Memoria – Il Giorno che cambia con i tempi
La prossima settimana, nello stesso giorno il Presidente israeliano Shimon Peres si rivolgerà al Parlamento tedesco mentre il Premio Nobel Elie Wiesel apparirà di fronte ad una sessione speciale della Camera di Deputati a Roma.
Non si tratta di una coincidenza.
I due eventi saranno punti centrali del Giorno della Memoria, una ricorrenza annuale che cade il giorno dell’anniversario della liberazione di Auschwitz da parte dell’esercito Sovietico il 27 gennaio 1945, oggi celebrata dalle Nazioni Unite e da più di due dozzine di Stati.
Ogni anno, si organizzano centinaia di eventi in o intorno a questa data. La Gran Bretagna, l’Italia e la Germania in particolare hanno un’estesa programmazione.
“C’è una grande sensibilità verso questo tema sia a livello locale che istituzionale” dice Alessandro Ruben, deputato nelle fila del Pdl “Di anno in anno gli eventi si moltiplicano incluse moltissime iniziative nelle scuole”.
La natura delle commemorazioni è, anche, una riflessione dei tempi.
Mentre molte delle iniziative legate al Giorno della Memoria si connettono direttamente alla Memoria e all’impatto del genocidio nazista degli Ebrei, c’è un’enfasi crescente su quello che l’esperienza dell’Olocausto può insegnare riguardo altri genocidi e persecuzioni, come quelli in Ruanda, Bosnia, Cambogia e Darfur.
Le persecuzioni perpetrate nei confronti degli zingari e degli omosessuali negli anni della Seconda Guerra Mondiale, sono anch’esse oggetto di considerazione.
Rabbi Andrew Baker, direttore del dipartimento Affari Internazionali dell’American Jewish Committee, dice che questo cambio di prospettiva è da aspettarsi.
“Per gli Ebrei”, dice, l’Olocausto “è una tragedia unica e senza precedenti. Ma eventi commemorativi nazionali ed internazionali per loro natura rilevano le lezioni universali che si possono trarre dall’evento. Con i sopravvissuti ed altri testimoni oculari che ci lasciano, quelle espressioni universali finiscono per occupare, inevitabilmente, uno spazio maggiore.”
Nello stesso momento, gruppi pro-Palestinesi, stanno cercando di trasformare il Giorno della Memoria in un’opportunità per criticare Israele.
L’anno scorso, per esempio, in segno di protesta contro l’operazione militare israeliana contro Hamas nella Striscia di Gaza, un’organizzazione mussulmana ha boicottato le commemorazioni in Gran Bretagna mentre l’amministrazione locale di Barcellona ha cancellato una pubblica accensione delle candele, parte del programma del Giorno della Memoria.
“ Ricordare l’Olocausto degli Ebrei mentre è in atto l’Olocausto dei Palestinesi non è giusto” recita la dichiarazione di un pubblico ufficiale, descritto come rappresentante del Comune di Barcellona, riportata dal giornale La Vanguardia.
Questo gesto ha provocato una risposta indignata da parte del Board of Deputies, l’ente che rappresenta gli Ebrei della Gran Bretagna.
“Il conflitto tra Israele ed Hamas non dovrebbe avere assolutamente nessuna relazione con un giorno che rappresenta la lotta globale contro l’odio” ha detto il portavoce del Board Mark Frazer. “Senza considerare l’ovvia fallace logica che sta dietro alla decisione, questo è un’affronto a tutti i Sopravvissuti all’Olocausto e alla memoria di milioni di vittime. Questa mossa dovrebbe essere criticata nei termini più severi possibili a tutti i livelli del Governo Spagnolo”.
Anche se la Germania ha celebrato il Giorno della Memoria il 27 di Gennaio sin dal 1996, la spinta a fare lo stesso in molti altri Paesi è arrivata solo in seguito al decisivo Forum Internazionale sull’Olocausto tenutosi a Stoccolma nel 2000, dieci anni dopo che la caduta del comunismo aveva permesso un’esplorazione senza censure della Storia. In molti Paesi Comunisti, lo studio e la commemorazione della Shoah erano stati limitati e le questioni ebraiche soppresse.
Al Forum di Stoccolma, i leader di 46 nazioni promisero di promuovere l’educazione e la ricerca sull’Olocausto, e di “incoraggiare forme appropriate di commemorazione dell’Olocausto, inclusa un’annuale Giornata della Memoria”.
Molte delle nazioni partecipanti scelsero il 27 di Gennaio, data l’importanza di Auschwitz come simbolo dell’Olocausto, e l’Assemblea Generale dell’ONU nel 2005 scelse questa data come il Giorno Internazionale della Commemorazione in onore delle vittime dell’Olocausto.
Molti Paesi hanno scelto, invece, date che marcano momenti dell’Olocausto all’interno dei loro territori.
In Polonia, per esempio, è il 19 di aprile, anniversario della Rivolta del Ghetto di Varsavia. La Romania ha scelto il 9 di ottobre, il giorno del 1941 in cui il governo rumeno alleato dei Nazisti cominciò a deportare gli Ebrei.
L’istituzione del Giorno della Memoria ha avuto le sue critiche. Alcuni sono preoccupati del fatto che istituzionalizzare la memoria dell’Olocausto rendendola una data ufficiale nel calendario rischia di trasformare la commemorazione in un clichè.
Questo, tuttavia, nella maggior parte dei casi non sembra accadere.
“Consideriamo come altri eventi storici sono commemorati”, dice Rav Baker, che copre anche la carica di rappresentante per la lotta all’antisemitismo dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. “Il giorno dei Veterani negli Stati Uniti sembra segnato, prima di tutto, dall’inizio dei saldi nei grandi magazzini. Diversamente invece, l’Olocausto è ricordato seriamente e con sobrietà”.
“Mentre non voglio sembrare troppo ottimista, – aggiunge Rav Baker – non penso che dovremmo avere paura che la memoria dell’Olocausto possa scomparire o che i negazionisti trovino nuovi adepti”.
“Questi ultimi 20 anni hanno testimoniato una crescita costante delle attività educative e commemorative. La negazione dell’Olocausto è un’arma brandita principalmente da antisemiti e nemici d’Israele, non qualcosa che è genuinamente dibattuto in circoli legittimi”.
Deborah Lipstadt, storica della Emory University che ha scritto molto sul fenomeno del negazionismo dice che è”gratificante per lei come storica che ci sia tutta questa attenzione per l’Olocausto, un evento che è adesso storia specialmente con la scomparsa della generazione dei sopravvissuti”.
Ma aggiunge, “Uno spera che ci sia un’attenzione a livello più profondo: esaminare come questo [evento] si produsse e avvenne, mentre il mondo rimaneva in silenzio”.
Ruth Ellen Gruber
(versione italiana di Rocco Giansante)