“Fubini, intuizioni sempre attuali”
Pubblicato per la prima volta nel 1984 dalla casa editrice La Giuntina, tornato recentemente in libreria grazie a Zamorani, “L’antisemitismo dei poveri” di Guido Fubini è lettura preziosa e di grande attualità anche a 35 anni dalla sua prima uscita. Al centro dell’opera, presentata ieri sera al Centro Ebraico Il Pitigliani di Roma, temi quali il rifiuto di Israele; l’antisemitismo di sinistra; la politica antiebraica del fascismo sviluppata a partire dal 1938, anno dell’entrata in vigore delle Leggi razziste.
In molte riflessioni svolte allora, Fubini fu un precursore degli scenari che sarebbero seguiti. Ecco perché, hanno convenuto la storica Anna Foa, lo scrittore Aldo Zargani e la sociologa Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio antisemitismo del Cdec, “L’antisemitismo dei poveri” continua ad essere un punto di riferimento imprescindibile. E una sua lettura un modo significativo per ricordare Fubini, avvocato e giurista che fu tra i protagonisti della stagione che portò alla firma dell’Intesa con lo Stato italiano. A introdurre la serata i saluti di Micaela Vitale a nome del Pitigliani e una introduzione di David Calef, esperto in emergenze umanitarie.
Fubini, che era nato a Torino nell’ottobre del 1924 ed è mancato nel 2010, fu esule in Francia fra il 1938 e il 1950 e fra il 1943 e il 1945 svolse attività clandestina a Milano nelle fila del movimento Giustizia e Libertà. Dei tanti anni in cui fece parte del Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane si ricorda tra le altre la battaglia che portò al congresso straordinario del 1968 in cui venne esteso alle donne il diritto di voto nelle elezioni interne degli organismi della minoranza ebraica. Fubini fu anche direttore della rivista culturale Rassegna mensile di Israel dal 1982 al 1996, e nel 1975 tra i fondatori di Hakeillah (La Comunità), il bimestrale ebraico espressione del Gruppo di studi di Torino.
(2 aprile 2019)