Fischer, se l’arte diventa Memoria
Ultime ore per visitare la mostra-evento “Eva Fischer – l’arte diventa memoria” inaugurata a Troina (Enna) in occasione del Giorno della Memoria. Ideata e curata da Maria Grazia Malagamba e Giovanni Gaudio con il sostegno del Sindaco di Troina, Sebastiano Venezia, l’iniziativa ha il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
In mostra alcune opere della grande pittrice scomparsa nel 2015, testimone della Shoah ma anche della rinascita artistico-culturale dell’Italia del dopoguerra. Insieme alle testimonianze artistiche, un videomessaggio-intervista di Ennio Morricone a cura di Giovanni Gaudio.
Nata nel 1920 nella ex Jugoslavia ed è giunta in Italia durante il periodo bellico, fuggendo alle atrocità nazifasciste che sterminarono la sua famiglia, Fischer fu luminosa rappresentante della Scuola Romana.
Diplomatasi all’Accademia di Belle Arti di Lione, raggiunse infatti la famiglia a Belgrado in tempo per subire i bombardamenti nazisti sulla città. Il padre Leopoldo, Rabbino Capo, venne deportato dai nazisti, stessa sorte che toccò a una trentina di suoi familiari. Dopo la fuga da Belgrado, Eva, la madre e il fratello minore furono catturati e internati nel campo di Vallegrande (Isola di Curzola), da cui riuscirono ad allontanarsi con dei lasciapassare, per raggiungere Bologna dove la giovane collaborò con i partigiani. A guerra finita, Eva scelse Roma quale città d’adozione ed entrò a far parte del gruppo di artisti di Via Margutta. Risale a quel periodo l’amicizia e consuetudine con Mafai e Guttuso, Tot, Campigli, Fazzini, Carlo Levi, Capogrossi, Corrado Alvaro e tanti di quella generazione cresciuta sotto la dittatura. Intensi rapporti anche con Giorgio De Chirico, Mirko, Sandro Penna, Giuseppe Ungaretti e Franco Ferrara. La tematica dei ‘mercati romani’ venne apprezzata da Salvador Dalì, mentre Ehrenburg scrisse sulle “umili e orgogliose biciclette”. A casa di Luchino Visconti incontrò invece Pablo Picasso, che la esortò a progredire nella luce misteriosa delle ‘barche’ e delle ‘architetture meridionali’. Si trasferì a Parigi, dove divenne amica e profonda ammiratrice di Marc Chagall, e quindi a Madrid, partecipando, grazie alla sua pittura, ai dibattiti con i pittori spagnoli ancora in lotta contro il franchismo. Il mondo della Fischer è fatto di brevi migrazioni ovunque il suo estro l’abbia chiamata: da Israele ove dipinse mirabili tele di Gerusalemme ed Hebron (e sono famose le vetrate del Museo ebraico di Roma) agli Stati Uniti. Nel 1992 Ennio Morricone le ha dedicato un Cd di 12 brani, intitolato ‘A Eva Fischer Pittore’.