L’appello dei leader ebraici
“Calma e collaborazione,
così ne usciremo”

L’invito è a mantenere la calma e a seguire, con la massima scrupolosità, le direttive impartite nelle scorse dal governo. Anche il mondo ebraico italiano è costretto a mettere in gioco le proprie capacità di adattamento alla realtà scaturita dalla complessa gestione dell’emergenza Coronavirus. Numerose le Comunità locali interessate dall’ultimo decreto, che impone una stretta sull’intera Lombardia e su diverse province del Centro Nord. 
La più significativa è senz’altro quella di Milano, già investita da giorni della difficile sfida di portare avanti, a distanza, la didattica. La scuola ebraica è infatti ormai chiusa dal 24 febbraio, al pari degli altri istituti cittadini. “Le lezioni online in qualche modo stanno funzionando. Non è semplice, ma si va avanti. D’altronde non ci sono alternative. Domani faremo il punto in una riunione” sottolinea il presidente della Comunità ebraica milanese Milo Hasbani. “Una delle sfide è anche quella di lavorare su diversi fronti e scadenze. Esistono infatti degli impegni economici da onorare, a prescindere dalla particolare contingenza che stiamo vivendo. L’appello – afferma Hasbani – è al massimo senso di responsabilità e alla massima collaborazione da parte di tutti gli iscritti.” La scuola è chiusa. Gli appuntamenti culturali sono stati cancellati. Gli uffici comunitari restano però aperti al personale dipendente, che lavora in modo regolare. Una delle questioni più urgenti da affrontare, per Hasbani e il Consiglio, è l’imminente festa di Purim. Sono numerosi infatti le sinagoghe e i luoghi adibiti per la funzione che la Comunità si trova a gestire e che, per essere aperti, dovranno necessariamente sottostare alle indicazioni del governo. “Anche in questo caso – dice il presidente – c’è bisogno dell’aiuto di tutti: senso di responsabilità e consapevolezza. Tutti dobbiamo restare calmi e aiutarci”. 
Anche la Comunità ebraica di Venezia, tra le altre, si trova ad affrontare giornate non semplici. Paolo Navarro Dina, che ne è il portavoce, afferma: “Per questo mese salta ovviamente tutta la programmazione culturale prevista. Mentre il culto è garantito, anche di Shabbat, con ingresso contingentato. Entreranno quindi solo iscritti alla Comunità, rispettando le indicazioni fornite dal governo sulla distanza da tenere. Tra le sinagoghe di cui disponiamo abbiamo scelto la Spagnola, anche perché è la più grande”. Navarro Dina annuncia anche la costituzione di un gruppo coordinato dal Consiglio, con i giovani della Comunità che saranno chiamati a portare i generi di prima necessità alle persone anziane impossibilitate a muoversi dal loro appartamento. Per quanto riguarda il lavoro del Consiglio, spiega Navarro Dina, “le riunioni sono svolte telefonicamente”. Un buon successo stanno inoltre ottenendo le lezioni, via web, tenute dal rav Daniel Touitou. 
“Fino a non molti giorni fa – spiega Elio Carmi, vicepresidente della Comunità ebraica di Casale e Consigliere UCEI – l’idea era di ritrovarci per Purim in un’abitazione privata adibita a sinagoga. Ma gli anziani non si muovono. E neanche le famiglie con bambini. Così già da tempo abbiamo abbandonato questo piano, attivando un meccanismo di salvaguardia. Ascolteremo la meghillah online, grazie a una registrazione fornitaci dal rav Gadi Piperno”. A Casale, come in tutte le aree indicate dal decreto, stop assoluto alle attività culturali. “Il 4 aprile, in teoria, avremmo avuto ospite Cacciari. Ma anche questa iniziativa, per forza di cose, è stata annullata. Purtroppo – sottolinea Carmi – dobbiamo prendere le cose come capitano”. Il suo auspicio è che questa esperienza, devastante sotto diversi punti di vista, possa comunque rappresentare “anche una lezione di vita, non solo di morte”.
“Non ci aspettavamo un provvedimento del genere, che costituisce naturalmente una sfida nuova di cui tener conto. La reazione di tutti gli iscritti è però improntata alla massima calma e razionalità. Quel che andrà fatto, sarà fatto”. Risponde così Gianni Parenzo, presidente della Comunità ebraica di Padova. “Come per le altre Comunità ebraiche d’Italia e del mondo la scadenza più prossima è certamente Purim. Sarà una festa un po’ anomala, molto diversa dal solito. Ma conto, anche in ragione dei nostri numeri piccoli, che la si possa celebrare senza problemi in sinagoga”.
Come la maggior parte degli ospedali italiani, anche l’Ospedale israelitico di Roma è intanto in campo per fronteggiare l’emergenza. Nello specifico, si legge in una nota, la struttura “sta lavorando in sinergia con l’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani e i Pronto Soccorso di tutta la Regione Lazio”.
L’ospedale, viene reso noto, “continuerà a garantire il funzionamento dei servizi e in particolare le prestazioni nei confronti di pazienti urgenti e oncologici, ma al fine di supportare al meglio il Servizio Sanitario Nazionale nella gestione complessa dell’emergenza non potrà accogliere ricoveri provenienti da domicilio senza eccezione alcuna”.

(Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte firma l’ultimo decreto del governo)

(8 marzo 2020)