Immanuel Romano, il Dante ebreo
si racconta sui social network

“Vissi tra Duecento e Trecento, e fui il maggior poeta giudeo dell’età di mezzo. Fui ammirato per la vastità dell’opera mia in prosa ritmata e in versi, e con le Machbaròth feci anche io il viaggio nell’oltretomba. Nacqui attorno al 1265, figlio del rabbino Shlomò, della famiglia Zifronì. Ebbi come maestri Zerachyà Chen e il medico Benyamin ben Yechiel da cui appresi anche l’arte medica…”.
Noto anche come Manoello Giudeo, Immanuel Romano è stato uno dei più originali autori e sonettisti del Medioevo. Il Dante ebreo, l’ha definito qualcuno, ricordando come pure Immanuel, a imitazione del sommo poeta, immaginò in un suo testo una discesa agli inferi. Un autore un po’ dimenticato, che il Museo ebraico di Venezia ha riportato “in vita” con un’iniziativa davvero originale, con il supporto di Umberto Fortis che ne è uno dei più autorevoli studiosi. Da qualche giorno infatti Immanuel Romano ha una propria pagina Facebook, leggera e goliardica, creata in occasione delle celebrazioni per i 700 anni dalla scomparsa dell’illustre collega. Ci comunica dalla sua nuova tribuna: “Seppi, da dove l’anima mia ora risiede, che li sulla Terra si prepara il Dante die. Per sì fatta ratione tornerò lì tra di voi per raccontar ch’io pure vagai pel regno oltre la vita, e pel breve tempo di cotesta mia incursione ivi, racconterovvi la vera storia di Immanuel Romano, poeta giudeo che visse all’epoca del sommo Dante”.
Ascoltate allora il consiglio (in rima) di Michela Zanon, ideatrice dell’iniziativa, e dello staff del Museo: “Correte subito a seguirlo: che v’incanterà non serve dirlo!

(18 marzo 2020)