Qui Firenze – L’abbraccio della gente ad Arnoldo Foà
Quando Arnoldo Foà prende la parola, la sala eventi della libreria Edison diventa il palcoscenico della sua ultima improvvisazione. Il grande volto del teatro italiano interagisce costantemente con il pubblico, non risparmiando ironie talvolta pungenti. In particolare nei confronti di una signora seduta in prima fila, colpevole di commentare ogni sua frase e di avere malcelati slanci di protagonismo. Anche a 94 anni suonati risulta evidente una cosa: la scena deve essere tutta per lui.
Arnoldo Foà è in città per presentare Autobiografia di un artista burbero, il libro in cui ripercorre la sua lunga ed intensa esistenza. Il folto pubblico che gremisce la sala è l’ennesimo riconoscimento per una vita vissuta in maniera straordinaria. Il suo volto emozionato ripaga il calore della gente.
È commosso per essere a Firenze. In queste strade e in queste piazze – racconta con un sorriso che apre il cuore – diventò un uomo. E ancora oggi, appena ha del tempo libero, si fa una bella passeggiata in via del Sole, dove il padre aveva un negozio di ferramenta. Quel negozio non c’è più ma il ricordo dei genitori e dell’amato fratello Piero non lo abbandona mai.
Orgogliosamente ateo, non rinnega le sue radici. Si dice addirittura felicissimo di essere nato ebreo, perché questo gli ha permesso di “passare quello che un essere umano normale non ha la possibilità di vivere”. In particolare l’affetto di quanti gli furono vicini nel consolarlo durante e dopo il nazifascismo. Ma Foà non ha rancori verso nessuno, neanche per coloro che gli fecero del male.
Ecco il suo congedo: “Voglio bene a tutti gli uomini”. Parole di un grande innamorato della libertà.
Adam Smulevich