Oltremare – Fastidi

daniela fubiniTre piccoli fastidi stanno accompagnando queste settimane di isolamento, nel mio caso pur fortunatissimo, trovandomi io in una specie di piccolo paradiso israeliano. E ammetto senza pudore che mai mi sarei immaginata di gioire così tanto ogni volta che tiro su le persiane al mattino, e vedo tutto intorno alla casa il giardino, non immenso e comunque fonte di infinito lavoro, ma che sta lì a farci da polmone verde, immerso nel già verdissimo moshav.
Ma torniamo ai fastidi. Il primo, condiviso da tutti gli uomini e le donne quest’anno, e qui si vede che il coronavirus è per natura democratico e non sessista: le mani secche come carta vetrata. Lavarsi le mani ogni momento è sintomo di varie patologie, ma in queste settimane altamente virali è diventata cosa giusta e saggia, siamo tutti d’accordo. Se poi aggiungiamo le pulizie fatte per Pesach, mai così puntigliose ed estese, e l’effetto dei prodotti per la pulizia, ecco fatto.
Il secondo fastidio è una leggera secchezza della gola, che si presenta di solito dopo aver finito di parlare al telefono per ore. Fastidio sopportabilissimo che svanisce con un bicchiere d’acqua o due, e che di solito è accompagnato dalla piacevole sensazione di aver passato del tempo con quei parenti o amici che non vivono con me (cioè il 99.9% del numero totale). Erano anni, forse già un decennio, che le conversazioni, sia in presenza che lungo fili immaginari di telefoni, perdevano terreno contro gli scambi di messaggi scritti o, anche peggio, parlati al cellulare. Anni che le corde vocali di tutti quelli che non fanno i cantanti o gli attori o gli insegnanti per professione erano sottoutilizzate. E adesso, tutto questo utilizzo improvviso deve essere un bello shock. Ma ce la faremo, è solo questione di esercizio.
Il terzo è un fastidio che colpisce le orecchie. Da quando è iniziato il delirio mediatico sul coronavirus, radio e televisioni in Israele si sono all’improvviso svuotate quasi completamente di politici, e si poteva sperare che questo causasse un benefico abbassamento nel numero di decibel sprigionati ogni giorno a qualsiasi ora da uomini (sì, quasi sempre irredimibilmente esemplari maschili della specie) che fino al giorno prima si accaloravano spiegandoci perchè loro ci salveranno la vita e gli altri, tutti gli altri, causeranno disastri senza precedenti, se non la fine stessa dello stato e via minacciando. E invece, adesso i decibel sono tenuti alla stessa identica altitudine da commentatori ed esperti assortiti, e io ho preso ormai l’abitudine di tenere il volume della televisione così basso da farli sembrare sussurri, ma ancora non basta. Ho scoperto che spegnere tutto per diverse ore fa benissimo alle orecchie, e sospetto anche al cervello.

Daniela Fubini

(13 aprile 2020)