Memoria – Wiesel a Montecitorio, “Sconfiggere l’indifferenza”

“Qualsiasi cosa facciamo, qualsiasi cosa diciamo non dobbiamo consentire che il nostro passato diventi il futuro dei nostri figli “Si conclude così il vibrante discorso di Elie Wiesel alla Camera dei Deputati in occasione del Giorno della Memoria istituito in Italia con legge n. 211 del 20 luglio 2000.
Le celebrazioni ufficiali del Giorno della Memoria nel ricordo del sessantacinquesimo anniversario dell’abbattimento dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz si sono aperte in prima mattina al Quirinale con una cerimonia alla quale erano presenti oltre al al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e alle più alte cariche dello Stato, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e il sottosegretario all’Istruzione Giuseppe Pizza. Ospite d’onore il premio Nobel Elie Wiesel. Fra il pubblico seduto in sala molti ex deportati, i loro familiari e studenti che hanno partecipato al concorso che premia i lavori scolastici rivolti ad approfondire la conoscenza della Shoah.
“Qualcosa dei fondamenti della criminale dottrina nazista è tuttora vivo in alcuni settori della società europea nella quale, presso gruppi fortunatamente minoritari, sussiste il pervicace rifiuto dell’Altro, del diverso visto come pericoloso nemico, da combattere, da escludere, da eliminare”. Ha detto Gattegna ed ha proseguito “Questo fu il principio che portò all’uccisione di milioni di innocenti e gli ebrei ne pagarono il prezzo più doloroso e tragico”.
Gattegna ha poi tratto un bilancio del Giorno della memoria che quest’anno ha compiuto il suo decennale: “E’ vero che a stabilire la celebrazione è stata una legge, ma possiamo constatare che il ricordo di quel doloroso e drammatico periodo storico ha suscitato nell’opinione pubblica, nei mezzi di comunicazione, nel mondo della scuola un’ampia e motivata partecipazione, e ha riempito di significato e valore una ricorrenza che mai è diventata semplice ritualità”
Subito dopo il Presidente della Repubblica ha premiato le scuole vincitrici del concorso ed ha conferito una medaglia d’oro al merito civile alla memoria della signora Emilia Marinelli Valori ritirata da suo figlio Elia), che tra il 1938 e il 1945, a Meolo (Venezia) “a rischio della propria vita offrì sostegno alle forze partigiane e organizzò un’attività clandestina per dare ospitalità e assistenza a molti ebrei e ad altri perseguitati, che riuscì a sottrarre alla deportazione e alla morte”.
Subito dopo la cerimonia al Quirinale si è svolta quella della Camera dei Deputati alla presenza del Premio Nobel Elie Wiesel.
“Dobbiamo guardare con viva preoccupazione all’indifferenza che ancora in questi giorni circonda il rinnovarsi di fenomeni antisemiti, razzisti, xenofobi, e anche, sembra incredibile ma è vero, il rinnovarsi di minacce di sterminio”. Ha dichiarato il presidente della Camera Gianfranco Fini nel suo discorso di saluto. “E’ preciso dovere di tutti e in specie delle istituzioni tenere desta la coscienza degli uomini, e specie dei più giovani, contro la cecità, l’ignoranza, il cinismo che rischiano di aprire la strada a nuovi orrori e nuove atrocità”. “Rendere testimonianza dello sterminio del popolo ebraico – ha osservato il presidente della Camera – non è solo il doveroso ricordo di milioni di nomi, di storie, di incredibili vicende di martirio e di coraggio da parte ebraica e di inaudita crudeltà da parte nazista. Non è solo un invito al raccoglimento e alla riflessione. E’ anche un presidio morale e civile, affinché mai più accada che l’aberrante logica di un potere totalitario si abbatta sugli inermi, sugli innocenti, su interi popoli contro i quali decretare le discriminazioni più odiose per motivi di razza, di religione, di genere, di condizione sociale, in una folle progressione criminosa capace di raggiungere il genocidio”.
“Il dovere della testimonianza è più che mai attuale e necessario per combattere l’inverosimile barbarie e l’aberrante stupidità del negazionismo della Shoah, che punta a dimostrane l’inesistenza o a contestarne la dimensione accertata dagli storici o a irriderne le modalità o ancora perfino ad accusare gli ebrei di averne avuto una qualche responsabilità. – ha proseguito Fini – Contro questa ricorrente aberrazione non perde di forza l’ammonimento di Primo Levi: ‘Chi nega Auschwitz e’ pronto a rifarlo. L’odio antiebraico si indirizza oggi, in particolare, contro lo Stato d’Israele. L’antisionismo nega la fonte ispiratrice dello Stato ebraico, attaccando ieri le ragioni della sua nascita e oggi della sua sicurezza”. “La sofferenza – ha concluso Fini prima di passare la parola al Nobel Elie Wiesel – non sempre cancella la personalità, non rende necessariamente indifferenti, apatici e scettici; può, al contrario, rendere gli uomini più combattivi e decisi. Accade quando sanno restare fedeli al proprio credo, alla propria storia e a quella del proprio popolo. Fedeli fino all’estremo, incolpevole sacrificio. E’ anche attraverso questi piccoli ma simbolici fatti che intendiamo seguire l’insegnamento di Wiesel. Perché come egli ha scritto nel suo capolavoro, ‘La notte’, la matrice dell’inaridimento del cuore è l’oblio, e la memoria è fattore di rigenerazione e speranza di pace tra gli uomini”.
Il pubblico in sala si è alzato per applaudire l’inizio del discorso di Elie Wiesel che come ha spiegato il capo della Camera è la quarta persona nella storia non membro della Camera dei deputati a parlare nell’Aula di Montecitorio.
“Dove inizia la Memoria?” si è chiesto Wiesel iniziando a ricordare i terribili giorni nel campo di sterminio di Buchenwald, lui matricola numero A7713 e suo padre matricola A7712 che morì proprio in questi giorni nello stesso campo, le sofferenze e ed i terribili abomini vissuti non sono mai scomparsi dai suoi occhi mentre ad una domanda non è mai riuscito a trovare una risposta: “Perché…”.
Wiesel ha paragonato l’odio contro gli ebrei all’odio contro lo stato di Israele ed ha fatto un appello al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi perché lo Stato italiano faccia un disegno di legge che definisca gli attentati suicidi come attentati contro l’umanità “Forse non fermeremo gli assassini – ha spiegato Wiesel – ma i complici sì”.
Passando poi a parlare del Presidente iraniano ha detto: “”Come si può trattare con il presidente di una nazione, Ahmadinejad, che per primo vuole negare l’Olocausto e vuole distruggere uno stato membro delle Nazioni unite. Come osa?”.
A conclusione del suo discorso Wiesel non rinuncia tuttavia alla speranza “La speranza deve esserci sempre. – ha detto – Guardiamo all’Europa che è diventato un simbolo della solidarietà internazionale. La pace fra Israele e i palestinesi è ancora un sogno, ma un giorno arriverà, credetemi”.

Lucilla Efrati