Coraggio e speranza davanti all’emergenza
La crisi di oggi raccontata da rav Sacks

Un messaggio di speranza e non di ottimismo per confrontarci in modo consapevole con la crisi che stiamo vivendo e lavorare come comunità per superarla. In una conversazione densa di spunti, con riferimenti all’ebraismo ma anche alla cultura classica, rav Jonathan Sacks inquadra la drammaticità dell’emergenza odierna, senza mascherarne la gravità, ma allo stesso tempo indica alcune vie da seguire per il futuro, per la ricostruzione. Protagonista di un TedTalks, rav Sacks, considerato uno dei pensatori più influenti dei nostri giorni e già rabbino capo d’Inghilterra e del Commonwealth, regala al grande pubblico un’importante lezione religiosa, etica e politica, che la redazione di Pagine Ebraiche ha riproposto e analizzato nei suoi passaggi più significativi nello spazio Pilpul, l’approfondimento serale in onda sui canali Facebook di Pagine Ebraiche e UCEI.
“Viviamo un tempo traumatico, – spiega in apertura il rav – le persone stanno attraversano ogni dimensione della sofferenza, quella fisica, psicologica, economica, l’incertezza e l’ansia per il futuro, il non sapere quando questa pandemia durerà. Sono tempi difficili, viviamo un trauma collettivo”. Sacks, spiega il direttore della redazione giornalistica UCEI Guido Vitale, sin da subito pone l’accento su quanto questo “periodo storico sia davvero drammatico, davvero straordinario, non solo doloroso ma che segnerà la nostra storia e il nostro futuro. E quindi ci troviamo davanti a un grandissimo cambiamento storico”. E per questo, evidenzia Vitale, il rav pone subito l’accento sul tema della leadership. Lo fa presentando un esempio molto emblematico: il grande leader britannico Winston Churchill, l’uomo che guidò la Gran Bretagna nell’ora più buia della sua storia, il secondo conflitto mondiale, perse le elezioni subito dopo la guerra. “Churchill fu un grande leader per il tempo di guerra, ma non lo era necessariamente per un tempo di pace. I politici di oggi ci porteranno fuori dalla crisi ma spero che nel mentre emerga una nuova leadership politica tra i giovani che saranno veramente cambiati a causa di tutto questo”, l’auspicio di Sacks. “Il sistema di valori, ci ricorda il rav, non potrà essere lo stesso in futuro – sottolinea il direttore della redazione UCEI – e non a caso richiama al ripensamento dei sistemi sanitari e definisce non moralmente ammissibile il fatto che milioni di americani non abbiano copertura sanitaria”. Non si tira dunque indietro il rav anche su un tema politico ed etico come quello legato al dibattito sulla sanità, dando chiaramente conto del suo orientamento. A proposito di politica, per Vitale altro passaggio importante da sottolineare nel lungo intervento del rabbino inglese quello in cui cita due Primi ministri britannici: Margaret Thatcher, la famosa lady di ferro che guidò la Gran Bretagna negli anni ’80, e l’attuale Premier Boris Johnson. La prima, ricorda il rav, affermò in un famoso discorso che non esiste la società ma solo i singoli individui. Il secondo, proprio pochi giorni fa, ha affermato il contrario, come la oggi più che mai sia importante che i britannici si sentano una società, una collettività unita. “Due uomini politici dello stesso schieramento, che appartengono alla stessa scuola di pensiero dicono cose opposte – sottolinea Vitale – Sacks ci ricorda così come siano i fatti a cambiare le nostre convinzioni: la società esiste ed è lo strumento necessario per riconquistare la nostra libertà e la nostra salute”.

Sulla differenza non scontata tra il dare un messaggio ottimista e uno di speranza, si sofferma invece Adam Smulevich. “L’ottimismo è la fiducia nel fatto che le cose miglioreranno. La speranza è la convinzione che se lavoriamo abbastanza duramente riusciremo migliorare le cose. Per essere ottimisti non ci vuole coraggio anzi c’è una buona dose di ingenuità. Ma ci vuole molto coraggio ad avere speranza. Io cerco di portare un messaggio di speranza e non di ottimismo”. “L’ottimismo è un atteggiamento inerziale, ci dice il rav – afferma Smulevich, analizzando il passaggio di Sacks – Mentre la speranza ci chiama in causa nel fare le cose”. Poi si citano i tanti eventi dello scorso secolo che hanno scosso il mondo, dalla prima guerra mondiale – che doveva essere l’ultima e non lo è stata – alle crisi economiche all’epidemia di influenza che avrebbe dovuto insegnarci a costruire risposte sanitarie per le emergenze. Sacks, sottolinea Smulevich, è molto pragmatico nel suo messaggio, si rende conto che dai grandi stravolgimenti attuali non necessariamente uscirà qualcosa di buono “la strada per i nazionalisti è aperta” e ci sono “orrende opzioni davanti a noi”. “I rischi sono tanti, ci dice il rav, e dobbiamo agire di conseguenza, lavorare insieme, con spirito di comunità. Uno spirito che lui intercetta, ricordando che esistono segnali incoraggianti nella società, che l’ebraismo inglese ed europeo può dare l’esempio. Ma che tutto questo richiede coraggio, leadership”.
Per Daniel Reichel tra i passaggi che colpiscono per la capacità di Sacks di mettere in relazione la tradizione ebraica e l’attualità politica, la sua risposta sul ruolo di conforto che può avere la religione in questo momento. “La preghiera sicuramente aiuta”, afferma il rav, consigliando in particolare di prendere in mano (o riprendere) il Libro dei Salmi. “Mi ha aiutato nei momenti di grande difficoltà. Quello, e sposare la donna giusta”, spiega, richiamando poi l’esempio di un grande personaggio della storia ebraica moderna: Nathan Sharansky, che per nove anni rimase fu imprigionato nell’ex Unione Sovietica come dissidente politico e per la sua attività sionista. “Chi meglio di lui può dirci cosa fare in una situazione di isolamento”, ricorda il rav, richiamando una recente intervista di Sharansky in cui dava qualche consiglio per rimanere in salute in questi giorni di quarantena. Lui che ne ha vissuta una ben più feroce e difficile da sopportare. “Uno. Focalizzati su cosa puoi controllare e non preoccuparti del resto. Due, mantieni sempre la tua mente attiva. Tre, non perdere il senso dell’umorismo. Quattro, pensa alla comunità, al gruppo di cui fai parte anche se non puoi fisicamente farne parte. Cinque, pensa al quadro più grande e anche per Sharansky questo concetto arriva dal Libro dei Salmi”.
In chiusura altri due consigli che, evidenzia Vitale, dimostrano la vastità della cultura di rav Sacks: la lettura del libro La scelta di Edith (edito in Italia da Corbaccio) della psicoterapeuta Edith Eva Egher. Un libro di grande coraggio, di una sopravvissuta alla Shoah, che spiega dove trarre la forza per superare le grandi crisi della vita. “Uno dei passaggi più belli è sul finale – conclude Vitale – un consiglio del rav tratto dagli insegnamenti del Maimonide, secondo cui tra le medicine efficaci per il nostro benessere c’è anche coltivare la bellezza. Richiamando Maimonide, spiega come la bellezza sia un valido antidoto contro l’ansia e propone come esempio la musica classica”. “Ascoltando il quintetto per pianoforte di Shubert – afferma il rav – si sente come lui riesca a trasformare il dolore in bellezza. Ti porta con lui in un viaggio”.

Di seguito l’intervento integrale di rav Jonathan Sacks al TedTalk