Israele al voto, Netanyahu vince
ma manca la maggioranza

rassegnaIn Israele le elezioni hanno un vincitore ma non una maggioranza: tutte le analisi – anche dei quotidiani italiani – concordano nel definire il Premier uscente Benjamin Netanyahu, leader del Likud, come il grande dominatore di queste terze elezioni. Stando agli exit poll il suo Likud ha conquistato almeno tre seggi (36 a 33) in più del suo avversario Benny Gantz, leader del partito di centro Kachol Lavan. Al momento però nessuno ha una maggioranza: il blocco di destra guidato da Netanyahu, nelle ultime proiezioni, sembra si attesti a 59 seggi (ne servirebbero 61 per conquistare la maggioranza alla Knesset, formata da 120 parlamentari) per cui si rischia una nuova impasse (Stampa). “Nei prossimi giorni il presidente Reuven Rivlin darà il via ai colloqui con i capi di partito, ascolterà le loro preferenze e deciderà a chi affidare il mandato per provare a mettere insieme la coalizione”, spiega il Corriere, che ricorda come l’affluenza da 20 anni a questa parte non sia mai stata così alta e abbia premiato soprattutto Netanyahu. “Non si può negare che le elezioni sono state soprattutto un plebiscito su Netanyahu – scrive il Giornale – e King Bibi è riuscito ancora una volta a convincere Israele. Se rieletto, sarebbe il primo premier israeliano a rimanere in carica anche se imputato in un processo penale”. Temono la polarizzazione e si dicono delusi dei risultati due noti scrittori israeliani, Etgar Keret (Corriere) e Assaf Gavron (Stampa) mentre per il politologo Gideon Rahat è il sistema elettorale che è da cambiare che “penalizza i partiti e premia chi ha più carisma” (Repubblica). Sul Foglio invece si fa riferimento a un articolo del New York Times in cui si parla dei problemi del paese – non tanto il conflitto, ma la situazione delle strade, delle infrastrutture, degli ospedali – che saranno sul tavolo del prossimo governo d’Israele, chiunque sia il premier.

Pio XII, no a distorsioni. Sui quotidiani italiani (Repubblica e La Stampa), la dura replica di rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, rispetto alle affermazioni di personalità della Santa Sede che, nel giorno dell’apertura degli archivi sul pontificato di Pio XII, hanno confermato gli aiuti di Pacelli agli ebrei durante l’occupazione nazista di Roma. “È molto sospetto questo sensazionalismo, con fascicoli già pronti e le conclusioni facili proposte sul vassoio”, afferma il rav aggiungendo che “si vede chiaramente che non ci fu volontà di fermare il treno del 16 ottobre e che gli aiuti furono ben mirati a tutela dei battezzati”. Analoga la valutazione sul Corriere di Riccardo Pacifici.

Coronavirus e i blocchi all’Italia. Mentre i dati sul contagio da coronavirus in Italia e nel mondo continuano ad essere aggiornati, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio – intervistato dalla Stampa – avverte: “L’Italia risponderà con forza a blocchi insensati contro di noi” e la Farnesina farà “revocare tutte le iniziative ingiustificate”. La Stampa cita Israele tra i paesi che hanno posto restrizioni sugli arrivi dall’Italia.

Veleno antisemita in radio. La Comunità ebraica di Roma segue l’UCEI nell’azione a contrasto dei veleni antisemiti e contro Israele diffusi da Chef Rubio, con la complicità di una parte del sistema mediatico che irresponsabilmente lo sostiene. Il Corriere Roma segnala al riguardo l’esposto presentato dalla presidente Ruth Dureghello contro lo stesso Chef Rubio e il direttore dell’emittente radiofonica romana Radio Radio.

Pericolo estrema destra. Una molteplicità di episodi di violenza, avvenuti lo scorso anno, “motivati dall’intolleranza religiosa e dall’odio razziale” hanno testimoniato “l’emergere di insidiosi rigurgiti neonazisti, favorito da una strisciante, ma pervasiva propaganda virtuale attraverso dedicate piattaforme online, impiegate per veicolare documenti, immagini e video di stampo suprematista, razzista e xenofobo”. A lanciare l’allarme sono i Servizi di e sicurezza italiani nella loro Relazione annuale al Parlamento (Repubblica). I più a rischio di cadere nella rete neonazista sono i più giovani, spiegano i Servizi. “Il primo fattore di crescita dei ‘rigurgiti neonazisti’ – scrive Paolo Berizzi su Repubblica – accertati dalla nostra Intelligence è il brodo sociale e politico: la paura e l’avversione verso il nemico di turno; ieri l’ebreo, poi gli immigrati, poi di nuovo (e anche) gli ebrei”.

Super Tuesday. Dopo Pete Buttigieg lascia la corsa alle primarie democratiche anche Amy Klobuchar. Entrambi hanno dato il loro appoggio a Joe Biden, che spera di ottenere un ottimo risultato nelle elezioni di oggi (si vota in 14 Stati). “Il quadro – spiega il Corriere – si è improvvisamente semplificato: ora si apre una sfida a tre. Da una parte Bernie Sanders, che resta il favorito. Dall’altra l’ex vicepresidente Biden e l’incognita Michael Bloomberg”. A proposito di Bloomberg, miliardario filantropo, la Stampa racconta della sua strategia tra “fondi illimitati, esperti e stipendi stellari” per conquistare l’ala moderata.

Segnalibro. Su Repubblica lunga recensione a firma di Gad Lerner per il volume del filosofo israeliano Yoram Hazony Le virtù del nazionalismo. Una stroncatura su tutta la linea.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked