Nomi
Diamo un nome ad ogni numero. Le carneficine del Novecento ci hanno insegnato che i grandi numeri, tanto impressionanti quanto astratti, non ci hanno aiutato ad assegnare il giusto peso ad ognuna delle perdite umane che rappresentano.
Dall’inizio della diffusione del virus Covid-19 in Italia abbiamo avuto oltre 20mila morti. Per la fine della crisi, che ancora fatichiamo a intravedere con precisione, il numero avrà probabilmente oltrepassato i 25mila. In due mesi abbiamo cioè perso una cittadina di medie dimensioni. I bollettini della protezione civile ci hanno quotidianamente offerto una dimensione quantitativa del disastro che ci ha colpiti, ma quando tutto questo sarà finito dovremo essere pronti a ricordare il “chi” oltre al “quanti”. Il medico o l’infermiere, l’inserviente o l’insegnante, l’anziana o la volontaria hanno lasciato un vuoto incolmabile nella nostra società. Dopo la loro scomparsa non ci sono più le loro competenze, le loro memorie, le loro storie, i loro affetti. Non ci sono più, e noi che restiamo dobbiamo farci carico di ricordare queste persone per nome. La ragione è semplice, ma non possiamo rischiare di perderla di vista: fare Memoria di quei nomi ci aiuterà ad assumere comportamenti più responsabili in futuro, ci rammenterà delle settimane di isolamento, dei tanti gesti di solidarietà, della capacità di rispondere in maniera collettiva e responsabile a un’emergenza inaudita. Se – al contrario – ci limiteremo a ricordare i numeri delle vittime, la loro scomparsa andrà rapidamente a diluirsi in un indistinto episodio del passato, che a stento rimarrà come nota a margine dei testi scolastici.
Si usa spesso citare la frase del Talmud: “Chi distrugge un uomo distrugge un mondo intero, chi salva un uomo è come se salvasse un mondo intero”. La stessa pagina del trattato di Sanhedrin 37/a prosegue con una discussione chiedendosi la ragione per cui il Signore ha creato un solo essere umano, Adamo. Le risposte sono diverse, ma tutte sostanzialmente incentrate sui concetti di eguaglianza e di valore della singola vita umana. Ogni essere umano è stato creato da un unico modello, ma ognuno di noi è diverso dagli altri. “Per questo motivo – recita il Talmud – (poiché tutti gli esseri umani derivano da uno) ogni persona è obbligata a dire: il mondo è stato creato per me”. È questa la ragione per cui ognuno di noi si deve far carico della responsabilità delle sue azioni nel mondo. Ed è questo il motivo per cui non possiamo permetterci di dimenticare i nomi e le azioni dei troppi fratelli, donne e uomini che questo virus ci ha portato via.
Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC