Memoria – Torino, il sindaco Chiamparino con i giovani
Sindaco Chiamparino, mai come quest’anno la città di Torino ha visto una tale collaborazione tra le istituzioni. Innumerevoli sono state le iniziative per il Giorno della Memoria. Qual’è il senso di questo impegno?
Al di là delle occasioni come quella di oggi, che hanno un forte valore simbolico, il nostro sforzo per perpetrare la memoria è continuativo. La Memoria fa parte dell’educazione civica che le istituzioni devono promuovere, è la formazione culturale e morale della nostra cittadinanza.
Chi sono i veri beneficiari della Memoria, a chi serve?
Innanzitutto ai giovani, verso i quali tutti noi abbiamo il dovere, oltre che il diritto, di ricordare. Loro più di tutti hanno bisogno e diritto di prendere coscienza di se stessi in quanto uomini, di comprendere che dipenderà esclusivamente da loro la costituzione di una società in cui non si ripeta mai più ciò che è accaduto.
In cosa consiste l’impegno della città di Torino in questo senso?
L’iniziativa cui teniamo di più è quella chiamata Treno della Memoria. Anche quest’anno abbiamo mandato migliaia di ragazzi in età scolastica a visitare Auschwitz. Ritengo che la Memoria vada costruita con i giovani, non solo per loro. Sono convinto che nulla può avere la stessa efficacia. Anni di studio, convegni, celebrazioni e quant’altro non potranno mai sostituire la consapevolezza penetrante che si acquisisce visitando il campo: non ce la si toglie più di dosso. Credo che farebbe bene anche a molti adulti. É il contatto con la normalità del male, vedere che intorno ci sono case, fabbriche, gente che lavora, che ci aiuta ad interiorizzare la consapevolezza che la Shoah non è un film, non una realtà virtuale diversa dalla nostra.
Lei ha partecipato personalmente al viaggio del Treno della Memoria.
Certo, in più di una occasione. Solo così ho capito con che forza colpisce gli studenti il contatto immediato con nomi, volti, persone, capelli, scarpe. Tutto ciò fa memoria.
I ragazzi son ragazzi, e comprensibilmente la sera si divertivano…abbiamo anche bevuto una vodka insieme a Cracovia. Ma quando si arriva ad Auschwitz subiscono una vera metamorfosi…oserei dire anche fisica: mutano i loro volti. E come se si fossero caricati sulle spalle il peso della tragedia.
Manuel Disegni