Qui Trieste – Le velenose ambiguità dello storico Nolte
Si celebra in Germania ma anche nel resto d’Europa, il ventennale dalla caduta del Muro di Berlino. Manifestazioni, concerti, convegni, il ricordo di quei giorni che cambiarono il corso della storia è avvenuto in molteplici modi. Quello scelto dall’amministrazione cittadina triestina è stato però alquanto discutibile. Ospite d’onore di un convegno organizzato dall’assessorato alla cultura e intitolato “Le premesse storiche della costruzione e del crollo del Muro di Berlino”, infatti, è stato lo storico tedesco Ernst Nolte (nella foto in alto). Un personaggio estremamente ambiguo, più volte accusato di voler riabilitare il nazionalsocialismo. Nolte, dal canto suo, ha sempre negato qualsiasi genere di simpatia nei confronti di quell’ideologia, e lo stesso farà durante l’appuntamento triestino, quando, rivolto alla platea, dirà: “Non sono mai stato filonazista, né conosco alcun tedesco che stia aspettando l’arrivo di un nuovo fuhrer”. Sarà. Le sue spiegazioni, però, non devono essere state così convincenti visto che ieri sera, poco prima di prendere la parola, una cinquantina di persone hanno protestato con veemenza per la presenza di un individuo così controverso in sala. Sono volate parole forti (“fascisti vergogna” e “voi non siete la nostra storia”), indirizzati verso gli organizzatori dell’evento. Poi, scortati dalle forze dell’ordine, i dimostranti sono usciti (o sono stati fatti uscire, non si è ben capito) dalla sala. Nolte, durante quei minuti è rimasto immobile e apparentemente imperturbabile, probabilmente abituato a scene del genere in occasione dei convegni ai quali partecipa come relatore.
“La causa principale dell’avvento del nazionalsocialismo è da ricondursi ai massacri compiuti dei bolscevichi” la sua tesi, che vede l’elezione di Hitler come reazione al timore di una sempre maggiore pressione e influenza sovietica da Est.
“Il nazionalsocialismo aveva nella sua testa un nemico e questo nemico era il marxismo”, sarà questa la contrapposizione alla base di quella che Nolte chiama guerra civile europea, conflitto ideologico intestino al Vecchio Continente che si sarebbe protratto per quasi un trentennio, dal 1917, anno della Rivoluzione Russa, al 1945, quando fu firmato l’armistizio che pose fine al secondo conflitto mondiale. A farne le spese gli ebrei. Identificati dai nazisti come i fondatori e i promulgatori del comunismo, la soluzione finale viene vista dal regime come una necessità per mantenere la stabilità del paese e distruggere il germe comunista . O quantomeno, nella versione un po’ soft che viene generalmente contestata a Nolte, un bilanciamento neanche troppo anormale con la “barbarie asiatica” dei sovietici. A sentire lo storico tedesco, poi, la soluzione finale sembra che sia stato perpetrata solamente da uomini in divisa, come se il coinvolgimento e molto spesso la partecipazione entusiastica della popolazione siano stati solo dei dettagli. Sarà che deve parlare di oltre ottanta anni di storia e deve affrontare i vari capitoli delle vicende tedesche del secolo scorso con una certa celerità, ma il dubbio sulle sue idee in proposito resta. Lui, però, si schermisce: “Chi pensa che io sia un revisionista nel senso dispregiativo del termine non ha mai letto i miei libri”.
Il sospetto che sia almeno un po’ antisemita, però, è qualcosa di molto fondato. In occasione di un convegno filosofico organizzato nel 2003 a Palazzo Madama, infatti, Nolte paragonò lo stato di Israele all’ex Unione Sovietica di Stalin e alla Germania di Hitler, scatenando la reazione dell’ex ambasciatore Ehud Gol, che lo definì “un ignorante e un antisemita guidato da un odio viscerale verso il popolo ebraico”. Intervistato dal Corriere della Sera qualche mese dopo, riferendosi al termine antisemitismo, disse che “è’ ora di abbandonare questa parola al suo destino”.
“Abbiamo invitato un grande storico”, con queste parole l’assessore comunale Massimo Greco ha fatto da apripista all’intervento di Nolte. Ma non tutti possono trovarsi concordi.
Adam Smulevich