Voci a confronto
27 gennaio 1945: gli ebrei che erano riusciti a sopravvivere nell’inferno di Auschwitz non potevano immaginare che, dopo questo giorno, avrebbero dovuto ancora attraversare esperienze terribili, che talvolta si sarebbero concluse con la morte, prima di poter fare eventualmente ritorno a casa. Spesso non fu, per loro, che l’inizio di un’altra vita ancora una volta inenarrabile. Per non permettere che la memoria di ciò che la specie umana era riuscita a perpetrare rischiasse di andare perduta, il Parlamento italiano con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 ha voluto istituire il Giorno della Memoria; una giornata nella quale gli altri, e non tanto gli ebrei, riflettano su quel che fu, come scrisse Elena Loewenthal. Ma gli antisemiti, da lungo tempo, ci hanno abituato a sempre nuove accuse inventate contro l’Ebreo. Ora hanno inventato la storia delle vittime che si sono fatte carnefici, hanno inventato la storia dei nuovi nazisti, hanno inventato l’olocausto del popolo palestinese (quanto è blasfemo un simile accostamento); che la giornata della memoria non permetta a nessuno di piangere per gli ebrei morti per subito dopo sentirsi in diritto di attaccare gli ebrei vivi che resistono al rinnovato progetto di sterminio. Nel Giornata della Memoria, come ha scritto Ugo Volli, si corre il rischio, facendo la sommatoria di tutte le mostruosità umane, quando queste vengono ricordate insieme, di cancellare il ricordo della Shoah. Liliana Picciotto scrive nel suo libro “Quella Italia complice dell’Olocausto”: “Abbiamo obbedito agli ordini”, giustificazione di tutte le SS chiamate in causa. Ma in Germania da sessant’anni ci si interroga e ci si chiede come sia stato possibile che un popolo intero abbia partecipato al massacro. In Italia, delle migliaia di ebrei consegnate nelle mani dei carnefici non si parla. Nonostante quegli ordini fossero stati emanati da Benito Mussolini, ancora oggi c’è chi ripete in modo assolutorio che “il Duce non uccise gli ebrei”. Vero: si limitò a consegnarne migliaia al boia. E nel suo libro ci sono tutte le prove: un’opera definitiva, senza attenuanti. Giorgia Greco, per l’occasione, ha compilato da par suo, per il sito informazionecorretta.com di ieri, un elenco (commentato) di titoli di saggistica e narrativa, scelti fra le novità proposte dalle case editrici italiane. E’ direi impossibile non dimenticare oggi qualche articolo importante pubblicato nei vari quotidiani, e me ne scuso coi lettori. Sul Giornale Ghini parla di Grossman e Lustiger, autori di libri oggi introvabili sulla politica antisemita dell’URSS e sulla virata di 180 gradi compiuta da Stalin. Sempre sul Giornale Segre ci ricorda che la Spagna estende il Giorno della Memoria alla memoria del genocidio palestinese (ecco un immediato riscontro a quanto da me scritto poche righe più sopra). E ancora Cervi risponde ad un lettore che ancora non vuole capire quel che fu (come anche su la Stampa deve fare il direttore Calabresi). La Nazione intervista Amos Oz che ricorda che in Israele non si celebra il Giorno della Memoria, ma vi è Yom-ha-Shoah durante il quale tutto il paese si ferma per un minuto di silenzio, ricordo e riflessione. Aggiunge (citazione corretta?) che senza la Shoah Israele non esisterebbe, e infine ricorda che per Israele la Shoah non è un ricordo ma una perenne minaccia. L’Herald Tribune fa parlare uno degli ultimi sopravvissuti che, alla fine della guerra, passò da un campo all’altro sfuggendo nei boschi ai bombardamenti alleati. Il Fatto riporta alcuni documenti dell’epoca della Seconda guerra mondiale con le parole di alcuni difensori della purezza della razza italica. Su Libero Pezzana allarga il discorso al moderno antisionismo, simile al vecchio antisemitismo, che oggi è più vivo che mai. Sul Corriere Cesare Segre ci invita a ricordare non solo gli orrori ma anche le pagine belle (dobbiamo tutti ricordare i Giusti) che pur ci furono; Carioti scrive sull’opera, sempre fondamentale, di Liliana Picciotto, e Stella critica il continuo rifiuto del mondo del calcio, pur così importante nel nostro paese, ad affrontare in profondità questo orrore che continua, anche negli stadi. Ed a dimostrazione immediata di come sono puntuali le sue osservazioni, la Gazzetta dello sport pubblica un articolo di Dell’Arti dove si parla del Giorno della Memoria senza guardare alla realtà del nostro sport nazionale. Il Foglio pubblica un interessante articolo intitolato Memoria vuota che cita Iran, Turchia e Venezuela come gli sponsor del nuovo odio; i quotidiani della sinistra del nord Europa sono in prima fila nel creare nuove pagine di orrori, per concludere che era dall’epoca della Shoah che non si vedeva tanto antisemitismo. Sempre sul Foglio la Valensise ritorna su Karski e sulle complicità degli Alleati per quanto riguarda il perpetuarsi del male durante la Shoah. Il Messaggero intervista Wiesel (a Roma dove farà la commemorazione ufficiale del 27 gennaio): “se il papa avesse scritto a tutte le chiese per raccomandare di aiutare gli ebrei…” Ma conclude con tristi parole: “se non è bastata Auschwitz a mettere una pietra sull’antisemitismo”. Wiesel è intervistato anche da altre testate, come Repubblica, dove ricorda di non credere alla colpa collettiva, e dichiara la propria profonda ammirazione per Angela Merkel; oggi abbiamo il Tribunale dell’Aja che dovrebbe giudicare il negazionista Ahmadinejad che vuole perpetuare la tragedia con le ripetute minacce contro lo stato degli ebrei. Sul Sole 24 Ore sempre interessanti le riflessioni di Anna Foa, mentre Tobia Zevi (Unità) parla dei Carabinieri che non vollero passare alla Repubblica Sociale pagando di persona per il loro gesto. In altra pagina il quotidiano economico scrive in un articolo che l’economia ringrazia la Comunità ebraica: storie di successi. Preferirei leggere dei successi degli individui italiani tutti insieme, piuttosto di quelli degli ebrei soltanto: non portano mai tempi tranquilli, simili parole. Il Figaro ci informa che il presidente russo Medvedev oggi non sarà ad Auschwitz “per altri impegni”. Sul Manifesto Michele Giorgio sa già, e riporta, quello che oggi i politici israeliani diranno nelle manifestazioni in giro per il mondo alle quali parteciperanno: di che bravi informatori dispone. E intanto ne approfitta per difendere la figura dell’ebreo sionista Goldstone, trattato dagli israeliani come un traditore (potrebbe allora dire ai suoi amici che gli anticipano i discorsi dei politici israeliani di intervenire loro stessi per far cambiare l’atteggiamento del governo). Il Sole 24 ore pubblica un vero e proprio panegirico di Emanuel, strettissimo consigliere di Obama, e dei suoi due fratelli, tutti e tre personaggi di successo in America. La testata non perde mai un’occasione per criticare in qualche modo Israele, che oggi prepara contestazioni ad Emanuel che sarà in Israele per il bar mitzvah del figlio. Sul tema del velo in discussione in Francia ritroviamo interessanti articoli sul Corriere (la Francia intende proibire il velo, mentre Frattini critica questa posizione, pur appoggiata da altri membri del Governo italiano), sul Giorno e sulla Stampa, dove Ainis fa una ampia carrellata sui paesi laici, da Mao alla Turchia (ma la si può ancora considerare laica?). Avvenire pubblica una serie di articoli di Picariello che dal Libano parla dei confini ancora contesi tra le parti (questione di centimetri, si legge nel testo), e di un villaggio cristiano che è in grave crisi economica per non poter vendere agli sciiti i propri prodotti (per motivazioni politico-religiose) e vorrebbe riaprire i suoi rapporti con Israele da cui è tuttavia separato da una frontiera chiusa. In una breve si legge che Hezbollah colpisce ed Israele attacca: non sarebbe stato più giusto scrivere che Israele risponde? Ma poi tutto diventa chiaro quando in un altro articolo leggiamo che se i nostri soldati intervengono per il sospetto di aver da sequestrare armi, trovano solo banali cacciatori. Per fortuna che il generale Francavilla riconosce infine che le nostre truppe non possono intervenire. Avvenire infine (come pure Repubblica) parla delle bustine di zucchero con stampata una vignetta antisemita (davvero brutta, questa vignetta): i responsabili che hanno ritirato dal commercio le bustine ci assicurano che il problema adesso è stato eliminato. Ma oggi è il 27 gennaio: credo che proprio loro non abbiano ancora capito che cosa questo giorno significa, se pronunciano simili parole; il problema non è eliminato, è ancora tutto da affrontare.
Emanuel Segre Amar