Essere lontani ma vicini,
una sfida per l’Italia ebraica

a33df72c-76ed-41a3-bd0d-c3692d8e8522Mai come in questi ultimi giorni concetti quali lontananza e vicinanza, isolamento e condivisione, appartenenza e solidarietà hanno riempito non solo le pagine dei giornali e i dibattiti in televisione e in rete, ma stanno coinvolgendo il nostro piccolo mondo, quello delle Comunità ebraiche e dei loro membri.
Tutte le Comunità e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, tra le molte esigenze ed emergenze, specialmente nel campo degli aiuti a chi soffre e a chi è solo, oltre a tutti i complessi preparativi per l’imminente festività di Pesach, hanno attivato ogni possibile canale di comunicazione per condividere notizie, richieste, appelli, per non far sentire gli appartenenti soli e isolati in un momento unico, di crisi mondiale, quale quello che stiamo vivendo da oltre un mese. Sembra di cogliere un paradosso in questo: in tempi normali di vicinanza fisica tra gli ebrei e le loro Comunità e tra le Comunità e i loro iscritti, vi è in realtà sovente lontananza, mentre in queste ore di lontananza fisica degli ebrei dalle proprie Comunità e delle Comunità dai propri membri, sembra germogliare una nuova vicinanza.
L’attivismo che è scaturito un po’ ovunque attraverso iniziative, lezioni, corsi, newsletters, ha coinvolto positivamente il microcosmo ebraico e questo fenomeno si sta rivelando una risorsa fondamentale in un momento di difficoltà e di solitudine. Ma è sufficiente questo? Chiediamocelo, ma appena ci addentriamo nel dilemma, scopriremo agevolmente che tutto ciò non basta se non vi è la consapevolezza sia da parte delle Comunità sia, e soprattutto, da parte dei singoli ebrei, tutti indistintamente, che questo momento, unico nella storia dal dopoguerra ad oggi, rappresenta anche una grande sfida.
Quella che abbiamo di fronte è un’ occasione straordinaria perché questa lontananza forzata diventi sempre più vicinanza, delle Comunità agli ebrei e degli ebrei alle Comunità, è un’occasione che non si ripeterà più, quando ognuno di noi sarà nuovamente rientrato nella vita di tutti i giorni e sarà assorto in mille impegni e problemi, vecchi e nuovi.
Quando la vicinanza sarà di nuovo possibile, dovremo fare in modo che non abbia più a verificarsi quella lontananza che troppo spesso, negli ultimi anni, le Comunità hanno avvertito da parte di molti dei loro membri, appunto gli ebrei lontani, non dovrà più esistere quel distacco, disinteresse, talvolta apatia, che purtroppo ha caratterizzato in tempi normali e nella frenesia della vita quotidiana i rapporti tra ebrei e Comunità.
In nessuna occasione, come in questa, può rinsaldarsi dunque un rapporto talvolta sfilacciato tra ebrei e Comunità e tra Comunità ed ebrei. Quanto sta facendo l’UCEI in queste settimane, attraverso la vicinanza ai problemi delle Comunità e dei loro iscritti, l’organizzazione di eventi continui, pensati per colmare l’isolamento e avvicinare gli utenti della rete e delle pagine stampate, va in questa direzione: creare o ricreare un nuovo rapporto basato sulla solidarietà, la vicinanza, il senso di appartenenza ad un popolo tra i più vitali della terra.
Oggi, anche con l’emergenza che stiamo vivendo, si possono gettare molti semi: bisogna raccogliere la sfida e cogliere l’opportunità, interessandosi – Comunità ed ebrei – gli uni degli altri in modo corretto, coeso e solidale. E non solo le Comunità verso tutti i propri appartenenti, nessuno escluso, ma anche gli ebrei verso le proprie Comunità, per capirne le esigenze, i bisogni di ogni tipo, per aiutarle a crescere con le proprie competenze, un po’ del proprio tempo, il volontariato, l’attitudine a capire che la Comunità è la casa di tutti gli ebrei e che il rapporto simbiotico che deve instaurarsi dev’essere vero, continuo, non simbolico, o di facciata.
È finito il tempo della delega a fare, a pensare, ad agire.
È tempo che tutti indistintamente sappiano cogliere un’opportunità e una sfida che hanno il sapore di unicità, ma che, se correttamente colte, potranno arricchire tutti, Comunità ebraiche e singoli ebrei.

Giulio Disegni, vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane