“Donne ebree, un ruolo da protagonista”

sab“Donne costruttrici di Fratellanza umana”. Organizzato dall’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche in collaborazione con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, un incontro su questo tema, svoltosi a Roma, ha visto la partecipazione della Consigliera UCEI Sabrina Coen. Un intervento, il suo, caratterizzato da molti riferimenti agli insegnamenti della Tradizione ebraica. E con un esplicito richiamo a tenere aperti i canali del dialogo e della reciproca comprensione in un’epoca, ha sottolineato, “sulla quale si stanno addensando le nubi oscure dell’intolleranza e dell’odio”.
“Così come la legge rabbinica riconosce che, rispetto all’appartenenza ebraica, nessun insegnamento successivo vale più di ciò che viene trasmesso dalla madre attraverso il corpo e le cure materne, allo stesso modo si può affermare che nel pensiero ebraico nessuna trasmissione successiva può cancellare l’impronta originaria che le Madri bibliche hanno dato alla vita della discendenza di Abramo. Donne che – le sue parole – sono esempi di una vocazione a costruire il futuro che la Torah attribuisce loro, anche se sottotraccia rispetto alla gerarchia ufficiale del patriarcato”.
Diversità è ricchezza: questo uno dei concetti evocati nella relazione della Consigliera UCEI. “Con Abramo – ha detto Coen, citando alcune riflessioni del rav Roberto Della Rocca – la cultura ebraica diventa l’antitesi della cultura della torre di Babele, ponendosi come cultura aperta alla diversità e all’alterità attraverso un confronto dialettico tra soggetti con pari diritti. Assumendo dunque il senso della propria complementarietà al tutto. Come nel caso del ‘mazzetto del Lulav’, un fascio di piante intrecciate e mostrate durante la festa di Sukkot (Capanne). Un oggetto che è il simbolo dell’unione necessaria di quattro piante differenti ma complementari”.
La capacità di resistere all’onda d’urto e far rete diventa quindi una prerogativa indispensabile nel nostro complesso presente. “Le donne – ha ricordato Coen – sono più di altri caratterizzate da resistenza e resilienza, cioè doti di resistere alle avversità e di trasformarle in occasioni di rinnovamento. Sono capacità che sono assai presenti nel modo in cui le donne sono rappresentate nei testi ebraici”. Per l’ebraismo le donne assumono infatti “un ruolo importantissimo nella trasmissione dell’eredità religiosa, subiscono in prima persona le accuse dell’Inquisizione, sono capaci di ogni genere di resistenza, fino al martirio, ma anche di accomodamenti, abiure obbligate, adattamenti creativi”. In definitiva, “le donne ebree sono capaci di resistenza e resilienza soprattutto nei momenti di conflitto, nelle situazioni di marginalità. Insomma, di pericolo per le vite o per le identità”.