri degli Esteri europei, tra cui l’italiano Luigi Di Maio e il tedesco Heiko Maas, hanno firmato una lettera – pubblicata oggi da La Stampa – in cui chiedono di fermare il “disastro umanitario i Idlib” dove il regime siriano, appoggiato dai russi, sta proseguendo con incessanti bombardamenti. I rappresentati diplomatici affermano che l’Europa continuerà, anche attraverso a sanzioni e al ricorso del Tribunale penale internazionale, a fare pressione su Damasco affinché cessino gli attacchi e i suoi crimini “non rimangano impuniti”.
Segnalibro. “Uniti da poesia e talmud” così Massimo Giuliani descrive su Avvenire l’amicizia tra Cesare Angelini, presbitero, scrittore e critico letterario, e Paolo De Benedetti, biblista e teologo. L’occasione per parlarne è il volume in cui è riportato il carteggio tra i due, pubblicato da Morcelliana: Quasi evangelista, quasi talmudista. Lettere (1949-1975), a cura da Nicoletta Leone e Fabio Maggi.
Negazionismi. Nella sua rubrica Pietre (Repubblica), Paolo Berizzi critica un articolo pubblicato da Primato Nazionale, il giornale di CasaPound, in cui si vuole fare “negazionismo dell’antisemitismo” ovvero si cerca di mettere in dubbio la veridicità dei recenti episodi di antisemitismo in Italia.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked