Qui Milano – Giovani ebrei: la relazione di Daniele Nahum
Care amiche e cari amici,
a me il compito e l’onore di aprire il XV congresso dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia.
Per prima cosa, è doveroso per noi ringraziare la Comunità Ebraica di Milano che ci ospita! Anche quest’anno ci siamo superati, con un numero strepitoso di partecipanti e, quindi, questo è il Congresso più affollato degli ultimi anni.
Mi soffermerò ora, velocemente, sulle attività interne che abbiamo svolto, sull’attività politica compiuta e, da ultimo, sul bilancio di questi ultimi tre anni.
Attività interne
Come Consiglio, sulla scia dei consigli precedenti, abbiamo sempre creduto dell’importanza fondamentale che le attività interne ricoprono per l’organizzazione.
Per questo abbiamo cercato di proporre attività di qualità per i nostri iscritti, tenendo sempre a mente che il nostro obiettivo principale è il coinvolgere e fare incontrare il maggior numero di giovani ebrei residenti in Italia.
Appunto per questo, la collaborazione con le organizzazioni ebraiche straniere è proseguita e si è ulteriormente rafforzata anche quest’anno, e questo ci ha permesso di accrescere ulteriormente il numero di partecipanti alle nostre attività.
Quest’anno, la nostra strategia, è stata quella di puntare su due grandi eventi: la festa di Purim a Torino e il Congresso di Milano. Ma, al contempo, abbiamo supportato le attività dei gruppi locali che ormai da due anni sono delle realtà vive e funzionanti della nostra organizzazione.
Ora andiamo con ordine sulle attività interne che abbiamo svolto quest’anno.
A fine dicembre e inizio Gennaio, come ogni anno, abbiamo organizzato, in collaborazione con la Danube e con SUJS ,il campeggio invernale (Wing). In quella settimana hanno partecipato più di 250 ragazzi ebrei provenienti da tutta Europa. Tengo a specificare che i ragazzi italiani presenti al campeggio erano 80. In questi ultimi anni il campeggio è diventato uno dei simboli del nostro rilancio. Forse immodestamente crediamo che questo sia dovuto alla qualità e alle numerose attività che offriamo ai nostri ragazzi durante quella settimana.
Nel mese di febbraio, con la collaborazione del gruppo locale di Milano, abbiamo organizzato un week-end con le SUJS svizzera. Quel fine settimana ha comprovato la funzionalità del gruppo locale milanese, dimostrando come l’Ugei sia ormai diventata una realtà viva in questa città, cosa che fino a tre anni fa era impensabile.
A marzo abbiamo organizzato il week-end di Purim a Torino con la collaborazione dei ragazzi del GET.
I partecipanti al fine settimana erano duecento, che hanno trascorso insieme due giorni davvero divertenti, in cui siamo riusciti a coniugare il divertimento con la cultura.
Infatti, oltre ad aver passato insieme due splendidi Shabbaton e una festa bellissima in un castello, abbiamo anche svolto un’attività sulla conferenza di Durban, tenuta da una Professoressa universitaria esperta sul tema.
Nel mese di Maggio, a Livorno, con il valido aiuto del gruppo locale, abbiamo festeggiato Lag Ba-omer. Infine, nel mese di ottobre, abbiamo organizzato a Firenze un’attività in Succah. Questa è stata l’attività che ha visto il più alto numero di ragazzi fiorentini che si sia mai svolta negli ultimi anni in quella Comunità.
Infine, nel mese di dicembre, organizzeremo a Genova, con il JOY, un’attività per la festa di Channukhà. Ora, voglio spendere una parola di elogio per il gruppo locale di Genova. Il Joy, quest’anno, ha organizzato più di 30 eventi che sono riusciti a coinvolgere una quarantina di ragazzi, tra cui numerosi studenti israeliani.
Attività Politica
La nostra attività politica si è esplicata attraverso due grandi temi: il rispetto dei diritti umani, e in particolare ricordo la nostra campagna per dedicare una via agli studenti iraniani, e l’integrazione delle minoranze nel nostro paese.
Diritti Umani
Come giovani ebrei abbiamo sempre creduto che il battersi per il rispetto dei diritti umani sia un nostro dovere morale, e che dobbiamo scandalizzarci dei massacri e genocidi che attualmente attraversano il mondo.
Sessant’anni fa, nell’indifferenza collettiva, in Europa, si consumò la più grande tragedia dell’umanità. In questi anni, durante la commemorazione della Giornata della Memoria, è in voga da parte di molti lo slogan “per non dimenticare”, noi, durante questa giornata ci siamo sempre differenziati dicendo che come giovani ebrei, e dunque nipoti dei sopravvissuti e ultimi testimoni della memoria, non faremmo un buon servizio alla storia dei nostri nonni, se non parlassimo anche degli altri genocidi e massacri del novecento. Chiaramente, quanto ho appena detto non significa affatto mettere in dubbio l’unicità della Shoah. Anzi!
Personalmente credo che il tema dei diritti umani sia peculiare della sensibilità dell’ebraismo italiano.
Prendendo spunto da questo nostro vissuto, la nostra azione politica si è esplicata nel pungolare l’opinione pubblica italiana affinché le sistematiche violazioni dei diritti umani cessino. Per questo abbiamo fatto il possibile affinché i mezzi di informazione diano il giusto spazio a queste tragedie.
In occasione della Giornata della Memoria abbiamo organizzato insieme all’associazione Gariwo (Comitato per la foresta dei Giusti), presieduta dall’amico Gabriele Nissìm, un convegno internazionale, intitolato “Memorie e attualità dei giusti: come vedere il nemico con gli occhi dell’amico”.
In questo convegno hanno partecipato i massimi esperti sul tema: il Professor Robert Satlof, nella sua relazione, ha parlato dei giusti arabi che salvarono gli ebrei durante il nazismo. La Dottoressa Svetlana Broz ha relazionato sui giusti serbi che salvarono la vita ai bosniaci musulmani durante la crisi nei Balcani, infine, il professore Raymon Kevorkian, ha trattato il tema dei giusti turchi che salvarono la vita agli armeni mentre si compiva il genocidio.
Anche quest’anno siamo stati tra le organizzazioni che hanno promosso il Global Day For Darfur. Quest’anno, l’impegno profuso dall’UGEI su questa tragedia, è stato riconosciuto dalle Istituzioni, con l’invito ufficiale rivoltomi dal Parlamento italiano che mi ha personalmente invitato a partecipare nelle vesti di relatore alla conferenza di presentazione del Global Day For Darfur, tenutasi nelle sale del Parlamento.
Inoltre, fatemelo dire con fierezza, in questi anni siamo stati un punto di riferimento per i profughi darfuriani residenti in Italia!
La campagna che ci ha caratterizzato principalmente quest’anno è stata il supporto alla causa degli studenti iraniani. L’anno scorso avevamo lanciato un appello a tutti i Sindaci italiani chiedendo a ognuno di loro di dedicare una via delle loro città al 9 luglio 1999, anniversario della più grande rivolta degli studenti iraniani contro il loro regime dispotico. Questa iniziativa ricevette risposta affermativa da parte del Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il quale assicurò il proprio impegno personale affinché questa proposta fosse realizzata nella sua città. Purtroppo, quando Paolo Masini, consigliere comunale del Partito Democratico, ha presentato in consiglio comunale la mozione che riprendeva la nostra richiesta, la maggioranza che sostiene il Sindaco di Roma l’ha bocciata. Chiaramente, dopo questo grave fatto, abbiamo rimarcato, a mezzo stampa, che la mancata realizzazione della proposta è stato un duro colpo per la città di Roma, città che in questi anni si è sempre caratterizzata come paladina dei diritti umani, ma, soprattutto, abbiamo asserito che la mancata promessa da parte del Sindaco è stata un durissimo colpo inferto alla resistenza dei giovani iraniani, che avevano espresso apprezzamento per la promessa dello stesso, ahinoi disattesa.
Ma dalla brutta pagina romana passiamo al grande successo milanese!
L’esito positivo nel capoluogo lombardo è stato prodotto grazie alla grande sensibilità dimostrata dalla classe politica ambrosiana.
Il Comune di Milano, e in primo luogo la Presidenza del Consiglio Comunale, ha dapprima accettato di promuovere una manifestazione organizzata da noi denominata “Una via per gli studenti iraniani”, raduno organizzato per chiedere alla città di Milano di attuare questa proposta. Il 23 luglio, all’unanimità, il Consiglio Comunale di Milano ha votato la mozione per dedicare una via agli studenti iraniani.
Questo nostro successo va assolutamente condiviso con altre persone ed organizzazioni.
Innanzitutto è giusto ringraziare Pierfrancesco Maran del Partito Democratico e Lorenzo Malagola del Popolo della Libertà che hanno presentato la mozione in Consiglio Comunale.
Poi mi sembra corretto rendere il merito al Presidente del Consiglio Comunale di Milano, Manfredi Palmeri, che più di tutti si è speso per concretizzare questa nostra battaglia. Questo successo è stato dovuto anche grazie all’impegno di un gruppo di ragazzi, che hanno responsabilità nelle organizzazioni politiche giovanili e nel mondo dell’associazionismo. Tra tutti ricordo e ringrazio Silvia Gadda, segretario dei Giovani Democratici della Lombardia, che ha dato un contributo fondamentale per il successo dell’iniziativa, mettendoci a disposizione il suo impegno personale e il supporto dei ragazzi della sua organizzazione.
Infine, anche la città di Salemi ha raccolto il nostro invito e il suo Sindaco, Vittorio Sgarbi, ha assicurato che entro l’anno la sua città dedicherà una via agli studenti iraniani.
Durante il mese di Giugno, il leader libico Muammar Gheddafi, ha compiuto una visita di Stato nel nostro Paese. Purtroppo il dittatore libico è stato accolto dalle autorità italiane come un illuminato leader democratico. Il nostro Paese, oltre a stendergli tappeti rossi, aveva organizzato, in suo onore, una conferenza stampa al Senato della Repubblica. Questo segno di riverenza, in passato era stato riconosciuto solo a poche personalità, tra cui il Dalai Lama. Il comportamento del nostro Governo,è stato per noi difficile da accettare. Per questo, abbiamo fatto sentire la nostra voce, chiedendo alle istituzioni, di annullare la conferenza stampa prevista al Senato e che un simile onore non poteva essere concesso ad un dittatore sanguinario quale è Gheddafi. Per fortuna, grazie al polverone alzato da vari esponenti del mondo della politica e dell’associazionismo, la conferenza stampa prevista è stata annullata. Inoltre, nei giorni della visita del dittatore libico, ci siamo appellati al Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, affinché chiedesse a Gheddafi l’estradizione del terrorista Al Zomar, che è il primo sospettato dell’attentato compiuto il 9 ottobre 1982 alla Sinagoga di Roma, dove perse la vita un bambino di due anni, Stefano Gay Tache, colpevole solo di essere ebreo.
Durante la visita del leader libico, gli organi di stampa hanno dato ampio spazio alle nostre dichiarazioni. Questo deve farci riflettere su quanto il lavoro di questi anni sia stato prezioso, facendo sì che l’organizzazione assumesse un peso politico ascoltato e rispettato dal mondo della politica e dell’informazione italiano.
Inoltre, le molte volte che siamo stati interpellati circa il conflitto Medio-Orientale, abbiamo sempre difeso le legittime ragioni dello Stato di Israele, ponendo sempre l’accento sul peculiare e avanzato carattere democratico e laico della società israeliana, in tal senso unica del Medio-Oriente.
Inoltre, abbiamo lanciato un appello al Governo Italiano affinchè concedesse la Cittadinanza Italiana a Gilad Shalit.
A questo appello si sono uniti i Deputati e Senatori del Partito Radicale che l’hanno sostenuto facendo una dichiarazione congiunta alla Camera e al Senato in sostegno al nostro appello.
Inoltre, due giorni dopo la fine della guerra scatenata da Hamas contro Israele, ho compiuto con Claudia De Benedetti, Renzo Gattegna e Riccardo Pacifici, una visita di solidarietà in Israele, organizzata dal Keren Hayesod. Durante questo viaggio abbiamo visitato Sderot, Haskelon e Beer-Sheva, città del Sud di Israele colpite dai missili di Hamas. Il viaggio istituzionale è culminato con l’incontro tra la nostra delegazione e il Presidente della Repubblica Israeliana, Shimon Peres.
Per di più, quando importanti e meno importanti esponenti politici del nostro Paese hanno fatto delle dichiarazioni inaccettabili sull’esperienza storica del fascismo, siamo intervenuti con forza condannando quelle inaccettabili parole.
Integrazione delle minoranze
Considero il tema dell’integrazione delle minoranze la sfida principale che il nostro Paese ha di fronte a sé. Nel nostro Paese risiedono ormai quasi quattro milioni di immigrati regolari ed i 2/3 di essi hanno tra i 18 e i 35 anni e costituiscono il 6,5% della popolazione totale residente in Italia.
Alla luce di tutto questo, anche nell’ultimo anno, ci sono stati preoccupanti episodi di violenza nei confronti delle minoranze, episodi che, in quanto esseri umani e ebrei, devono preoccuparci.
Questi dati devono farci riflettere sul fatto che per l’Italia urge al più presto dotarsi di un modello di integrazione vincente. L’immigrazione deve indurci ad una riflessione culturale seria, perché questo è un fenomeno irreversibile che mette in discussione concetti che fino a pochi anni fa davamo per scontati.
Oggi la domanda fondamentale che noi abbiamo di fronte è: di chi è l’Italia? Chiaramente l’Italia è degli italiani. Ma personalmente credo, parafrasando le parole del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, che l’Italia sia anche di chi la ama e di chi la saluta come sua Patria. Per questo, come Consiglio esecutivo dell’UGEI, abbiamo sostenuto con forza, la proposta di legge Granata-Sarubbi che punta a ridurre da 10 anni ai 5 i termini per prendere la cittadinanza per gli immigrati residenti nel nostro Paese. Parimenti, abbiamo sostenuto la proposta del Presidente Fini di concedere la cittadinanza ai figli degli immigrati, dopo che hanno compiuto un ciclo scolastico nelle scuole italiane. Quando abbiamo trattato questo tema abbiamo sempre detto che, oltre a riconoscere i diritti agli immigrati, bisogna pretendere dei doveri e delle responsabilità. Per questo abbiamo sempre dichiarato che il primo presupposto per concedere la cittadinanza italiana, deve essere il rispetto delle leggi del nostro Paese e il parlare correntemente la nostra lingua.
Questo nostro impegno sull’integrazione, l’abbiamo reso concreto con un progetto che è stato ufficialmente accettato dalla Provincia di Milano. Questo progetto, realizzato insieme alla Comunità Ebraica di Milano e alla fondazione Multi Medica, riguarda la concessione di uno spazio, ubicato nel centro di Milano, che sarà suddiviso nel seguente modo: un piano con un poli-ambulatorio rivolto agli indigenti, che sarà gestito dalla Fondazione Multi Medica, un altro piano, gestito da noi, i cui spazi verranno predisposti per attività di dialogo interculturale tra le diverse minoranze presenti nella città di Milano, e infine, gli ultimi due piani che saranno a disposizione dei giovani ebrei italiani e dei giovani della Comunità Ebraica di Milano.
Un bilancio di questi anni
Permettetemi, dunque, di finire questa mia relazione con un bilancio del lavoro che abbiamo fatto in questi ultimi tre anni, invece di parlare del futuro dell’organizzazione.
Non parlerò delle nostre strategie future perché ho deciso di porre fine, dopo tre anni, alla mia esperienza di Presidente dell’UGEI.
Credo che dopo tre anni da Presidente sia giusto passare la guida dell’organizzazione ad una generazione più giovane, che sicuramente saprà esserne all’altezza. Si conclude qui la mia esperienza. In questa sala, durante il congresso straordinario tenutosi nell’
aprile del 2005, discutevamo se fosse opportuno porre fine all’esperienza dell’UGEI. Nel 2005, grazie alla tenacia di Michael Sorani , Gadiel Liscia e Tobia Zevi, scegliemmo di andare avanti.
La Presidenza di Tobia è stata fondamentale nel dare all’organizzazione vitalità verso l’esterno e nel continuare ad andare avanti in questa esperienza, nonostante le condizioni non fossero tra le più favorevoli. Nell’anno della mia prima presidenza i congressisti erano 70. In quel congresso, il punto centrale della mia relazione, fu la proposta di dare vita a dei gruppi locali dell’UGEI. Mi ricordo che in quella sala, giustamente, c’erano molte perplessità su questa proposta. Oggi, posso dire con fierezza, che la scelta è stata vincente e che i gruppi locali sono una realtà viva e funzionante, indispensabili per la nostra organizzazione interna.
L’anno scorso è continuato positivamente il nostro successo e, al congresso di Firenze, i votanti erano 110. In quell’occasione, su nove posti da consigliere a disposizione, si candidarono al consiglio 17 persone. Negli anni precedenti avevamo difficoltà a trovare nove candidati. Questo dimostra che siamo diventati un’organizzazione forte e, di conseguenza, reso prestigioso e ambito il ruolo di consigliere.
Nel 2008, sempre a Milano, abbiamo organizzato una festa di Purim con oltre 1100 persone e nel mese di giugno abbiamo organizzato un week-end che ha visto la partecipazione di 150 ragazzi.
Quest’anno, invece, partiamo con un numero di partecipanti al congresso di 190 persone e presumiamo che dobbiamo gestire una festa con oltre 300 persone.
In questi tre anni l’organizzazione ha instaurato delle relazioni importanti con il mondo della politica che hanno accresciuto il peso dell’organizzazione verso l’esterno. Come se non bastasse, in due campagne umanitarie, come il genocidio del Darfur e le campagne sugli studenti iraniani, siamo stati noi a trascinare e guidare il mondo politico giovanile, prendendoci la leadership delle iniziative e non viceversa.
Questo, a mio avviso, deve farci comprendere come il nostro protagonismo verso l’esterno abbia delle ricadute importanti verso l’interno. Infine, abbiamo dato vita all’Associazione di Cultura Ebraica Hans Jonas, che sarà uno strumento importante che servirà a formare i giovani ebrei per gestire al meglio le sfide nel prossimo futuro.
Insomma, in tre anni abbiamo fatto essere l’Ugei la massima protagonista del panorama ebraico giovanile e, al contempo, abbiamo fatto sì che l’ebraismo giovanile italiano sia stato protagonista del dibattito pubblico del nostro paese.
Ora, prima di concludere questa relazione, permettetemi di fare alcuni pubblici ringraziamenti.
Tutti i successi che abbiamo conseguito in questi anni non sarebbero stato possibili senza il contributo fondamentale dei miei consiglieri. Per questo voglio ringraziare Aviva Bruckmayer, Michael Sorani, Alan Nachache, Daniele Regard (detto Billy), Ylenia Tagliacozzo, Viviana Mosseri, Miriam Caviglia, Federico Raccah, Giuditta Bassous e Joseph Gorjian, per il contributo e l’aiuto che mi hanno dato in questi anni.
E ora vorrei ringraziare i consiglieri e gli amici che mi sono stati più vicini aiutandomi a svolgere al meglio il mio lavoro.
Ringrazio Tobia Zevi per i suoi preziosissimi consigli che mi ha dato in questi anni. Ringrazio Fabiana Pontecorvo per le nostre innumerevoli chiamate nei suoi due anni all’interno del Consiglio, tutte improntate nel cercare di risolvere i problemi dell’organizzazione, e la ringrazio per la sua passione e dedizione alla causa.
Ringrazio Ariel Techiouba per il preziosissimo lavoro che ha fatto l’anno scorso e per aver messo a disposizione dell’UGEI la sua eccellente professionalità.
Ringrazio Gad Lazarov per aver sempre dato il suo contributo, anche quando non era consigliere, non risparmiandosi mai, e di aver gestito i nostri rapporti internazionali in maniera ottima. Ancora, infine, lo ringrazio per i preziosi consigli che in questi anni mi ha dato.
Ringrazio Tana Abeni per essere stata un braccio destro eccellente, fondamentale per la riuscita delle iniziative in questi due anni e per aver svolto in maniera egregia il suo ruolo di vice presidente. Mi mancheranno molto le sue chiamate volte a risolvere i problemi organizzativi.
Ringrazio Amalia Luzzati sia per la qualità del suo impegno sia per il preziosissimo lavoro che ha fatto quest’anno, aiutandomi a gestire, in maniera eccellente, le numerose iniziative sia politiche che organizzative.
Ringrazio Giuseppe Piperno per essere stato un ottimo responsabile politico e per avermi dato sempre una prospettiva diversa e utile sulle iniziative che abbiamo fatto.
Infine ringrazio Michele Disegni perché, oltre ad aver smentito il detto che è difficile lavorare tra amici, è sempre stato presente nel momento del bisogno, dando il suo contributo fondamentale per il successo delle iniziative di questi anni. La sua presenza si è rivelata essenziale in questi anni anche per intermediare tra me e i consiglieri nei momenti più critici, che però sono fisiologici all’interno di una organizzazione come la nostra.
Ringrazio, da ultima, Micol, che mi è stata sempre vicino in questi anni, sostenendomi e che ha accettato e compreso le volte che ho sacrificato il nostro tempo insieme per la causa. Perché, a quanto dice, l’UGEI viene sempre prima di lei ma quanto afferma non è assolutamente vero. Vi confesso che devo anche ringraziarla per avermi aiutato a scrivere innumerevoli comunicati e lettere e per avermi sempre fatto riflettere nelle decisioni da assumere.
Questa per me è stata un’esperienza bellissima e totalizzante, che mi ha fatto crescere sia da un punto di vista politico ma, soprattutto, da un punto di vista umano.
Credo che dal primo gennaio mi mancherà il telefono che squilla ogni cinque minuti. Soprattutto, però, ricorderò come la cosa più bella di questi anni sia sempre stato l’onore che ho avuto di rappresentarvi.
Shalom a tutti.
Daniele Nahum, Presidente Unione Giovani Ebrei d’Italia