Controvento
Ridimensionati dal virus

Viviana KasamIl Covid ha rottamato una intera generazione: quella dei baby boomers. Ci ritenevamo invincibili, per il volume della massa d’urto. Abbiamo cambiato la cultura e la società con il femminismo, il Sessantotto, il divorzio, l’aborto, l’abolizione del delitto d’onore e della Patria Potestà. Abbiamo cambiato la moda bruciando i reggiseni e tagliando le gonne. Sulle spalle della generazione che ci ha preceduti, e che con sacrificio ha ricostruito, alfabetizzato e industrializzato il Paese, abbiamo goduto settant’anni di pace e benessere. Abbiamo abolito le frontiere europee, inaugurato lo sciagurato turismo di massa, sostituito la villeggiatura con le vacanze all inclusive, distrutto l’ambiente, trasformato i mari in discariche, inquinato i fiumi, inventato il consumismo. Siamo atterrati sulla Luna, abbiamo creato la rivoluzione digitale, siamo stati la generazione sempre sulla cresta dell’onda, di moda a vent’anni, corteggiati dal marketing a trenta, incensati a quaranta, in gran forma a cinquanta, sempre giovani a sessant’anni, con un mercato che ci offriva creme miracolose, chirurgia plastica accessibile a tutti, integratori alimentari, viagra, pillole della felicità…
E ora, nel giro di un paio di mesi, siamo diventati “I vecchi”. Quelli fragili, da proteggere, da tenere chiusi in casa sotto una campana di vetro. Quelli che muoiono come mosche nelle residenze per anziani, dopo essere stati rottamati dalle famiglie e dalla società. Quelli che è meglio che non tornino al lavoro, a passeggiare, al cinema e a teatro -per qualche mese? Anno? Per sempre?
Mi sentivo baldanzosa e piena di energia, prima del Covid. All’improvviso, mi è stato spiegato che sono “anziana”, se mi becco la malattia finisco nelle statistiche dei vecchietti falcidiati e forse al triage neanche mi danno un letto in rianimazione. In Olanda, a quelli della mia età viene chiesto di riempire e firmare un formulario in cui dichiarano preventivamente se desiderano, in caso di ricovero, la rianimazione o le cure palliative. In Italia, si discute se quelli della mia età devono essere tenuti in casa anche quando il lock down finirà, a tempo per ora indeterminato. A questo proposito, circola una petizione sul web: “Covid 19 e restrizioni selettive. I diritti costituzionali degli anziani”, che, prendendo spunto dalle parole del Prof. Vladimiro Zagrebelsky – ex giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo -, apparse in un articolo su “La Stampa” del 14 marzo, argomenta che il criterio discriminativo dell’età non solo è anticostituzionale ma anche pericoloso fisico e psichico. Perché sono proprio le persone più in là con gli anni quelle che più hanno bisogno di contatti umani e movimento. Invito chi mi legge a firmarla.
Ogni tanto, nei momenti pessimisti, mi dico che forse è giusto così. Abbiamo avuto e preso troppo. Ora è il momento di uscire di scena (Il faut savoir quitter la table.. cantava l’indimenticabile Aznavour), di lasciare posto ai nostri figli e ai nostri nipoti, sperando che sappiano fare meglio di noi, che rimedino ai danni che abbiamo causato al Pianeta. C’è una giustizia generazionale, nel coronavirus. Anche se pare non valga per tutti, visto che tra i rottamati non sono finiti (per ora) i vari Trump, Biden, Putin, Merkel, Bolsonaro, Netanyahu e tutti gli over 65 che continuano a voler governare il mondo e sembrano non rendersi conto di essere anche loro parte della generazione dei dinosauri destinati all’estinzione. E’ la vendetta della Natura. Che si è stufata del buco nell’ozono, delle foreste devastate, dei ghiacciai che si sciolgono, degli allevamenti intensivi, delle isole di plastica. E di questi animali a due zampe in esubero numerico, che si credevano D-o e si preparavano a vivere in eterno, grazie a quella che Raymond Kurzweil chiama la Singolarità, ovvero la completa fusione tra uomo e macchina.
Ci voleva il coronavirus per ridimensionarci. Uccide soprattutto noi, che per l’età siamo più soggetti ad altre patologie. Ci ha resi obsoleti, accelerando un futuro digitale dove non c’è posto per i baby boomers, imbranati con il multitasking, bisognosi di toccare la carta dei libri e dei giornali, diffidenti verso i rapporti virtuali, e incapaci di digitare con due mani sul cellulare.
Però che colpo al nostro ego. Parecchi anni fa avevo scritto una fiaba in cui l’umanità non invecchiava e non moriva più, e l’ultima generazione di anziani, quelli con le rughe e i capelli bianchi e l’artrosi cervicale e le protesi dentarie, venivano messi in gabbia in mega-zoo visitati come curiosità preistorica dagli eterni-giovani con le loro famiglie. Quando ho sentito Ursula von der Leyden, la presidente della Commissione UE, prospettare dall’alto dei suoi 61 anni un prolungamento fine a fine anno del lock-down per “gli anziani” ovvero gli over 65, ho pensato che il Covid-19 rischia di diventare per noi proprio quella gabbia -per chi è più fortunato la gabbia dorata di una casa confortevole o di una seconda casa, per chi lo è meno, la gabbia di una casa di riposo o di una stanza senza balcone. Il Coronavirus è la Rupe Tarpea di questo inizio Millennio. Elimina i vecchi, i deboli, i malati per far spazio ai giovani e forti.
Ma poi sento gli amici della mia età che hanno trovato nell’isolamento una fonte di impegno e di riflessione. Che hanno imparato a utilizzare Zoom e a socializzare a distanza. Che scrivono memorie o fiabe per i nipoti, lottano per l’ambiente, progettano un mondo migliore. O semplicemente cercano di utilizzare nel modo più positivo il tempo a disposizione. E mi dico che forse più che una rottamazione, il Covid è per noi, perenni baby boomers, una crisi di crescita, e che –come mi ha scritto l’amico Angelo Bucarelli- la reclusione forzata potrebbe insegnarci a guardare con più attenzione ai bachi del sistema che abbiamo creato, ai danni inflitti alla natura, ai valori che abbiamo dimenticato per rincorrere l’effimera sicurezza del consumismo -una crisi di crescita che ci insegni ad avere più rispetto e accettazione della morte e difenderci dalla vecchiaia con la saggezza e il buon senso e non con la cristallizzazione dell’età a suon di bisturi. I Covid 19 è il memento mori dei baby boomers, come i teschi che santi e intellettuali tenevano sui loro tavoli da lavoro per ricordare che la vita è breve ed effimera, e che dobbiamo in ogni momento assumerci la responsabilità delle nostre scelte e nel contempo assaporare l’attimo fuggente.

Viviana Kasam