Pagine Ebraiche – Dossier Donne
Wizo, 100 anni al servizio del sociale

Ad oggi le socie iscritte in Israele e in tutto il mondo sono circa 250mila. Una rete internazionale che è andata ampliandosi e consolidandosi nel tempo. Ma gli inizi della Wizo, la Women’s International Zionist Organization, la più importante organizzazione ebraica interamente declinata al femminile, sono stati all’insegna di una scommessa. Una strada in salita che ha caratterizzato tutta la storia del sionismo negli anni in cui si cercava di dare concreta attuazione al sogno e agli ideali di Theodor Herzl. È il 1918 quando tre delle future fondatrici della Wizo, che ha festeggiato quest’anno i cento anni di attività con un grande evento svoltosi a gennaio a Tel Aviv, si recano in visita nell’allora Palestina mandataria, il futuro Stato di Israele. Si tratta di Rebecca Sieff, moglie del segretario sionista Israel Sieff; Vera Weizmann, moglie del presidente del movimento sionista Chaim Weizmann, futuro primo presidente dello Stato ebraico; Edith Eder, moglie di un altro importante leader del movimento. Davanti ai loro occhi si svela una realtà difficile. In quella terra arida, in quel contesto precario, la vita delle donne non è certo rose e fiori. Serve un’azione forte a loro sostegno. Ed è per questo preciso scopo che viene convocata una conferenza, l’11 luglio del 1920, a Londra.
È l’atto costitutivo della Wizo e l’implementazione del “Ladies Committee” già attivato all’interno della federazione sionista britannica con il contributo anche di un’altra figura di spicco del mondo ebraico di allora come Romana Goodman. Tanti i temi che vengono messi al centro dei lavori congressuali, con l’obiettivo di sensibilizzare una platea che ci si augura il più possibile ricettiva. Tra gli altri educazione, economia domestica, legislazione, salute, servizi sociali. Tutte questioni aperte, viene fatto notare dalle madri fondatrici della Wizo, “sulle quali è fondamentale agire in modo organizzato”. Una particolare enfasi viene data a tutte le questioni collegate al lavoro agricolo, vero e proprio asse portante dell’economia dell’Yishuv. Come far convivere la volontà di contribuire a pieno titolo a questa sfida esistenziale con la volontà di essere madri e assicurare ai propri figli il miglior sostentamento possibile? È una delle domande che animano quell’assise al femminile, che al mondo degli uomini chiede il riconoscimento a pieno titolo dei propri diritti e di un ruolo paritario nella costruzione dello Stato. Un’istanza che la leadership della Wizo ha saputo rimodulare in modo efficace anche a partire dal ’48, anno della fondazione di Israele. L’obiettivo dell’organizzazione, presieduta dal 2016 Esther Mor, è infatti quello di sempre: sviluppare iniziative che rafforzino welfare, uguaglianza, integrazione, tutela psicologica e fisica (si pensi ad esempio alle nuove minacce costituite dal lancio di razzi da Gaza verso le città del Sud di Israele). Al tempo stesso impegnandosi per assicurare rapporti sempre più solidi tra Stato ebraico e realtà della Diaspora. È in questo spazio che si muove l’Adei Wizo, la sezione italiana nata nel 1927. “Nel nome della Wizo ha detto Mor è contenuta la lettera ‘W’, che è l’inizio della parola inglese ‘We’. Questo vuol dire che solo noi, tutte insieme, possiamo rafforzare la nostra associazione. La cifra della Wizo non è infatti solo nel numero delle iscritte, 250mila, ma nella capacità di fare squadra e raggiungere coralmente gli obiettivi che ci siamo poste”.