Liliana Segre: “Non c’è nulla da dire.La grande paura è morire soli”
“Sa cos’è: non ho niente di originale da dire, né la mia immaginazione, né la mia fantasia, né il mio buonsenso, né altro.. Sono abbastanza sbalordita da quello che succede. E la verità è che non c’è niente da dire. Forse in troppi parlano e dicono troppo”. Non è un’intervista ma una breve conversazione in cui Liliana Segre, parlando con Pagine Ebraiche, accenna ad alcune sue impressioni davanti a questa Italia travolta dal coronavirus. “È come il diluvio universale”, commenta la senatrice a vita, spiegando di aver scelto un consapevole silenzio piuttosto che intervenire pubblicamente per parlare dell’emergenza sanitaria, nonostante i tanti inviti. “Ho proibito a figli e nipoti di avvicinarsi e sono molto accorta”, racconta dalla sua quarantena milanese. “Non posso dirle quello che vorrebbe sentirsi dire: che mi sono buttata nella lettura, che approfitto di queste giornate, come ho letto fanno in molti, per mettere in ordine la casa, per ritrovare fotografie… Siccome lo faccio da tutta la vita, di ritrovare fotografie, di frugare nei cassetti della memoria, io ora non lo faccio. Adesso non faccio nulla, sono di una pigrizia spaventosa”, spiega con il sorriso Segre. “Dormo; faccio le parole crociate, fantastiche perché non pongono il vero problema ma problemi più stupidi; e telefono. Mi telefonano in tanti, autorità e amici che da trent’anni non sentivo per sapere, come ha fatto lei, se sono ancora viva”. “Poi – prosegue la senatrice a vita e Testimone della Shoah – parlo con persone della mia età, ci trasmettiamo le nostre consapevolezze. E devo dire la verità, a tutti la cosa che fa più paura è di morire da soli. Io ho già visto quelli che morivano da soli, ma non credevo di essere ora anch’io in prima linea. È un grosso distacco, inimmaginabile”.
dr